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Il Pd post-elezioni: problemi di memoria e di autocritica

Zingaretti è contento: in effetti passare dal 40% al 22% è un bel successo!

L’incapacità del Pd di analizzare il voto e di ammettere i propri errori è enorme. Almeno l’assenteismo alle urne dovrebbe far pensare. Invece non se ne parla, anche se gli astenuti sono proprio i potenziali elettori di sinistra insoddisfatti. Come chi ha scelto il Pd non per convinzione ma per disperazione, dato che la sinistra è scomparsa e il M5S ha deluso. Dov’è l’autocritica?

Perché non ammettere che l’aver voluto la devastazione della Costituzione è stato un grave errore? O che accettare il Jobs act, la riforma delle pensioni Fornero, il difendere a spada tratta i vitalizi, la “buona scuola” e la demolizione della sanità pubblica sia stato ingiusto? E poi, dov’è finita la sinistra ambientalista? Mah!

I piddini si sentono, da sempre, portatori della verità assoluta e superiori agli altri, quindi non ammettono i propri errori… Ma allora come la mettiamo con la caduta di Sergio Chiamparino, importante esponente del Pd, in Piemonte? Vuoi vedere che proprio ai piemontesi, di sinistra e ambientalisti, il Tav non piace e piace ancora meno il pensiero di dover “inseguire” gli imprenditori?

Albarosa Raimondi

 

Il vero significato del Vangelo secondo Matteo (Salvini)

Don Matteo (Salvini) stravince e ringrazia tutti i santi protettori ai quali aveva affidato il suo nuovo Vangelo.

Ma secondo i più autorevoli esegeti, quello che il messaggio evangelico urbi et orbi di “don Matteo” ha inteso comunicarci, in forma subliminale e tramite l’esaltazione dei simboli del Cristianesimo, è altro.

La nostra stessa identità culturale si è formata nei secoli grazie alla reciproca influenza tra il mondo classico e quello ebraico. Infatti, senza i migranti che 2000 anni fa “contaminarono” la cultura latina e greca, oggi, non esisterebbero i valori della cristianità. Insomma, sebbene il profeta leghista lo taccia, la nostra stessa civiltà si è formata nei secoli proprio grazie al superamento di muri e frontiere.

Quindi, la logica conclusione è che dall’incontro tra il mondo musulmano e quello occidentale potrebbe nascere in futuro una nuova e più evoluta civiltà. Parole sante:
ora pro nobis.

Maurizio Burattini

 

I politici non devono pensare soltanto al proprio “orticello”

Sono sempre i cittadini a sacrificarsi per il bene della nostra Patria. Molti non ce la fanno più: in particolare le aziende, i disoccupati, i precari e i giovani, che non vedono prospettive.

E da cittadino mi sento di rivolgermi ai nostri governanti: non possiamo più accettare i vostri litigi. Come mai, in un momento così delicato, non riuscite a collaborare per il bene della nazione? Dovete pensare al futuro del nostro paese.

È arrivata l’ora di accantonare i vostri interessi personali e di partito! Cari signori politici – di maggioranza ma anche di opposizione – rimboccatevi le maniche e lavorate tutti insieme per far risorgere la nostra bella Italia e non pensate solo al vostro “orticello”!

Cav. Antonio Guarnieri

 

Il licenziamento via sms è il fallimento della civiltà

Trovo vergognosa la vicenda di Mercatone Uno.

Comunicare con un sms ai lavoratori che dal mattino seguente non avrebbero più dovuto aprire i negozi per via del fallimento (anch’esso comunicato tramite messaggio su Facebook) denota la più completa indifferenza per le tante famiglie coinvolte.

Oltre a loro anche i clienti, che hanno versato acconti per acquistare mobili che non riceveranno mai, sono stati vergognosamente gabbati, così come i fornitori che non verranno più pagati. Ora si aprirà il solito inutile tavolo di trattative che non porterà pressoché a nulla.

Ovviamente i segnali c’erano tutti, visti i precedenti passaggi di gestione e i negozi poco frequentati. Mercatone Uno ormai era un bazar con tutto e niente, con merce a prezzi elevati e di scarsa qualità: ma da qui ad arrivare al licenziamento via cellulare ce ne passa!

Nel mondo del lavoro stiamo perdendo ogni diritto, rispetto e dignità, con il tacito supporto dei sindacati, che sembra non facciano nulla per aiutare i lavoratori.

Monica Stanghellini

 

Il brutto spettacolo della Tv, schiava di trash e Auditel

Sulla televisione di oggi mi sarebbe tanto piaciuto sapere il pensiero di Pier Paolo Pasolini! Il turpiloquio ha conquistato ogni spazio possibile, urla e risse sono ormai le più alte espressioni concettuali: Sgarbi docet! Se il direttore di un quotidiano va in Tv e dice parolacce, l’Auditel impazzisce per quanto funziona.

La D’Urso ci racconta le corna di questo e quell’altro e dei finti matrimoni per finire sulle copertine dei rotocalchi, fra grandi fratelli e isole varie.

Si fa notizia di ogni starnuto (se non di ogni culo e tette). Per una risata che ci strappa Maurizio Crozza, raccontando vezzi e limiti dei nostri politici, che balorde altre idee di spettacolo ci tocca tollerare! Ad esempio un Salvini farcito di stucchevole filantropia mentre bacia un rosario in un comizio.

Forse Pasolini avrebbe detto che questo già accadeva negli anni Settanta, quando la Democrazia cristiana raccontava che la madonnina di Civita Vecchia, per i nostri peccati, era tornata a piangere lacrime di sangue!

Corsi e ricorsi storici, quindi? Bene così! Basta che non ci tocchino il campionato.

Massimo Testa

Voto sinistra e lo rivendico. “Attacco intellettuali e politici che sbagliano tutto”

Leggo sempre con piacere gli articoli e i commenti di Andrea Scanzi, non sono molto d’accordo su quello del 28 maggio scorso sui cosiddetti “intellettuali” e sinistra che si sono pronunciati a favore di quest’ultima ormai quasi estinta in questo Paese anche per i motivi elencati da Scanzi nell’articolo stesso. Se vediamo però la storia anche recente non sempre le scelte del “popolo” portano a buoni risultati, attualmente è la lotta all’immigrazione l’argomento principale che ha portato voti alla Lega, gli altri problemi ancora più gravi come legalità, corruzione, evasione fiscale, disuguaglianze sociali vengono ignorati, pertanto tra un piccolo partito che di questi problemi si fa carico anche senza successo e le scelte di un certo “popolo” continuo a preferire il primo, almeno ci prova.
Giulio

 

Gentile Giulio, ho profondo rispetto per chi crede ancora in una sinistra diversa. O anche solo in una sinistra e basta. E dunque, del tutto legittimamente, ha votato forze che si sapeva in partenza non avrebbero mai (mai) raggiunto lo sbarramento del 4 per cento: c’è dell’eroismo anche nel velleitarismo. L’articolo se la prendeva – con provocazione deliberata – con tutti questi politici che non ne indovinano mezza e con questi “intellettuali” che latrano settanta volte al giorno che son tutti “ignoranti” e “fascisti” tranne (chi la pensa come) loro. Se è nobile cercare un’alternativa a questa destra sovranista e a questo grillismo implodente, trovo noiosa quanto effimera questa sfilza bolsa e stantia di intellò & cariatidi: ogni volta che parlano o scrivono, regalano altri voti a Salvini. Oppure si rivelano colpevolmente impalpabili, proprio come – per dirla con Buzzati – “l’impalpabile rumore che fanno le formiche quando sgorgano dalle crepe a centinaia”. Ecco: io, di queste formiche bolse, tronfie e crassamente incapaci, ne ho piene le scatole. Proprio perché, come lei, ho un’idea seria e nobile – ma pure realista – della politica. Auguro ogni fortuna a lei e ai sogni suoi.
Andrea Scanzi

Bimba di due anni muore soffocata da una caramella

Tragedia a Roma, dove una bimba di due anni e mezzo è morta soffocata da una caramella, dopo tre giorni di agonia. L’incidente si è verificato sabato pomeriggio in un appartamento nel quartiere Nomentano. La bambina ha iniziato ad agitarsi, non riusciva a respirare così la nonna, che era con lei in quel momento, ha cercato in tutti i modi di aiutarla, in attesa che arrivassero i soccorsi. Quando sono entrati in casa gli operatori del 118 l’hanno trovata in gravissime condizioni. La bimba è stata soccorsa, intubata e trasportata in codice rosso al policlinico Umberto I dove sarebbe arrivata in arresto cardiaco. Ricoverata in terapia intensiva pediatrica, i medici hanno cercato in tutti i modi di salvarla, ma ieri purtroppo è morta. I genitori hanno dato il consenso per la donazione degli organi. Sgomento nel quartiere dove in molti conoscono il papà che ha un’attività commerciale. “Ho pregato per lei fino a ieri, poi quando ho saputo che non c’era più mi sono sentito male – ha raccontato un anziano davanti alla saracinesca abbassata del negozio della famiglia su cui è stato affisso un cartello ‘Chiuso per motivi familiari. Scusate’ – È un dolore troppo grande. Come faranno i genitori a sopravvivere?”.

Pestaggio cronista di Repubblica. Quattro poliziotti in Procura

Quattro poliziotti del Reparto mobile di Genova si sono presentati spontaneamente ieri in Procura per fornire la loro versione sulle lesioni al giornalista de La Repubblica Stefano Origone. Sono indagati per lesioni aggravate e sono stati sentiti dal sostituto procuratore Gabriella Dotto. Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, che ha definito un “comportamento non accettabile” quell’azione, ha voluto sottolineare la collaborazione della polizia.

“Come procuratore non posso che compiacermi per la collaborazione della polizia che dà la misura di un senso istituzionale di elevato profilo. A differenza di quanto profetizzato da alcuni c’è stata un’ampia collaborazione” ha spiegato. L’indagine riguarda gli scontri tra antifascisti e polizia avvenuti giovedì scorso durante un comizio di Casapound.

Cozzi ha citato “in particolare i dirigenti della mobile e della Digos Marco Calì e Francesco Borré”. Il loro contributo è utile per consentire “di arrivare a far chiarezza sulla ricostruzione della scena e della dinamica dei fatti di piazza e sugli autori dei comportamenti violenti da entrambe le parti” ha detto Cozzi. C’è stretto riserbo sui contenuti degli interrogatori ma è chiaro che dovranno essere valutate le posizioni e i comportamenti di ciascuno e in particolare attribuire “un’identità a ogni condotta” visto che Origone “ha ricevuto prima un colpo di manganello, poi un calcio, poi altri colpi mentre era a terra”. La collaborazione istituzionale serve per allontanare gli spettri del G8. A 19 anni dai tragici incidenti del G8, dalle lunghe indagini che ne seguirono e dai rapporti a volte difficili tra amministrazione della polizia di Stato e Procura di Genova, le cose sembrane cambiate. “Questo dimostra – ha aggiunto Cozzi – che la visita dell’anno scorso del capo della polizia Franco Gabrielli in questi uffici non era solo fatta di parole”.

In cella per la morte del figlio di 20 mesi della compagna, tenta il suicidio in carcere

Voleva impiccarsi usando una striscia di lenzuolo appesa alle inferriate della propria cella. È successo nella notte tra lunedì e martedì nel carcere di Novara. Nicholas Musi, 23enne accusato di omicidio volontario pluriaggravato per la morte di Leonardo Russo, 20 mesi, figlio della sua compagna Gaia, ha provato a suicidarsi, ma gli agenti della polizia penitenziaria sono intervenuti in tempo e lui non ha avuto modo di farsi del male, ragione per cui non è stato portato in ospedale, ma è ancora in cella. Il giovane, con problemi di droga e alcuni precedenti penali e di polizia, era stato fermato sabato, su decreto della Procura di Novara, dagli agenti della squadra mobile. Il provvedimento – convalidato lunedì dal Tribunale novarese – era arrivato dopo l’autopsia secondo la quale la morte del piccolo Leonardo, avvenuta giovedì mattina, era stata provocata non da una caduta dal lettino, come sostenevano la madre e il compagno, ma da una serie di maltrattamenti e percosse. Il 23enne non ha mai risposto alle domande degli investigatori, ma ha sempre negato le accuse. E ha rifiutato il cibo. Poi ieri l’epilogo. “È l’ennesimo episodio che dimostra quanto e come l’attenzione dei poliziotti penitenziari in servizio nelle carceri italiane sia rivolta a scongiurare che i soggetti detenuti possano portare a termine qualsivoglia azione di auto-eterolesionismo”, commenta Leo Beneduci, segretario dell’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria. Intanto sui social network alcuni utenti hanno preso di mira con insulti e minacce non soltanto Gaia Russo, ma anche gli avvocati Annalisa Gibin e Barbara Grazioli, difensori d’ufficio della giovane e del compagno. Per questa ragione il consiglio dell’Ordine degli avvocati di Novara e l’Associazione italiana giovani avvocati sono intervenuti per esprimere “il più totale appoggio e la più convinta solidarietà” alle colleghe.

La rivelazione del boss in aula: “Ho dato due milioni e mezzo ai carabinieri, un investimento”

Il giudice era incredulo e qualche volta lo ha interrotto per farsi confermare il racconto. “Ho dato due milioni e mezzo ai carabinieri, un piccolo investimento”, diceva in un’aula del Tribunale di Torre Annunziata (Napoli) Francesco Casillo, il boss di camorra del piano Napoli di Boscoreale, agglomerato di case popolari che la notte si trasforma in una delle cinque o sei principali piazze di spaccio della Campania. E proprio per tenersi buoni i militari, per ottenerne soffiate e protezione sugli affari di droga che Casillo per anni avrebbe condiviso con loro i conti correnti e un tenore di vita impregnato di lusso sfrenato: tre auto Lamborghini, Rolex, gioielli. E soldi. Tantissimi soldi. “Avevo conti aperti in concessionaria e in gioielleria e vi accedevano anche le divise”, ha detto Casillo al pm anticamorra di Napoli Ivana Fulco, che sostiene in aula le accuse maturate nel corso di un inchiesta condotta dai pm Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli.

Il patto tra la camorra e i carabinieri infedeli – come ha ricordato il quotidiano locale Metropolis che ha pubblicato il resoconto dell’udienza – si fondava su una reciproca convenienza: i carabinieri, oltre ai benefit, ne ottenevano anche brillanti risultati in indagini che guarda caso andavano a colpire i nemici del boss. Ad un certo punto i militari chiesero a Casillo di consegnargli gli assassini di Marco Pittoni, il tenente ucciso nel giugno 2008 per aver provato a impedire una rapina in un ufficio postale a Pagani (Salerno), e di svelare il rifugio di un latitante, Umberto Onda, uno dei sicari del clan Gionta. La seconda richiesta fu avanzata solo per finta. “In realtà Onda non doveva essere arrestato, finché cercavano lui il Sistema era coperto”, una garanzia che i carabinieri ‘sani’ sarebbero stati impegnati su di lui. Fu anche organizzato il finto pentimento di Casillo. La Dda se ne è accorta e il boss si è visto revocare il programma di protezione.

“Pamela usata come un giocattolo”. Oshegale condannato all’ergastolo

Ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno, come chiesto dalla pubblica accusa sostenuta dal procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio e dalla pm Stefania Ciccioli. È la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Macerata presieduta da Roberto Evangelista, nei confronti di Innocent Oseghale, il nigeriano accusato di omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento del cadavere di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana fuggita dalla comunità di recupero Pars di Corridonia. “Finalmente giustizia è fatta”, ha esclamato la mamma Alessandra.

Si conclude così, in primo grado, una vicenda terribile iniziata alle prime luci del 31 gennaio 2018, quando, dentro due trolley abbandonati nella campagna maceratese, fu ritrovato il cadavere a pezzi di Pamela. Innocent Oseghale, 30 anni, pusher conosciuto dalla polizia con un permesso di soggiorno scaduto da un anno, venne fermato quasi subito. A incastrarlo le telecamere che conducono ai Giardini Diaz – dove aveva incontrato Pamela – e gli abiti della ragazza, sporchi di sangue, rinvenuti nella sua mansarda. Arrestato con l’accusa di vilipendio e occultamento di cadavere, dapprima negò ogni responsabilità: ”Ho lasciato Pamela viva a casa, è morta per una overdose di eroina”. Ma le ferite inferte al corpo della ragazza provano che è stata uccisa da “due colpi di arma da punta e taglio penetrati alla base del torace, a destra”. Dopo qualche mese Oseghale confessò di aver fatto a pezzi Pamela per sbarazzarsi del corpo, ma di non averla uccisa. Poi entrò in scena il collaboratore di giustizia Salvatore Marino, compagno di cella di Oshegale, che raccontò di aver raccolto una confessione dell’omicidio: ”Pamela voleva andarsene – raccontò ai pm – e lui glielo impedì riaffermando la sua ‘signoria’, ne abusò sessualmente approfittando dello stato di stordimento procurato dalla dose di eroina. Oseghale ha strumentalizzato Pamela “come un giocattolo”, ha detto il procuratore Giorgio al termine dell’udienza conclusiva. Sentenza accolta con grande soddisfazione dall’avvocato, nonché zio di Pamela, Marco Valerio Verni, protagonista nei giorni scorsi di un immaginario dialogo con la figlioletta via Facebook che – come se non fosse bastata la tentata strage a opera di Luca Traini nei giorni successivi all’omicidio – torna a strumentalizzare la tragica fine della ragazza, questa volta assurta a simbolo del trionfo leghista: ”Domani andiamo a liberare l’Italia – scrive il legale prima delle Europee – siamo a un bivio. Salvezza contro baratro. Io andrò a votare Lega”. ”Sono importanti le elezioni di oggi – immagina di far rispondere alla bimba – vero papà?” E lui: ”Si, per il tuo futuro, per il nostro, per quello dell’Italia” “Ti accompagno”. “Certo. Andiamo a fare il nostro dovere”. E terminata il giorno della vittoria della Lega: ”Quindi, papà… Le elezioni sono andate bene? Abbiamo ancora speranza per il futuro?” “Direi di sì. E parte del merito, forse, è di quello che è accaduto alla tua cuginetta”. L’Italia s’è desta? Sì, l’Italia s’è desta. E possiamo guardare con un po’ più di fiducia al futuro di cui mi domandi”.

L’avviso al deputato Sozzani: “Quagliamo, sei in arretrato”

I pm di Milano hanno inviato alla Camera dei deputati la richiesta di utilizzare alcune intercettazioni a carico dell’onorevole Diego Sozzani (Forza Italia). È coinvolto, con l’accusa di finanziamento illecito, nell’inchiesta “Mensa dei poveri” che ha portato alle 43 misure cautelari dello scorso 7 maggio. La Procura chiede l’autorizzazione per collocarlo agli arresti domiciliari. Nelle intercettazioni inviate alla Camera ci sono anche quelle in cui viene citato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio della Lega, Giancarlo Giorgetti. In altre telefonate Nino Caianiello, l’ex coordinatore di FI a Varese soprannominato “Jurassic Park” e ritenuto il burattinaio della nuova Tangentopoli lombarda, chiedeva i pagamenti a Sozzani: “Parliamo di quagliare – diceva – siamo in arretrato”. Caianiello si lamentava del “ritardo” dei “pagamenti” che il parlamentare gli avrebbe dovuto versare come retribuzione, come scrive la Dda di Milano, degli “incarichi” ottenuti, attraverso lo studio di architettura gestito da Sozzani e dal fratello, dalle “società pubbliche amministrate di fatto” dal presunto ‘burattinaio’ del sistema di tangenti, appalti pilotati e finanziamenti illeciti alla politica.

Budapest? No, era il 1940 in Finlandia: la foto-icona di Montanelli cambia data

Un’immagine simbolo del giornalismo italiano rivela la sua vera età: il ritratto del giovane Indro Montanelli, intento a scrivere un articolo, seduto su una pila di riviste, ha ottant’anni, perché risale alla Seconda guerra mondiale e non, come si era creduto finora, alla rivolta di Budapest del 1956.

Lo precisa pubblicamente per la prima volta la Fondazione Montanelli-Bassi: “La foto compare già sul periodico Tempo del 22 luglio 1943, in un pezzo di Emiliano Zazo che racconta il successo riscosso dagli articoli di Montanelli dai fronti militari”. Lo scatto è dell’inverno 1939-40, quando il giornalista toscano scriveva reportage sul conflitto russo-finlandese per il Corriere della Sera; scritti poi raccolti e pubblicati come I cento giorni della Finlandia, nel 1940.

Quindi la macchina da scrivere nello scatto non è una Lettera 22, che la Olivetti produrrà solo a partire dagli anni 50, bensì una Ico Mp1, prima portatile della casa.

Il chiarimento della Fondazione arriva alla vigilia dell’inaugurazione, in programma oggi a Ivrea, della mostra “Piccoli tasti, grandi firme. L’epoca d’oro del giornalismo italiano (1950-1990)”, organizzata dal Comune con il contributo della Fondazione Guelpa. Saranno esposti anche cimeli di Montanelli, fra cui la foto in questione, finalmente con la data corretta. Ancora oggi l’immagine comunica l’immediatezza e l’impegno nel raccontare i fatti in prima linea, che hanno reso Montanelli un esempio per le successive generazioni di giornalisti.

Il pizzino di Nino: “10 mila euro per il candidato”

Tata-Ecol, 10 mila euro (Europee)”. Testo scritto a mano su un foglio. Il pizzino sarà ritrovato nel portafogli di Nino Caianiello, l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese arrestato il 7 maggio scorso, e considerato il “burattinaio” del nuovo sistema delle tangenti. Il documento è allegato ai nuovi atti depositati ieri davanti al tribunale del Riesame dove il legale di Caianiello ha chiesto che venga applicata la misura degli arresti domiciliari. Oltre a una nuova annotazione di circa 300 pagine, la Procura ha depositato anche i verbali di due imprenditori legati a Nino Jurassic Park. Da questi, per i pm, emerge il sistema con il quale Caianiello si faceva retrocedere il denaro delle tangenti.

Ripartiamo dal pizzino che illustra, secondo la Procura, un nuovo finanziamento illecito al consigliere comunale di FI e candidato alle ultime Europee Pietro Tatarella. I soldi arriverebbero dalla Ecol Service dell’imprenditore Daniele D’Alfonso, arrestato il 7 maggio per corruzione con l’aggravante mafiosa per aver favorito la cosca Molluso. La conferma del finanziamento illecito sta in una intercettazione tra Mauro Tolbar, imprenditore considerato uno dei “collettori delle tangenti” e Caianiello. Dice Tolbar: “Qui continuiamo quello che abbiamo fatto l’altra volta?”. Nino: “Questo uno è per Tatarella”. Tolbar, poi, spiega che oltre ai 10mila ha ancora 7mila euro. “Nino io fino a giungo ho ancora spazio per sette”. I soldi, dunque. Per la politica e per Caianiello. Che ieri, per voce del suo legale, ha spiegato di averli presi “in modo lecito” e che il denaro raccolto “lo ha messo in Agorà”, associazione culturale legata a FI. Caianiello, ha spiegato il legale, è un “decisionista che aveva rapporti coi vertici locali e nazionali” di FI. Una rappresentazione che contrasta con i verbali di due imprenditori: Pietro Minoli e Giuseppe Filoni. Dice Minoli, architetto oggi in pensione: “Nel 2007, Caianiello era presidente di una società pubblica (…). Mi affidò i lavori della direzione del Silos di Gallarate. Prima dell’affidamento mi comunicò che avrei dovuto finanziare la campagna elettorale di FI. Cosa che feci consegnandogli 5mila euro (…). Era nota a tutti la necessità di retrocedere a lui parte del corrispettivo”.

L’imprenditore Giuseppe Filoni, amministratore unico di una società pubblica, la Torrente Arno, è ancora più preciso: “Caianiello mi ha fatto nominare”. Da qui l’obbligo di Filoni di seguire le indicazioni di Nino perché “se non eseguivo sarei durato pochissimo”. E ancora: “Non potevo non seguirlo nelle sue indicazioni, perché sapevo che l’alternativa sarebbe stata quella di essere mandato a casa. Tanto è vero che nei primi anni ho restituito il 10% del mio emolumento all’associazione Agorà (…). Ho fatto anche un versamento a (Leonardo, ndr) Martucci perché contabile a Gallarate per Fi”. Filoni prosegue: “La regola del 10% esiste da lunga data in relazione agli incarichi delle partecipate e mi è stata spiegata da Caianiello”. Racconta Filoni: “Caianiello indica dei suoi uomini a capo delle società pubbliche o negli assessorati. Poi le nomine che avvenivano per il tramite degli uomini che lui indicava politicamente, prevedevano il pagamento a Caianiello o il versamento ad Agorà di una percentuale dell’importo dell’incarico”.

C’è, poi, un dato che emerge. La Finanza scrive che Caianiello risulta “coinvolto in ulteriori vicende illecite, non oggetto di contestazione cautelare, e meritevoli di approfondimento”. Viene intercettato il progetto di inviare un “vademecum sui fanghi” al deputato di FI Carlo Giacometto (non indagato), già nella commissione Ambiente, per una vicenda di rifiuti. Ci sono contatti da organizzare tra Marco Bestetti (non indagato), presidente del Municipio 7 di Milano, e l’imprenditore Paolo Orrigoni. Cosa che non avverrà. E il piano per avviare un supermercato Il Gigante a Gallarate