Nuove accuse e nuovi piani della cricca delle tangenti per prendersi la torta della sanità lombarda. Iniziamo dalla prima. Corruzione. È la nuova accusa per Lara Comi, eurodeputata di Forza Italia già indagata per finanziamento illecito dalla procura di Milano. La Comi alle europee di domenica è arrivata terza incassando 31mila voti e rientrerà a Strasburgo solo se Berlusconi rinuncerà all’elezione nel Nord-Ovest.
La nuova iscrizione risale al 13 maggio quando viene sentita a sommarie informazioni l’avvocato ligure Maria Teresa Bergamaschi. Il punto è la consulenza che la Bergamaschi ha ottenuto da Afol, l’azienda metropolitana per il lavoro e la formazione. Sono due lavori per 38 mila euro. La Bergamaschi racconta di come fu Lara Comi a chiederle di dare 10 mila euro al dg di Afol Beppe Zingale. Bergamaschi, spiega a verbale, i soldi li dà alla Comi. Come? Da un lato azzera al politico di FI un debito di 5 mila euro per la stesura di un libro, mentre gli altri, dirà l’avvocato, arriveranno a seguito di una falsa fattura. A quel punto, il verbale viene interrotto e i pm comunicano alla Bergamaschi l’accusa di corruzione in concorso per lei, per la Comi e per il dg Zingale, il quale però spiega di non aver mai visto quei soldi.
Secondo capitolo: le mani di Nino Caianiello, detto Jurassic Parl, sulla sanità lombarda. Gli atti della nuova tangentopoli delineano un quadro che, se pur al momento privo di rilevanza penale, viene approfondito dalla Finanza di Busto Arsizio. È una fotografia che mette insieme la politica regionale e imprenditori vicini ai livelli nazionali del Carroccio. Nel 2017, così la lente viene puntata sul progetto del nuovo ospedale unico di Busto Arsizio, per il quale si prevede una spesa di 350 milioni. Un importante centro d’eccellenza attorno al quale far nascere una grande area commerciale. I terreni ideali già individuati sono vicini alla statale 336 per l’aeroporto di Malpensa. Su questo, secondo la Finanza, punta Caianiello. L’obiettivo è portarli da agricoli a edificabili. Interrogato ne parla l’ex sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta, già coinvolto in una indagine per corruzione. Particolari in più arriveranno dall’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Gallarate, Orietta Liccati. Per gli investigatori sono dichiarazioni convergenti. In una nota all’Antimafia di Milano si legge: “Dalle dichiarazioni di Rivolta emerge un’organizzazione criminale finalizzata alla gestione illegittima degli appalti (…) che farebbe capo a Caianiello (…). Tra le vicende corruttive indicate (…) assume rilievo quella relativa alla costruzione del nuovo presidio ospedaliero di Busto Arsizio e Gallarate sui terreni di proprietà di società di caratura nazionale (…) in relazione alla quale si sarebbero già registrati chiari indizi di mercimonio della pubblica funzione (…). Farebbero parte, a vario titolo, della struttura associativa che fa capo a Caianiello” tra gli altri “Luca Ferrazzi, ex consigliere regionale, l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera” e “il vice presidente” della Regione “Fabrizio Sala”. Nessuno di loro è indagato. Dirà Rivolta: “L’operazione dell’ospedale la sta gestendo Caianiello (…) e coinvolge l’assessore alla sanità della Regione Lombardia Gallera”. Gallera non è indagato. Ma certo su di lui Jurassic Park punta molto. Dirà: “Bisogna riequilibrare su Gallera, perché farà l’assessore alla Sanità”. Chiosa Angelo Palumbo, consigliere regionale: “La sanità è la cosa più importante”.
L’ex assessore all’Urbanistica Orietta Liccati riferisce poi “di una riunione non istituzionale alla quale avrebbero partecipato oltre a lei, Caianiello” e dove “sarebbe stata data, da Caianiello l’indicazione di favorire la Edilmalpensa, individuando nei terreni di sua proprietà l’area sulla quale, previa variazione urbanistica (…) avrebbero dovuto sorgere i servizi relativi al nuovo ospedale lasciando intendere la finalità di mercimonio dell’operazione”. La Edilmalpensa è detenuta per l’80% dalla Techbau spa, a sua volta controllata dalla Retail development Srl, i cui soci sono Andrea Marchiori (non indagato) e Paolo Orrigoni (indagato), ex candidato sindaco a Varese, vicino al sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Dalle intercettazioni emerge che Marchiori chiede notizie dello sblocco delle aree ad Alessandro Petrone, assessore all’Urbanistica indagato e vicino a Caianiello. Le aree di cui si parla sono agricole, così trasformate dalla vecchia giunta di Gallarate, ma pesano i ricorsi dei proprietari. Dirà Rivolta: “Caianiello ha voluto nominare un altro legale”, esterno al Comune per seguire i ricorsi. Chi, lo spiega la Licciati che fa tre nomi, tra questi “Andrea Mascetti” (non indagato), già supervisore della segreteria federale della Lega, nonché nella Commissione beneficenza della Fondazione Cariplo. “Mascetti – dirà Caianiello – lì è l’uomo di Giorgetti”.
Le indagini
Nel fascicolo pure Fontana
Corruzione,finanziamento illecito ai partiti, abuso d’ufficio, favoreggiamento alle cosche. Sono i reati che la Procura di Milano contesta ai 105 indagati dell’indagine Mensa dei poveri, la nuova tangentopoli lombarda. Le misure cautelari per 43 persone scattano il 7 maggio. Coinvolti consiglieri comunali e regionali, ma anche parlamentari. Nel mirino il nuovo cerchio magico di Forza Italia che ruota attorno alla figura Nino Caianiello, ex coordinatore provinciale di Fi. Indagata anche l’europarlamentare uscente Lara Comi e l’attuale governatore lombardo Attilio Fontana. È accusato di abuso d’ufficio per aver nominato in regione il suo ex socio di studio. Il 16 maggio altri arresti a Legnano. Ai domiciliari il sindaco leghista Giambattista Fratus, vicesindaco e assessore all’urbanistica. Nomine pilotate e una corruzione elettorale contestata a Fratus per il ballottaggio del 2017. Nelle intercettazioni finiscono i vertici di FI e Lega, da Mariastella Gelmini a Matteo Salvini