Chi farà l’Europa nuova? Aspettiamocela da Silvia Sardone, avanguardista e sovranista, autenticamente salviniana, il cui sito web è zeppo di marocchini ubriachi, nordafricani che danno legnate alla polizia, nullafacenti dalla pelle scura, anche puzzolenti.
Una cavallerizza questa Silvia, pasionaria berlusconiana escussa, nel mercato interno del centrodestra, dalla Lega e posizionata nel collegio nord ovest, quindi eletta. Se la ricordano i telespettatori in una memorabile sfida vocale col conduttore di Piazzapulita Corrado Formigli che, stremato dalla capacità della Sardone di mettere zizzania, chiese al direttore di Libero (Libero!) Pietro Senaldi di acquietarla. Era infatti giunta in studio con suo marito, il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, a illustrare le norme che vigono in città per accedere alle case popolari. Per i non italiani è previsto un pellegrinaggio per tutti gli uffici del catasto del Paese d’origine a dimostrare di non essere latifondisti. Una egiziana che in studio provò a dirle che il giro le sarebbe costato trentamila euro, venne triturata da Silvia: “Vuol per caso dire che intende truffare la legge?”. La trasmissione finì senza feriti e collusi, ma Sardone si propose, scrivendo ad autori e conduttori, di essere disponibile per altre prove vocali.
È la tv che costruisce un candidato e infatti Francesca Donato, avvocatessa palermitana, benedice il giorno nel quale con suo marito decise di mettere su Euroexit. Un’associazione di famiglia che apriva però gli occhi sul mondo e liberava, dal salotto di casa, l’Europa dal giogo dell’euro. La televisione, sempre affamata di volti piuttosto singolari, se l’è accaparrata e l’avvocatessa oggi è una perla, la prima linea della falange sovranista a Bruxelles. Anche più televisiva di Antonio Maria Rinaldi, detto Bombolo (così lo chiama Alberto Bagnai, suo collega di partito, economista e senatore nonché twittatore compulsivo). Antonio Maria, figlio del banchiere Rodolfo, rappresentante in Italia dei Rockefeller, e di Isabella Rossini, nobildonna dal portamento regale (favolosa la sua collezione di almeno quattrocento abiti realizzati su ordinazione da Yves Saint Laurent, Hermes, Gucci, Valentino) è dentro il gorgo della battaglia a favore dei popoli e degli ultimi. Illustratore peripatetico delle formidabili potenzialità della lira, teorico del sogno autarchico, ha anche indossato un giubbotto giallo per solidarietà con i Gilet francesi, prima ancora che Di Maio gli rubasse l’idea. Rinaldi & Donato fanno una bella coppia e a Strasburgo lotteranno per costruire l’Europa dei popoli, l’Europa bassa.
Sappiamo che avranno con loro la forza delle idee di Vincenzo Sofo, quasi maritato Le Pen, legato infatti a Marion, nipote di Jean-Marie, che purtroppo da poco ha deciso di disfarsi del pesante cognome e conservare solo quello del papà, monsieur Maréchal. Sofo, “calabrese al 100 per cento”, dirige con successo il suo blog Il talebano. Poche visite ma tutte ultranazionaliste. Patriottico, di destra virtuosa, il meglio che avesse Storace, dalle cui file proviene.
Strasburgo è invece solo un passaggio nella vita di viaggiatore di Massimo Casanova, industriale alberghiero di Milano Marittima, inventore dell’happy hour e proprietario del Papeete, un locale favoloso. Lui, che d’inverno aspetta l’estate, e perciò viaggia attraversa il mondo alla ricerca di suggestioni (Armenia, Tanzania, Florida, Maldive) è il personal trainer dell’happy hour del Capitano. Salvini infatti si rifugia nel suo bosco di mare, a Lesina in Puglia, per ritemprarsi. È l’amico delle vacanze che anche Elisa Isoardi, la ex di Matteo, ha conosciuto. Leghista romagnolo di antica data, viene chiamato a Strasburgo per dare vitalità, vigoria fisica, e anche quel tocco di edonismo che manca al mondo ingessato degli euroburocrati.
La pattuglia sovranista è molto più numerosa, ma queste sono le teste di cuoio, la forza naturale, patriottica, sulla quale gli altri innesti daranno l’esatta dimensione del rilievo della disfida. Se la dovranno vedere con fior di combattenti dell’altro campo. Non sappiamo come Dino Giarrusso, l’ex Iena votatissimo dai Cinquestelle, riuscirà a fronteggiare lo sbarco. Sappiamo che la squadra europeista, aperta alla ragione, trova in Giosi Ferrandino, che il Pd ha voluto fortissimamente, un suo interprete autentico. Chi è Giosi? Ingegnere, già sindaco di Casamicciola e di Ischia, già arrestato per lo scandalo Cpl Concordia, già assolto in primo grado, è l’uomo che Cirino Pomicino ha affidato al nuovo partito di Zingaretti. Dc di antico lignaggio, gran mangiatore di voti è riuscito a fare il botto e piazzarsi al secondo posto nella circoscrizione Sud, a un passo dal magistrato Franco Roberti. Cani e gatti insieme, la teoria sulla quale Zingaretti fa affidamento e che in qualche modo ha già dato giovamento. Ricordiamo che i 5S nell’isola d’Ischia hanno fatto flop, nonostante il condono edilizio per i terremotati del luogo.
In Europa ritorna a nome di Berlusconi Aldo Patriciello, latifondista del voto molisano, aperto a ogni richiesta (“Ci sono sempre, notte e giorno”) e disponibile a ogni avventura. Fantastica la sua dichiarazione d’intenti: “Agli amici non chiedo mai quale fede politica professino. Lascio liberi tutti, e non mi permetterei. Sei comunista? Va bene. Sei fascista? Va bene. Basta che voti me”.
Lo hanno votato, anzi rivotato, anzi stravotato. E ora è lì. Gradito ritorno invece per Raffaele Fitto, che ha dovuto chiedere a Giorgia Meloni asilo politico dopo la rottura con il Cavaliere di Arcore.
Sarà tutto bellissimo.