Draghi L’ex Bce “aggiustatutto” tra due palazzi
Ha gestito l’emergenza Covid, ma vuole andare via ora che Omicron introduce variabili tutte da capire. Ha avviato il Pnnr, ma pensa di lasciare ad altri il compito di spendere le risorse. Ha tenuto sotto controllo le tensioni di una maggioranza innaturale, ma ha rimandato molte delle scelte più complicate (dal fisco alle concessioni balneari alle pensioni). Mario Draghi ha governato grazie alla sua autorevolezza, ma con esiti sopravvalutati. Ora che molti nodi sono venuti al pettine, tenta la fuga al Colle. La partita è da giocare, l’azzardo è calcolato, l’esito dirà qualcosa di più sulla sua capacità di leadership anche politica.
VOTO: 7
Mattarella Quel mistero del conticidio
Sul capo dello Stato pesa il mistero mai chiarito della crisi del Conte-2: perché minacciò solo a parole le urne anticipate contro lo strappo di Renzi, convocando infine al Quirinale, senza indugio alcuno, Draghi? Detto questo, il bilancio di Sergio Mattarella in questo ultimo anno pieno del suo settennato (che scadrà il 3 febbraio prossimo) è al di sopra della media, come dimostrano le numerose richieste di un secondo mandato, tutte respinte al mittente. E proprio perché tra poco andrà via, a Mattarella va riconosciuto di aver riportato il Colle in una dimensione normale dopo i nove anni della monarchia di Re Giorgio.
VOTO: 7
Letta Tornato dall’esilio, ora galleggia Bene
Eletto segretario del Pd come salvatore della Patria, Enrico Letta è andato avanti più per inerzia fortunata che per scelte incisive. Ha vinto le Amministrative, anche se i candidati non erano quelli che avrebbe voluto, ha mantenuto il dialogo con Giuseppe Conte, anche se l’alleanza strutturale con i 5S è un’incognita e l’Ulivo 2.0 un’utopia, ha silenziato le correnti dem, che però tramano nell’ombra, ha deluso Draghi che si aspettava da lui un appoggio più solido, ma senza porsi neanche come un’alternativa. Si prepara al Colle giocando la carta apparentemente più indolore (il premier). Galleggia fino a prova contraria.
VOTO: 6,5
Conte Premier e capo 5S: L’anno dei due giuseppi
Nel ruolo di presidente del Consiglio l’avvocato si era trovato subito a suo agio, stupendo quasi tutti. Invece da leader politico sta ancora imparando, anche dai suoi non pochi errori. All’alba di quest’anno l’hanno disarcionato da Palazzo Chigi, proprio lui, il premier (voto 7,5) che ha retto il governo durante la crisi senza precedenti della pandemia e che ha portato a casa i miliardi del Pnrr. Da presidente dei 5S (voto 5,5) è un’altra storia, paradossalmente più complicata, perché fatica a trovare il passo. E il dualismo con Di Maio e la frattura mai sanata davvero con Beppe Grillo spiegano solo in parte l’avvio incerto.
VOTO: 6,5
Berlusconi è un pregiudicato e vuole il colle
Incredibile. Dopo una “carriera” politica segnata da: condanne, processi e inchieste giudiziarie; scandali a luci rosse per la sua insaziabile satiriasi; leggi e lodi ad personam precettando il potere esecutivo e quello legislativo; amicizie contra legem, su tutti Dell’Utri (mafia) e Previti (corruzione giudiziaria); protezione del suo conflitto d’interessi con la complicità del centrosinistra; figuracce internazionali a colpi di corna e gaffe varie; Silvio Berlusconi si è candidato di fatto al Quirinale e la maggior parte dell’opinione pubblica ne discute come di una cosa normale, relegando nell’oblio il passato. Un capolavoro vero.
VOTO: 10
Meloni la nuova leader a destra: obiettivo chigi
Il 2021 è stato l’anno della sua consacrazione. Non è più la giovane ministra della Gioventù oppressa dalle ambizioni dei “padri” (Berlusconi e Fini): ora l’establishment accorre alla sua corte (vedere Atreju). Unico partito di opposizione a Draghi, FdI è passato dal 15 al 20% superando la Lega e diventando primo/secondo partito d’Italia. A settembre sono arrivate le polemiche sulle scorie neofasciste in FdI (Jonghi Lavarini-Fidanza). Qualcuno chiede a Meloni una nuova svolta di Fiuggi. Un’abiura del fascismo. Lei fa spallucce. La prova di maturità sarà il governo. Con l’incognita di una classe dirigente ancora troppo fragile.
VOTO: 8
Fedriga La lega governista che dimezza salvini
Il 2021 è stato l’anno della sua consacrazione. Non è più la giovane ministra della Gioventù oppressa dalle ambizioni dei “padri” (Berlusconi e Fini): ora l’establishment accorre alla sua corte (vedere Atreju). Unico partito di opposizione a Draghi, FdI è passato dal 15 al 20% superando la Lega e diventando primo/secondo partito d’Italia. A settembre sono arrivate le polemiche sulle scorie neofasciste in FdI (Jonghi Lavarini-Fidanza). Qualcuno chiede a Meloni una nuova svolta di Fiuggi. Un’abiura del fascismo. Lei fa spallucce. La prova di maturità sarà il governo. Con l’incognita di una classe dirigente ancora troppo fragile.
VOTO: 8
Cartabia Sogna tutto, ma ha fatto disastri
Lo hanno sconfessato, quasi messo da parte. Su vaccini, Green pass, nuove chiusure. A Giancarlo Giorgetti è bastata una battuta per silenziare Matteo Salvini (“è come Bud Spencer”), mentre Massimiliano Fedriga si è messo alla guida dei Presidenti del Nord e viene visto come il prossimo leader della Lega. Il segretario soffre di sindrome dell’accerchiamento e ripete: “La Lega c’est moi”. Ma Fedriga e Giorgetti una cosa l’hanno già ottenuta: hanno messo in discussione il capo e poi hanno imposto la linea sulla pandemia. Il 2022 sarà l’anno del congresso. L’ostacolo di Fedriga&C.? I voti. A livello nazionale ne hanno ben pochi.
VOTO: 6
Renzi L’Arabia e le inchieste: Iv sotto schiaffo
Uno virgola sei per cento è il minimo storico a cui Ixé inchioda Iv. Renzi è indagato per finanziamento illecito a Firenze (inchiesta Open) e a Roma (per il documentario di Presta). L’ex premier chiede che la Consulta dichiari illegittima l’inchiesta fiorentina. Il 2021 si apre con l’incontro all’Autogrill con lo 007 Mancini e con l’elogio al Nuovo Rinascimento saudita di Bin Salman. Emerge che Renzi ha preso soldi dal governo arabo e che è stipendiato da un Istituto legato alla famiglia reale. Si scopre pure che nel 2017 il suo staff teorizzò una campagna per “distruggere la reputazione” del Fatto e del M5S.
VOTO: 1,6
Tabacci il finto “responsabile” ultrà draghista
Non può prendere meno di 8, Bruno Tabacci, come le legislature (per ora) nella sua immarcescibile carriera: 6 alla Camera, un altro paio in Lombardia (della quale è stato pure presidente alla fine dei lontani anni 80). E chi lo ammazza (politicamente, s’intende)? Si era accreditato come procacciatore di “responsabili” per salvare Conte, missione impossibile. Poi – puf! – eccolo giurare da sottosegretario con l’amico Draghi. Certo, c’è stato l’imbarazzo per il figlio assunto in Leonardo, un bel conflitto d’interessi (il papà aveva la delega allo Spazio e all’Aerospazio). Ma Bruno, penitente, le ha mollate. E tutto è perdonato.
VOTO: 8