Una sanatoria per 55 mila professori precari ma privi di titolo per l’insegnamento, che adesso saranno in parte abilitati, in parte assunti. Un nuovo concorso per 17 mila maestri. Tutto a due giorni dalle elezioni.
Arrivano le Europee e la Lega spalanca le porte della scuola: se per il secondo provvedimento mancava giusto l’annuncio, dato con tempismo perfetto dalla ministra Bongiorno, il primo è una proposta dei sindacati che il titolare dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha deciso di accogliere giusto ieri. Per la gioia di Matteo Salvini: “Altre migliaia di posti di lavoro per migliorare la scuola italiana”. Il leghista la chiama “promessa mantenuta”, alla vigilia del voto sa tanto di promessa elettorale. In un caso o nell’altro, la sostanza è che nei prossimi tempi ci saranno nuove assunzioni. Il concorso per i maestri di elementari e materne in realtà non è una novità: era atteso da mesi, ieri la ministra Bongiorno ha solo firmato il decreto. I posti saranno 17 mila, le prove (scritto, orale e forse una preselettiva) probabilmente in autunno, con le assunzioni a partire dal 2020.
Diverso l’annuncio di Bussetti: “Abbiamo deciso di recepire nel primo veicolo normativo la proposta dei sindacati: sì a percorsi abilitanti aperti a coloro che hanno adeguata esperienza, con selezione in uscita”. Tradotto: sì a un concorso riservato ai precari storici, un nuovo Pas (Percorso abilitante speciale). Si tratta di una procedura straordinaria che attribuisce l’abilitazione, il titolo necessario per essere assunti (oltre che avere priorità nelle supplenze), a quei docenti che hanno maturato almeno 36 mesi di servizio anche senza partecipare o superare un regolare concorso. Secondo le ultime stime, sono circa 55 mila. La maggior parte – dettaglio non trascurabile – al Nord, visto che si tratta di docenti che lavorano senza abilitazione (e al Sud, dove la coda è troppo lunga, è quasi impossibile farlo). L’ultimo Pas l’aveva fatto l’ex ministro Profumo nel 2013. Qui si va oltre, perché non ci sarà solo l’abilitazione ma in certi casi addirittura l’assunzione. I docenti con i requisiti faranno domanda ed entreranno in una graduatoria per titoli. Tutti saranno comunque abilitati e potranno partecipare al prossimo concorso con questo titolo (grosso vantaggio); i primi riceveranno pure un contratto annuale, che al termine del corso diventerà indeterminato. L’ipotesi è di riservare loro il 50% del contingente del prossimo concorso, circa 24 mila posti. Comunque saranno stabilizzati soltanto dopo tutti i vincitori dei precedenti concorsi (sono ancora in coda quelli del 2016 e 2018), quindi non è chiaro quanti e quando saranno effettivamente assunti.
Il doppio annuncio non poteva passare inosservato. Soddisfatti i sindacati, da cui parte l’idea. Decisamente più prudenti gli “alleati-rivali” del M5S, che avevano puntato sulla scuola e ora vedono la Lega intestarsi il provvedimento, dopo che nell’ultima manovra erano stati presi accordi diversi. “Promettere a due giorni dal voto misure straordinarie per i precari storici, in deroga alla trasparenza e al merito, è una mossa azzardata”, affermano Bianca Laura Granato e Alessandra Carbonaro, capigruppo nelle commissioni Cultura. Del resto gli insegnanti sono da sempre un grande bacino di voti e già Matteo Renzi aveva provato a conquistare il loro consenso con la Buona scuola, oltre 100 mila assunzioni che però gli si sono ritorte contro. Ora è la volta di Matteo Salvini. Chi ci rimette invece sono come al solito i neolaureati, i più giovani, penalizzati perché avranno la metà dei posti nel prossimo concorso. Ma anche questa non è una novità.