“Ila, sei felice?”. Lo chiede Stefano Cucchi alla sorella Ilaria un paio di settimane prima di morire. Voleva sempre sapere se fosse serena, se stesse bene, lui che era “una persona fragile, caduto nel mondo della droga”. A raccontarlo è Ilaria nel documentario Stefano Cucchi: la seconda verità, scritto da Giuseppe Scarpa e Stefano Pistolini, in onda stasera alle 21,25 sul Nove, prodotto da Darallouche per Discovery Italia. Quella domanda sulla felicità è il saluto, l’ultimo, fra Ilaria e Stefano. La sorella lo rivedrà con il volto tumefatto all’obitorio, il 22 ottobre 2009, a una settimana dall’arresto dei carabinieri.
Il documentario ricostruisce, con interviste puntuali, con gli audio di intercettazioni, con passaggi chiave dei processi, come si arriva alla “seconda verità”, che deve avere ancora una sentenza. È alle battute finali, infatti, il processo davanti alla prima corte d’Assise di Roma a 5 carabinieri, imputati a vario titolo di omicidio preterintenzionale, falso e calunnia.
C’è un inedito che anticipa, forse, quello che accadrà davanti ai giudici: l’avvocato Antonella De Benedictis, difensore di Alessio Di Bernardo, accusato di omicidio preterintenzionale, legge la verità del carabiniere. Sembra un’anticipazione di dichiarazioni spontanee che cozzano frontalmente con la versione di testimoni sul pestaggio dei carabinieri e provano, ancora oggi, a scaricare la colpa sulla vittima, Stefano Cucchi.
Scrive Di Bernardo: “Cucchi, rivolgendosi a Francesco Tedesco (il carabiniere coimputato che ha accusato Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro di aver picchiato il ragazzo, mentre lui ha cercato di fermarli) dice che avrebbe sbattuto la testa sul tubo del defender e che avrebbe detto che era stato lui, così da fargli perdere il posto di lavoro. Sia io che D’Alessandro consigliammo a Tedesco di fare una nota di servizio per tutelarsi, visto l’atteggiamento di Cucchi”. Dei depistaggi, lontani e recenti, per i quali sono imputati in udienza preliminare 8 carabinieri, a cominciare dal generale Alessandro Casarsa, ne parla l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi. Incredibilmente li ipotizza l’avvocato Naso, che difende il maresciallo Roberto Mandolini, imputato di falso e calunnia: “Si può depistare, a prescindere dalle effettive e oggettive responsabilità di quei carabinieri, per una questione di immagine.
Non ci dimentichiamo che nell’ottobre 2009 l’Arma era oggetto di feroci critiche per le vicende legate alla questione Marrazzo (alcuni carabinieri erano accusati di estorsione ai danni dell’ex governatore del Lazio per i suoi incontri con trans, ndr).
Per chi non conosce questa storia giudiziaria deviata avrà chiaro che il caso Cucchi fa parte delle macchie del nostro Paese: uomini dello Stato hanno tradito. Nonostante il dolore vivo per la perdita del fratello, pure Ilaria Cucchi riconosce che è gravissimo il pestaggio da parte dei carabinieri, ma ancora più gravi sono i falsi degli alti ufficiali per coprire la verità. Che hanno portato a processo agenti della polizia penitenziaria, innocenti e hanno fatto mentire, a sua insaputa, in Parlamento, l’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano, come ha ricordato in aula Giovanni Musarò, pm che non si è fermato davanti a ostacoli eccellenti.
Il documentario ha momenti di grande emozione anche per le tante immagini private di Stefano con la mamma Rita e il papà Giovanni, i nipoti e la sorella. Sempre sorridenti. Ma “con la scomparsa di Stefano, noi siamo morti con lui”, dice la madre.