“Negro di m.”: genitori rivali insultano 13enne

“Sono la mamma di un ragazzino che ha giocato un triangolare under 13. Mio figlio è italiano dalla pelle nera. Vorrei ringraziare quei genitori che dagli spalti gli hanno urlato ‘negro di m.’. Complimenti”. Così si è sfogata su Facebook Rita Aicardi, madre adottiva del ragazzo di origini etiopi pesantemente insultato sabato pomeriggio a Milano, durante una partita di basket. Un pomeriggio di ordinaria follia razzista, purtroppo non così peregrino nel “nuovo clima di intolleranza” denunciato dalla signora.

Indagata la candidata della lista di Lucano

È indagata per aver firmato due carte di identità a due migranti “attestando falsamente – secondo i pm – che fossero residenti a Riace”. A una settimana dalle elezioni, la Procura di Locri ha notificato l’avviso di chiusura indagini a Maria Spanò, l’aspirante sindaco di Riace che guida la lista dove è candidato a consigliere Mimmo Lucano. Per errore la sua posizione era stata stralciata. “Quelle due firme – commenta Spanò – sono un atto formale, l’istruttoria è compito del responsabile dell’ufficio”. (lu. mu.)

Scontri tra manifestanti e polizia per il Capitano

Poco dopo le 20, un centinaio di manifestanti dei collettivi di sinistra ha tentato di forzare l’accesso a Piazza Strozzi, a Firenze, dove era atteso per un comizio il vicepremier Matteo Salvini: la polizia è intervenuta con diverse cariche. Intanto, nella vicina piazza della Repubblica, si stava svolgendo la manifestazione organizzata da Iam, Collettivo universitario autonomo, Collettivo antagonista studentesco e Collettivo femministe Spine nel fianco: oltre duemila persone unite nel coro di “Bella Ciao”.

Tra Zingaretti e Marini è rissa (verbale)

Il refrain è chiaro, come ripetuto; è chiaro e spesso accompagnato dagli esponenti del Pd con una mezza smorfia, da non fraintendere con un sorriso: “Se anche uno attento e parco come Nicola Zingaretti è esploso, vuol dire che la situazione è proprio grave”, dicono. Oggetto del contendere: le mancate dimissioni di Catiuscia Marini da presidente della Regione Umbria; o meglio: le dimissioni votate e revocate sabato dall’Aula del capoluogo umbro, con lei stessa pronta ad alzare la mano per salvarsi.

E così spiega (sbotta) il segretario del Pd, ospite della trasmissione di Lucia Annunziata su Rai3: “Catiuscia ha sbagliato, ha commesso un grave errore politico. Sono un po’ deluso, oltre che arrabbiato. Io non le ho chiesto di dimettersi, le ho detto di valutare le scelte migliori, e lei si è dimessa. Il fatto che dopo un mese voti contro le sue dimissioni è un grave errore”. E ancora: “Il Pd che voglio è un partito dove se qualcuno si vende le domande dei concorsi siamo noi a cacciarlo prima che se ne accorgano i pm. La incontrerò nella clinica dove è ricoverata e le dirò ciò che penso”.

Nel frattempo la Marini è uscita dalla clinica, ricoverata esattamente dopo il voto corrosivo, ma con l’obbligo di alzare bandiera bianca per i prossimi cinque giorni: troppo stress, sentenziano nel referto medico.

“Comunque questa vicenda regionale evidenzia una questione nazionale”, spiegano gli stessi compagni di partito; e tutto rientra in un giudizio sospeso sulla nuova leadership di Zingaretti, giudicata in parte debole, soprattutto per non aver voluto mettere bocca (o naso) nei gruppi parlamentari. Che sostanzialmente non rispondono a lui, né cercano una captatio benevolentiae in vista (magari) delle prossime liste elettorali.

Non basta. In serata la Marini decide di replicare a Zingaretti attraverso una nota in cui “manifesta tutto il suo stupore per la gravità delle affermazioni pronunciate dal segretario, che non corrispondono al dibattito e agli atti dell’assemblea legislativa dell’Umbria”.

“Salvini in piazza col rosario è solo marketing, non fede”

L’ultima grana – per Matteo Salvini – sono i grani: del rosario. Dopo averlo brandito in piazza l’altro ieri a Milano il leader leghista, e vicepremier e ministro dell’Interno, si è attirato gli strali del mondo cattolico. Il primo, sui social, è stato padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica: “Rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico, ma in maniera inversa: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse di Cesare, adesso è Cesare a impugnare quello che è di Dio”. Suona quasi come un malizioso paradosso il chierico che chiede al politico più laicità. Ma in tempi di “sovranismo feticista”, così lo definisce un duro editoriale di Francesco Anfossi su Famiglia Cristina, il paradosso è la regola, e la “strumentalizzazione religiosa serve a giustificare la violazione dei diritti umani”. Salvini però manda bacioni, dicendosi “credente: mio dovere è salvare vite e svegliare le coscienze. Sono orgoglioso di testimoniare una civiltà accogliente”, proprio mentre si consuma l’ennesimo braccio di ferro su una nave Ong e l’Onu ci bacchetta per il dl Sicurezza.

“Dio è di tutti – ha ricordato il segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin – “Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso”. Gli fa eco il direttore di Famiglia Cristiana don Antonio Rizzolo: “L’uso assolutamente strumentale dei simboli della fede è inaccettabile: fa indignare, così come dividere i papi tra buoni e cattivi”. Eppure, a giudicare dai fischi della piazza milanese, il malumore contro papa Francesco è diffuso, senza dimenticare lo striscione “Bergoglio come Badoglio” sventolato qualche giorno fa dai militanti di Forza Nuova a Roma. “I papi sono sempre stati criticati – continua Rizzolo –, ma quello che dà fastidio ora è l’attacco personale e violento.

Questo attacco fa leva su una parte marginale del mondo cattolico, che però grida molto: le due sponde dell’estremismo si sposano. Cosa ci distingue come cristiani? Non certamente quello che dice Salvini. Proprio il Vangelo di ieri, commentato dal Papa al Regina Coeli, recitava: ‘Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi’. Questo dice Gesù: se questo non si manifesta concretamente nell’aiuto di chi è in difficoltà, uno può proclamare tutto il cristianesimo che vuole, ma di fatto non è cristiano, o comunque è in palese contraddizione con Cristo”.

Da un lato Salvini sta cercando di darsi toni da moderato, dall’altro, però, c’è un terreno fertile all’odio, alla chiusura, alla paura, soprattutto nei confronti dei migranti: “Il bisogno di sicurezza è reale, specie tra gli anziani che si sentono più fragili, ma serve la sicurezza vera, non gli slogan, una sicurezza che tenga conto della salvaguardia delle persone e dell’umanità. Tutto ciò che fomenta l’odio e la paura – senza dare risposte, ma additando solo presunti nemici – non fa il bene comune. È quasi un anno ormai che le risposte serie non arrivano”.

La Chiesa non ha paura di essere criticata, ancora una volta, per ingerenza politica? “Io sono anche un cittadino: ho diritto di dire quello che penso, a qualsiasi livello. Ora vale per Salvini, ma non abbiamo risparmiato altri governi”. Però c’è il rischio concreto che parte dell’elettorato cattolico si faccia abbindolare dal leghista armato di rosario… “Sì, certo, questo è avvenuto anche in passato. Quella di Salvini è chiaramente una strategia di marketing, perciò dà ancor più fastidio. Se poi fosse uno che ci crede veramente… Al contrario, sembra una scelta fatta apposta in vista delle elezioni. E probabilmente avrà effetto: queste cose hanno un aspetto emotivo forte, di grande suggestione. Spero perlomeno che, oltre a brandirlo in piazza, lo reciti davvero, il rosario”.

Il pm fa sbarcare i migranti Il capo leghista smentito in tv

Il re è nudo e lo scopre in diretta tv. Matteo Salvini, in collegamento da Firenze con Non è l’Arena su La7, ieri sera ripeteva: “Nessuno deve scendere da quella nave”, la Sea Watch 3, alla fonda da due giorni davanti al porto di Lampedusa. Massimo Giletti gli porta un lancio Ansa secondo il quale il procuratore di Agrigento li sta facendo sbarcare. E Salvini, smentito, reagisce male: “Lo sto leggendo mentre lo sta leggendo lei. Questo procuratore della Repubblica è quello che ha indagato me per sequestro di persona”.

Per la prima volta da quando Salvini pretende di chiudere i porti, un magistrato, il procuratore Luigi Patronaggio, prende l’iniziativa e sblocca la situazione: sequestra la nave nell’ambito del procedimento aperto contro ignoti per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e permette lo sbarco dei naufraghi. Non l’aveva fatto neanche lo scorso agosto per la nave Diciotti, pur avendo aperto un fascicolo per sequestro di persona contro il ministro dell’Interno.

La situazione stava diventando difficile. Nel pomeriggio alcuni dei migranti a bordo avevano indossato i giubbotti di salvataggio e minacciavano di buttarsi a mare per raggiungere a nuoto Lampedusa. “Se entro le nove di sera la situazione non si sblocca, levo l’ancora ed entro direttamente in porto”, aveva detto a un certo punto il comandante della Sea Watch 3, Arturo Centore. La nave andrà a Licata. I migranti ieri sera sono stati fatti scendere un po’ alla volta e portati a Lampedusa, dove il magistrato li ha affidati alla polizia per l’identificazione, le richieste di protezione internazionale e tutte le indagini sul loro viaggio. I primi a scendere a terra sono stati una donna incinta e un disabile, poi gli altri 45 portati a terra a piccoli gruppi con i gommoni della Guardia costiera. Venerdì scorso il governo aveva acconsentito, con buona pace di Salvini, aveva fatto scendere le prime diciotto persone, cioè i minorenni con i loro genitori e un 40enne in gravi condizioni di salute. Ora il governo cercherà di ricollocarli tutti nei Paesi dell’Ue, ma intanto si sono già fatte avanti le Chiese evangeliche.

Il resto è l’ira di Salvini e lo scontro nella maggioranza gialloverde. Il vicepremier leghista, in tv, se l’è presa con Danilo Toninelli, ministro dei Trasporti M5S da cui dipendono le Capitanerie di porto: “Chi ha dato l’ordine? Se Toninelli intende riaprire i porti lo spieghi agli italiani”. Toninelli ha replicato di non parlare “a sproposito” di lui e ricordato l’intervento della magistratura. Luigi Di Maio ha aggiunto: “La magistratura è indipendente”. Salvini se l’è presa con il procuratore: “Sono pronto a denunciare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chiunque sia disponibile a far sbarcare gli immigrati irregolari su una nave fuorilegge. Questo vale anche per organi dello Stato: se questo procuratore autorizza lo sbarco, io vado fino in fondo”. Poi però, alla domanda di Giletti se davvero volesse denunciare il capo della Procura di Agrigento, ha risposto in modo più evasivo.

I poteri sui porti, in realtà, il Viminale non li ha. C’è solo una circolare delle Capitanerie di porto che assegna al Dipartimento libertà civili e immigrazione del Viminale la responsabilità di indicare il “Pos”, il place of safety, il porto sicuro, in caso di soccorsi in mare – eventi Sar, search and rescue, ricerca e soccorso – che coinvolgono migranti. Negli altri casi spetta alle Capitanerie di Porto che dipendono dal ministero dei Trasporti. Naturalmente risponde al Viminale la Guardia di Finanza nelle sue funzioni di polizia di sicurezza in mare. Qui però eravamo ormai al di là dell’evento Sar. C’era una nave davanti a Lampedusa e un’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare: il pm ha ordinato alla polizia giudiziaria, Finanza e Guardia costiera, di sequestrare la nave e far scendere tutti. Avrebbe potuto farlo anche per le navi bloccate nei mesi scorsi, stavolta l’ha fatto.

Due viadotti del Veneto nell’inchiesta Autostrade

Dalle autostrade dell’entroterra irpino e sannita a quelle del Veneto, la paura è la stessa: che le barriere laterali siano deteriorate e non a norma, come quella del viadotto di Acqualonga (Avellino) da cui precipitò nel 2013 il pullmino di ritorno da una gita a Lourdes, lasciandosi dietro 40 morti. E così l’inchiesta-bis della Procura di Avellino sulla sicurezza dei lavori di manutenzione di Autostrade per l’Italia esce dal recinto della Campania, diventa “nazionale” e punta verso il nord, fino ad arrivare sull‘a tratta A27, l’autostrada d’Alemagna che collega Mestre a Belluno.

Nei giorni scorsi il procuratore capo Rosario Cantelmo e il sostituto Cecilia Annecchino hanno notificato agli uffici di Aspi una “richiesta di esibizione e consegna documentazione” degli interventi eseguiti dall’azienda, o attraverso le imprese da lei incaricate, sulle barriere dei viadotti “Rio Salere” e “Ponte delle Alpi” della A/27. L’atto istruttorio è il frutto delle testimonianze di alcuni imprenditori del settore, raccolte durante le indagini sui lavori lungo le barriere dell’A/16 Napoli-Canosa, e segue di pochi giorni il sequestro preventivo delle barriere bordo ponte dei 12 viadotti disseminati sulla tratta A/16 tra Baiano e Benevento. Provvedimento motivato dal Gip avellinese Fabrizio Ciccone con 22 pagine intrise di preoccupazioni sulla qualità dei lavori di manutenzione dei sistemi di ancoraggio dei new jersey laterali, e in particolare sulla prassi adottata da Aspi di sostituire i tirafondi Liebig plus esposti alle intemperie nel tempo, con “barre filettate inghisate nel cordolo”.

Una procedura, decisa unilateralmente dalla società del gruppo Benetton, che secondo le indagini dell’accusa avrebbe compromesso la capacità di contenimento delle barriere agli urti dei veicoli, e che ricevette un parere negativo dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Per questa ragione tre ex direttori del tronco di Cassino sono indagati per concorso in crollo e disastro doloso: il dolo, secondo i pm, sarebbe consistito nell’attuare consapevolmente un intervento insicuro sui 12 viadotti tra Baiano e Benevento nonostante i 40 morti del 28 luglio 2013 e gli interventi a norma effettuati sul tratto della sciagura, e solo su quello: sul viadotto di Acqualonga infatti il sequestro ha riguardato solo le barriere del tratto in direzione opposta a quello da dove il bus volò nel vuoto dopo aver abbattuto un new jersey dai tirafondi marciti. Un new jersey che secondo la perizia dell’ingegnere Felice Giuliani, se ben mantenuto, avrebbe retto all’impatto.

Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici è recentemente tornato sulla questione, e come rivelato dal Fatto il 15 maggio, ha rinnovato il suo parere negativo alla sostituzione dei Liebig con le barre filettate in un’adunanza dell’11 aprile scorso, ritenendo insufficienti i risultati dei crash test effettuati da Aspi e inviati alle autorità competenti per ottenere ex post l’omologazione e la certificazione delle vecchie barriere. Anche questo documento sta per essere acquisito dalla Procura di Avellino, insieme alle carte in arrivo dal Veneto.

Gli inquirenti hanno chiesto copia dei documenti tecnici, amministrativi, contabili e fiscali dei lavori sulle barriere di questi due viadotti dell’A/27, per approfondire alcuni dubbi sollevati dalle imprese che sono intervenute lì negli scorsi anni e che attraverso i loro sensori avrebbero rilevato anomalie nella profondità dei sistemi di ancoraggio. Dubbi, sospetti. Nessuna certezza. Gli accertamenti sono appena iniziati.

Benetton, l’intervista è compresa nel prezzo

La nuova Repubblica diretta da Carlo Verdelli ha promesso di “alzare la voce”. Ma non con tutti. Il primo giorno: reportage da Genova sul ponte Morandi di Concita De Gregorio. I Benetton mai citati. Colpa delle paginate pubblicitarie con Luciano in persona come testimonial? L’evento è stato celebrato ieri da una delle firme del giornale, Francesco Merlo: intervistona a Luciano Benetton con domande tipo “è vero che il crollo del ponte Morandi con i suoi 43 morti ha ferito lei e ucciso suo fratello?”. Le vittime del disastro saranno affrante di aver causato tanto turbamento. Non manca una dettagliata analisi delle nuove pubblicità, con il solito Oliviero Toscani, il solito elogio del “meticciato” (parola che neppure Salvini oserebbe pronunciare), il mito del maglione colorato per nascondere il business delle autostrade. Resta solo un dubbio: l’intervista era compresa nel prezzo della campagna pubblicitaria o è stata una scelta, diciamo così, giornalistica?

C’è lo sciopero, Alitalia cancella metà dei voli

Giornata di possibili disagi, quella di domani, per chi deve viaggiare in aereo. È infatti in programma lo sciopero nazionale di 24 ore di tutto il settore, proclamato per denunciare la situazione occupazionale ma anche per le incertezze sul futuro dell’Alitalia. Lo sciopero unitario di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo, coinvolgerà piloti e assistenti di volo di Alitalia, Blue Air e Blu Panorama, tecnici della manutenzione e personale di terra; addetti all’handling, al catering e delle gestioni aeroportuali.

Diretta social mentre corrono in auto: 2 morti

“Stiamo andando a Rovigo siamo solo ai 200… fai vedere a quanto andiamo”. Sono le parole che si sentono in un video condiviso su Facebook da uno dei due giovani reggiani morti nella notte di ieri sull’A1 tra Modena Nord e Sud. I due si riprendono mentre sono in viaggio sull’autostrada, a quanto si capisce diretti a una festa. “C’è la strada pulita, si va… questa Bmw è un mostro, siamo ai 220”, dicono poi mostrando il cruscotto. “Ci fermiamo in Autogrill? No, ci sta aspettando la droga e il resto”, le ultime parole