Da quando gli italiani si sono accorti che esiste l’Umbria, a Perugia non c’è più pace. Perché tutti ne parlano, tutti vogliono ora sapere se sono corrotti come gli altri e, nel caso, se Catiuscia Marini, la governatrice, si dimette. Lo chiede anche il suo segretario, Zingaretti.
Catiuscia, da quando era in fasce, è stata arruolata. A Todi le hanno chiesto di fare ogni cosa, naturalmente il sindaco. Poi, pur di sbolognarla, l’hanno mandata in Europa. Sembrava fatta, e invece l’hanno dovuta richiamare in patria, e da nove anni presiede la Regione.
Governatrice: “Punto primo: non mi dimetto a comando. Decido io. Punto secondo: ho sempre rispettato le leggi”.
Fernanda Cecchini (assessore all’Urbanistica): “Che strano però, solo su di noi tanta attenzione. E mi pare che un avviso di garanzia per turbativa d’asta anche Zingaretti ce l’abbia. Ma giustamente non è stato causa di pregiudizio alla carriera. O vogliamo parlare dei calabresi? Quel che non va giù è questa differente percezione degli atti giudiziari. Come se avessero un peso variabile, e per gli umbri qualcosa di enorme”.
Governatrice: “Vado a memoria, ma mi pare che almeno sette, otto miei colleghi, sindaci e presidenti di Regione, siano stati toccati dalle inchieste. E tutti zitti, giustamente garantisti. L’avviso di garanzia è appunto una garanzia, c’è la presunzione di innocenza. Ma io sono stata trasformata in una colpevole ante litteram”.
Assessora: “E vogliamo parlare di De Luca?”.
Governatrice: “Mi hanno detto che c’è un sito web a lui dedicato. Che fornisce una specie di anamnesi giudiziaria, tiene il conto delle varie inchieste, di ogni singolo fascicolo, dello stato dei diversi processi. Andiamo su….”
Assessora: “Per me non c’è problema, torno a fare l’insegnante di sostegno nella mia comunità (in verità sono stata anche sindaco di Città di Castello).
Walter Verini, commissario del Pd: “Io sono di Città di Castello!”
Governatrice: “A me frega tenere distinte le posizioni, e spiegare a Roma che non si può trattare così un governo regionale e una comunità assai rispettabile”.
Commissario Pd: “Se si dimettono è molto meglio. Sgombriamo il campo da un equivoco, ci lasciano fare in santa pace l’ultima settimana di campagna elettorale e soprattutto dimostriamo che non siamo come gli altri”.
Governatrice: “A me dà noia che un deputato eletto nell’uninominale mi venga a dire cosa debba fare. Io ho preso i voti, uno per uno”.
Assessora: “Io non mi spavento di niente”.
Andrea Liberati, consigliere M5S: “Non siamo noi la talpa. Siamo stati chiamati a fare i consiglieri, cioè a consigliare. Voi avete le vostre responsabilità, l’Umbria sta vivendo l’ora più buia. La notte è alta, dimettetevi e facciamola finita”.
Roberto Morroni, Forza Italia: “Dimissioni”.
Commissario Pd: “Il partito risente del peso di quarant’anni di governo. È divenuto il partito delle preferenze. Tu quanti voti hai, mi chiedevano? Io rispondevo: voi state parlando di preferenze, non di voti. I pacchetti clientelari sclerotizzano e riducono a una struttura chiusa il partito che per definizione dovrebbe essere aperto a tutti”.
Governatrice: “Abbiamo fatto il sesto piano sanitario, quando altre regioni neanche hanno completato il primo. Ma mi facciano il piacere!”.
Assessora: “Ma per favore!”
Capogruppo Pd: “Respingiamo le dimissioni!”
Governatrice: “L’assemblea è sovrana. L’Istituzione non è di un partito, e chi la rappresenta ha l’obbligo di non subire pressioni da un partito, neanche nell’ipotesi che sia il suo”.
Assessora: “È successo un casino quando Calenda ha tirato fuori il caso della Calabria. Come? Marini si deve dimettere e Oliverio no?”.
Governatrice: “La chat dei deputati era intasatissima”.
Presidente dell’assemblea regionale:“Comunico i risultati: undici voti contro otto (compreso quello della presidente, ndr), si approva il documento che respinge le dimissioni”.
Governatrice: “Io non ho voluto dimettermi oggi, ma lo farò presto”
Assessora: “Bellissimo discorso”
Governatrice: “E mi viene il dubbio che queste pressioni esercitate sulla mia persona siano anche frutto del fatto che sono una donna. Colleghe, dovreste riflettere. Per una donna fare politica è più impegnativo”.
Commissario Pd: “Dobbiamo rigenerarci, ripartire, abbiamo tanti bravi dirigenti”.
Governatrice: “Mi dimetterò certo. Ma lo devo fare con un atto personale, staccato, distinto da questo groviglio di questioni. Devo salvaguardare la mia autonomia. Tempo qualche giorno, anche meno”.
Assessora: “Come detto ritorno a fare l’insegnante di sostegno”.
Governatrice: “Tra l’altro ai consiglieri regionali le mie dimissioni toccano fino a un certo punto. Le indennità corrono sempre. Avranno tre mesi per indire le elezioni: ora è maggio, le faranno ad agosto? A settembre magari il governo nazionale decide di accorparle al turno elettorale amministrativo e scavallano anche l’autunno. Vanno avanti col vice presidente. La verità è che solo io me ne esco, l’unica a rimetterci poltrona e stipendio. Se proprio vogliamo dirlo. Ma non ho problemi, basta che non mi senta il fiato addosso, questa pressione mostruosa. Le indagini, l’avviso di garanzia, i giornali. Tutto un concentrato”.
Presidente dell’assemblea: “La seduta è tolta”.
Governatrice: “Hanno detto di no alla crisi politica. Io rispetto il voto. Per adesso”.