Lo scarto fra un mondo in impetuosa trasformazione e una politica nazionale divenuta inconcludente avanspettacolo è sotto gli occhi di tutti. […] Oltre lo sterile dibattito fra sovranismo e globalismo, la verità è che tutti gli stati si trovano oramai provincializzati, sperimentando una condizione che già fu dei Paesi coloniali: l’incapacità di determinare il proprio destino. Da qui deriva la politica debole e incattivita di oggi – dagli Stati Uniti alle Filippine, dal Brasile all’Italia. Per quanto possa apparire paradossale, è precisamente dal tramonto degli Stati nazionali che scaturisce la grande insorgenza nazionalista della nostra epoca.
Questo paradosso è qualcosa che già individuava Hannah Arendt nel suo famoso studio sulle origini dei totalitarismi. È proprio in un momento storico di perdita di potere dei grandi Stati europei, negli anni in cui i padroni del mondo uscivano con le ossa rotte dalla Prima guerra mondiale, che il totalitarismo si manifesta come reazione alla perdita di presa e di controllo. Come un cane indebolito e malato, quindi impaurito e pronto a mordere. E così oggi, volendo scavare a fondo nel grande risentimento globale che contraddistingue la nostra età della rabbia, ciò che si trova è questo: impotenza.
Come se ne esce? A pochi giorni dalle elezioni europee, una delle strade possibili è davanti ai nostri occhi. Negli ultimi mesi la Cina è entrata nel dibattito pubblico italiano. […] Il progetto della Nuova Via della Seta è niente di meno che il primo, vero tentativo di trasformazione della globalizzazione neoliberale dai tempi della caduta dell’Unione Sovietica. Ma se, accecati da questo, non ci accorgessimo che proprio la vecchia Europa possiede le chiavi per trasformare il mondo?
L’Europa può divenire un agente di trasformazione di proporzioni inaudite. Capace di cambiare alla radice un modello economico in bancarotta morale e finanziaria e riprendere il controllo sulle grandi sfide del futuro. Pensiamo alla questione dei cambiamenti climatici: l’Europa avrebbe piena capacità di attuare un Green New Deal tale da rimettere a lavoro un continente e salvare un pianeta. Parliamo della trasformazione del più grande mercato mondiale in uno spazio ad energia 100% rinnovabile, con una nuova manifattura eco-compatibile e un piano straordinario di assunzioni per mettere in sicurezza i nostri territori: ambiente e lavoro. Attraverso la propria forza commerciale, poi, l’Europa sarebbe capace di imporre in tutto il mondo standard ecologici al rialzo, a partire da una nuova alleanza transatlantica.
Le risorse? Pensiamo a un tema come la giustizia fiscale. Sappiamo che fino a 1.000 miliardi vengono evasi o elusi al fisco ogni anno in Europa anche grazie al sistema dei paradisi fiscali. […] Cinque di questi paradisi fiscali sono all’interno della stessa Ue. Sarebbe possibile fermare questo scandalo già domani mattina, attraverso una tassazione minima comune capace di risanare i bilanci pubblici e rimettere giustizia nel sistema fiscale. […]
O pensiamo a un tema come quello dell’intelligenza artificiale, la vera macchina a vapore del XXI secolo. È in corso una nuova guerra fredda fra Stati Uniti e Cina. Possiamo solo scegliere se avere i nostri dati monitorati e monetizzati dalle grandi piattaforme della Silicon Valley o dal Partito Comunista Cinese, mentre ci abbandoniamo alla prospettiva di una perdita costante di posti di lavoro. Ma così come già fece con l’energia nucleare, fondando il Cern a Ginevra (dove venne inventato proprio il web!), l’Europa, il mercato più grande del mondo, potrebbe rompere il duopolio digitale e costruire un nuovo ecosistema indipendente dal controllo economico e politico, capace di creare nuova imprenditorialità di qualità, ridistribuire la ricchezza generata dall’automazione e archiviare sorveglianza e disinformazione.
Molti altri temi potrebbero essere aggiunti. Se rimaniamo invece arroccati in uno sterile dibattito inconcludente questo è perché abbiamo rinunciato a immaginare e praticare una politica capace di trasformare il mondo. Mentre è proprio un nuovo slancio internazionalista a restituire radicalità al pensiero e utopia alla politica. “La nostra patria è il mondo intero”, cantava un famoso stornello. E se distogliamo gli occhi per un attimo dalla cacofonia dei talk show ci possiamo accorgere come sia oggi proprio l’Europa a detenere la capacità di trasformare alla radice questa nostra patria comune. Eccola qua la sfida della nostra generazione: archiviare l’impotenza e riportare la politica all’altezza di un mondo che è già molto più avanti della nostra capacità di intenderlo e governarlo.
*filosofo, attivista e giornalista, con Yanis Varoufakis ha lanciato il movimento europeo DiEM25 “La tua patria è il mondo intero” (Editori Laterza) è il suo ultimo libro: sarà presentato a Torino in occasione del “Wake Up Europe! Festival”