Protagonista a sua insaputa della nuova tangentopoli lombarda. Lui che vive in Campania. La sua tesi, sostengono i pm, come merce di scambio per la più classica delle mazzette. Da ieri sul suo profilo Facebook Antonio Apuzza, postava la foto della sua laurea. Coincidenza o ironia? Matricola 654751, università Luiss.
È l’anno accademico 2014-2015. Antonio va all’esame e presenta il suo elaborato. Argomento interessante. Ci si occupa di made in Italy e più nello specifico di come aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè. Argomento attuale all’epoca, visto che l’Italia corre verso l’Expo 2015, il cui tema in via generale è il cibo. Quattro anni dopo, nel gennaio scorso, quel suo documento sarà scaricato dal Web e diventerà, secondo la Procura, il timone per stendere un documento-consulenza. Lavoro facile facile quello della società Premium consulting. Si tratta di una raffinata opera di copia e incolla. Insomma taglia e cuci. Preciso il giusto. Tanto l’accordo pare già esserci. Quel lavoro vale, secondo i pm, 31 mila euro. E pensare che Antonio Apuzza lo aveva fatto gratis e per arrivare alla laurea.
Se glielo avessero detto prima che quelle sue 85 pagine valevano tanto. Scrive Apuzza nella sua introduzione: “Il presente elaborato ha l’obiettivo iniziale di analizzare il Made in Italy e il mercato nazionale ed internazionale del caffè. Il focus di questo lavoro è, in particolare rappresentato da un output di un questionario che è stato somministrato ad un’utenza di 235 persone di nazionalità differenti in occasione dell’Expo Milano 2015. La tesi ha la finalità di comprendere quali delle sei dimensioni del Made in Italy (artigianalità, ricchezze naturali, estetica stile e design italiano, cultura storia e radici italiane, forte senso della comunità, stile di vita italiano) sia maggiormente influente nel processo di acquisto da parte dei consumatori”. Ora chi commissiona tale argomento sono le Officine meccaniche Rezzatesi di Marco Bonometti, una holding che di tutto si occupa tranne che di cibo e in particolare di caffè. Un particolare che la Procura ha rilevato e domandato al presidente di Confindustria Lombardia. Ma ci sta tutto in questa strana storia surreale.
Eppure Lara Comi insiste. E pare convinta: quelle consulenze sono reali. Posizione legittima ci mancherebbe. E probabilmente vera. Allo stato, però, la Procura legge quella consulenza come un accordo illecito teso a incassare un finanziamento per la propria campagna elettorale. Giampiero Biancolella, avvocato della europarlamentare fissa il punto e spiega: “Posso con decisione contestare che sussista l’illecito ipotizzato. Non vi era motivo alcuno che impedisse che un finanziamento del tutto lecito potesse essere effettuato secondo le modalità previste dalla legge. Non vi era quindi motivo per simulare un contributo elettorale con una prestazione di servizi. In ogni caso la prestazione è stata resa dalla società, nell’ambito dell’oggetto sociale della stessa e nell’ambito delle specifiche competenze”. Tutto regolare dunque. Resta però un rammarico: quello di Antonio Apuzza e del guadagno mancato. Chi lo avrebbe detto una tesi che vale oltre 30 mila euro.
Concludeva il giovane studente: “L’aspetto interessante di questo lavoro è la consapevolezza che al giorno d’oggi il mezzo di comunicazione di marketing più importante in termini di costi-opportunità è il passaparola, non a caso definito da molti studiosi come il mezzo di persuasione più efficace, che comporta una serie di vantaggi economici e di immagine per le aziende”.