Una targa nelle scuole per la Liberazione
Propongo di affiggere una targa in ogni edificio pubblico (ex. scuole, municipi, musei) che reciti: “Il 25 aprile l’Italia festeggia la liberazione dal nazifascismo”. “Prima di tutto vennero a prendere gli zingare, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”: non dimentichiamo ciò che scrisse Martin Niemoller.
V. R.
Un risata li seppellirà: l’ironia contro i potenti
Come mette bene in evidenza il direttore Travaglio, l’ironia è l’arma più potente contro i falsi messia che cercano di sedurre le masse presentando se stessi come leader carismatici in grado di risolvere magicamente tutti i problemi della terra. L’aveva intuito anche il movimento studentesco del ’68 che, riprendendo una frase del passato, gridava ai potenti: una risata vi seppellirà.
Domenico Forziati
La retorica antifascista e il pericolo dell’intolleranza
Ho letto della cacciata dei rappresentanti antimafia del M5S da parte del fratello di Peppino Impastato.
Questo gesto di intolleranza fanatica verso chi combatte la mafia da parte di un parente di una vittima dimostra una volta di più a quale livello di follia è giunta la lotta tra fazione e camarille in Italia, e come la demagogia del dare del fascista a vanvera abbia ormai portato ad atteggiamenti fanatici e intolleranti, e che non basta dirsi antifascisti, ma bisogna esserlo nella condotta pratica.
Tale episodio conferma ciò che ha scritto il vicedirettore Feltri pochi giorni fa sulla retorica insulsa del dare del fascista a vanvera.
Vincenzo Magi
Il giornalismo ha bisogno di imparzialità e oggettività
Due righe per ringraziare la vostra direzione e tutti i giornalisti della testata che ogni giorno si prodigano per portare a noi lettori la notizia per così com’è, senza genuflessioni di sorta. Leggendo il vostro giornale ho trovato ciò che veramente cercavo, un sollievo alle mie idee, perché non potevo continuare a leggere il lupo mannaro capitalista che tira i fili legati alla mano dei giornalisti, a mo’ di pupi siciliani, a impormi le sue idee. Grazie ancora e continuate così.
Fulvio da Pordenone
Leggo un suggestivo articolo del collega Roselli sul Fatto di oggi riguardo una struttura Delta che in Rai orienterebbe in senso leghista l’attività della Azienda. Non entro nel merito della tesi ma a questo punto devo fare una doverosa precisazione, altrimenti si ingenera una clamorosa confusione e un grave equivoco. Con un ordine di servizio aziendale, come in occasione dell’ultimo voto politico e del precedente referendum costituzionale, è stato istituito un gruppo di lavoro in Rai, coordinato da me e dalla mia direzione relazioni istituzionali, per assistere e aiutare se richiesto i direttori di rete e di testata nel loro complesso compito di applicare la normativa sulla par condicio: riunioni pubbliche e richieste di pareri. Così è accaduto nel caso citato nel vostro articolo (una intervista del vicepresidente del Consiglio Di Maio a una puntata di Che tempo che fa): ho risposto a una richiesta arrivata dal responsabile Rai della trasmissione, a cui ho ricordato le norme in questione e al quale è stata poi rimessa la decisione di effettuare la intervista, che è poi stata realizzata. Questi i fatti. Nessun tentativo di bloccare l’intervista come si vorrebbe far credere. Riguardo invece alle etichette che spesso vengono attribuite da alcuni giornali, mi corre l’obbligo di ricordarne alcune che ho ricevuto: esponente del mondo cattolico, vicino al pd, amico di Rutelli, area Opus Dei, moderato, amico di Gentiloni, ora pure sovranista. Ho ovviamente le mie idee e i miei liberi convincimenti che mi formo ogni giorno sulla base dei principi in cui credo e a cui mi sforzo di aderire. Ho iniziato a collaborare con la Rai 40 anni fa e ne sono dipendente da 32 avviato a questa professione da Ettore Bernabei, sono stato addetto stampa con il governo Fanfani nel 1982, notista politico di Avvenire e del Tg 3 con Sandro Curzi, sono stato vicedirettore del Tg1 per 14 anni con sei direttori diversi. Ognuno è libero di mettere etichette, io altrettanto libero di rifiutarle e di cercare di far meglio il mio lavoro per la Azienda per la quale, come tanti miei stimati colleghi, mi impegno da professionista ogni giorno .
Fabrizio Ferragni
Caro Ferragni, non posso fare altro che confermare quanto già scritto. A quanto mi risulta, lei ha contattato direttamente una persona dello staff di Fabio Fazio per chiedere se fosse il caso di intervistare Luigi Di Maio nella puntata del 7 aprile 2019, facendo presente l’impossibilità di controbilanciare la cosa con una successiva intervista a Matteo Salvini (dato che Salvini da Fazio non ci va).
Gianluca Roselli