Contro. Giuseppe Pisauro. Upb
“Inefficiente e iniquo: non aiuta l’ambiente e favorisce i più ricchi”
Raramente una misura ha ricevuto il sostegno pressoché unanime delle forze politiche in Parlamento come nel caso del Superbonus o Ecobonus 110%. Le motivazioni avanzate sono varie. La più importante sembra essere il rinnovamento del patrimonio edilizio del Paese verso la transizione ecologica. In questa ottica, i dati mostrano che il Superbonus è semplicemente non sostenibile e distorsivo. A novembre una spesa di oltre 13 miliardi ha finanziato circa 70.000 interventi, lo 0,54% delle abitazioni unifamiliari e lo 0,87% dei condomini italiani. La cifra che occorrerebbe per coprire l’intero patrimonio viaggerebbe così verso i 2.000 miliardi. L’eccessiva generosità rende lo schema inefficiente, in quanto, eliminando ogni conflitto di interessi tra proprietari di immobili e imprese edili, induce un aumento del costo del risparmio energetico, come ha sottolineato il presidente del Consiglio mercoledì, quando ha ricordato “l’aumento straordinario dei prezzi delle componenti delle ristrutturazioni”. Un fenomeno noto agli economisti come terzo pagante.
In parte, l’aumento dei costi dipende anche dal fatto che lo schema è percepito come temporaneo, il che determina un volume di domanda che supera la capacità dell’offerta. Così, vi è chi invoca un Superbonus permanente, il virtuale raddoppio del debito pubblico. Un sussidio sovrabbondante, infine, è un potente incentivo a comportamenti illeciti: le ultime notizie raccontano di 4 miliardi di fatture bloccate per sospette frodi (per il complesso degli schemi di cessione del credito e sconto in fattura che comprendono il bonus facciate del 90% e altri).
Le agevolazioni per l’efficienza energetica rispondono certamente a un interesse pubblico. Dal punto di vista economico, le ristrutturazioni generano due tipi di benefici: uno per il proprietario (bolletta energetica più bassa) l’altro per la collettività (riduzione delle emissioni). Ha senso che lo Stato finanzi solo il costo del secondo tipo di beneficio. Bene, quindi, un contributo pubblico ma solo parziale. Una misura come quella del vecchio Ecobonus, 65%, pur già molto generosa, sarebbe più accettabile. In ogni caso, il volume delle risorse necessarie rende chiaro come nell’ottica di una effettiva transizione ecologica, sarebbe fondamentale mobilitare anche il risparmio privato. A questo obiettivo potrebbe contribuire anche la regolamentazione. Un esempio è lo schema facciate in Francia: a Parigi i proprietari devono rinnovare le facciate ogni dieci anni, con una detrazione immediata del 30% delle spese per l’efficienza energetica (altrimenti i lavori li fa la municipalità che poi va rimborsata).
Una seconda motivazione è il sostegno al settore dell’edilizia, cui spesso nel dibattito pubblico si accompagna la questione dell’emersione del sommerso. L’impressione è che misure come questa possano danneggiare il settore favorendo l’ingresso nel mercato di imprese inefficienti. Più in generale, il sostegno con agevolazioni fiscali alle costruzioni è una costante ormai dal 1998 (quando fu introdotta una detrazione temporanea del 41% per le ristrutturazioni). Un sostegno permanente droga il settore e ha ovvi effetti distorsivi (perché questo settore e non altri? Anzi, rimanendo in tema di transizione ecologica, perché non un bonus 110 per le auto elettriche?). Nei prossimi anni, il sostegno alle costruzioni verrà dallo straordinario volume di investimenti in infrastrutture attivato dal Pnrr, rispetto al quale non è chiaro se oggi il settore sia attrezzato (mancano migliaia di addetti). Riguardo al sommerso, basta osservare che se si esenta totalmente dall’imposta un tipo di spesa, l’emersione sarà totale ma naturalmente il costo per il fisco sarebbe ben superiore ai benefici.
Vi è poi la questione degli effetti distributivi. Già le vecchie detrazioni avvantaggiavano in misura sproporzionata i più ricchi: oltre la metà delle detrazioni per ristrutturazioni e risparmio energetico andava al 15% più ricco dei contribuenti (il top 1% otteneva il 10% delle risorse). È probabile che con il Superbonus la situazione peggiori. Le prime evidenze mostrano una concentrazione degli interventi nelle categorie catastali più elevate. A ciò si aggiunge la dimensione media del sussidio che non ha precedenti. I 70.000 interventi realizzati finora hanno un costo medio di 574.000 euro per i condomini e oltre 100.000 euro per gli edifici unifamiliari (cifre in aumento nelle rilevazioni mensili). Nei rapporti dell’Enea compare anche un castello in Piemonte, beneficiario di oltre un milione di euro. Insomma, come vincere una lotteria.
Nel 2019, prima dell’introduzione dei sussidi più generosi (Ecobonus 110 e Facciate 90%), il fisco restituiva ai proprietari con le detrazioni per ristrutturazioni e risparmio energetico quasi metà del gettito di Imu e Tasi (che vale circa 20 miliardi). È plausibile che con i nuovi schemi la restituzione diventerà completa. Nel frattempo, però, parlare di revisione del catasto resta un tabù.
*Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) (Questo articolo sarò pubblicato anche su Lavoce.info)
Pro. Riccardo Fraccaro (5Stelle)
“Ha spinto la ripresa: falsità su costi e truffe”
Per la prima volta dopo decenni, l’Italia nel 2021 cresce a un ritmo superiore a quello della media europea: il tasso di crescita del Pil supera il 6%, un punto percentuale al di sopra di quello previsto per l’Unione europea nel suo insieme. Il dato deve molto al rimbalzo dell’economia rispetto alla caduta del 2020, ma è innegabile che il Superbonus 110% abbia trainato il settore delle costruzioni, dando così un impulso decisivo alla crescita registrata finora.
Secondo un recente studio del Cresme, presentato in audizione alla Commissione Ambiente della Camera, almeno un quarto della crescita del Pil è dovuto alla crescita dell’edilizia: senza le costruzioni, la nostra crescita nel 2021 sarebbe inferiore di 1,6 punti percentuali. Inoltre, gli occupati diretti e indiretti nel settore della riqualificazione edilizia sono passati da una media annua di 420mila unità nel 2016 a 765mila nel 2021. Secondo gli ultimi dati dell’Enea, il Superbonus ha attivato finora circa 11,9 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione, che corrispondono a poco meno di 70.000 cantieri aperti in tutta Italia. E l’Istat mostra che a ottobre 2021 l’indice della produzione nelle costruzioni è cresciuto del 13,9% rispetto a ottobre 2020.
Sono numeri straordinari che mostrano come il Superbonus stia agendo come una vera e propria politica industriale. Una misura che, come mostrato da alcuni studi, è in grado di ripagare nel tempo l’investimento grazie ad un elevato effetto moltiplicatore. Inoltre, è amica dell’ambiente perché permette di ottenere una riduzione delle emissioni e garantisce risparmi alle famiglie, anche a quelle meno abbienti che, prima del Superbonus, non avevano liquidità sufficiente per utilizzare i bonus edilizi. Non a caso, il 15 dicembre la Commissaria europea all’energia Kadri Simson ha dichiarato che queste misure sono benvenute e rappresentano “guadagni significativi per i consumatori”. Bruxelles ha promosso a pieni voti il Superbonus, indicandolo come best practice a livello europeo, con la Strategia “A Renovation Wave for Europe”.
Nonostante questo, negli ultimi mesi il Superbonus è stato oggetto di critiche, in particolare per via del timore di un aumento delle frodi e dei prezzi in corso. Va ricordato, innanzitutto, che l’erogazione dei benefici fiscali del Superbonus è sottoposta a rigorosi controlli. Su questo punto sono state affermate numerose inesattezze, da ultimo proprio dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale ha dichiarato in conferenza stampa che l’Agenzia delle Entrate avrebbe bloccato ben 4 miliardi di euro di crediti fiscali relativi al Superbonus. La stessa Agenzia ha però precisato che questa cifra è riferita a tutti i bonus edilizi, compresi i bonus energetici e quelli relativi alle locazioni non abitative. Non è certo la presenza di alcune frodi, peraltro individuate dall’Agenzia, a minare la validità di questa misura: è fondamentale informare imprese e famiglie con dati corretti, onde evitare di bloccare gli investimenti.
Per quanto riguarda la crescita dei prezzi, va ricordato che da mesi è in atto un aumento dei prezzi delle materie prime a livello globale, dovuto alla loro difficoltà di reperimento. Ad esempio in Germania, a ottobre 2021, i prezzi delle materie prime hanno subito la più forte crescita annuale sin dalla crisi petrolifera del 1974: non può essere certo colpa del Superbonus italiano.
Dovremmo piuttosto chiederci che cosa sarebbe successo al comparto dell’edilizia, in piena crisi pandemica e con questo scenario internazionale, senza il Superbonus. Ciò non toglie che un attento monitoraggio dei prezzi per evitare fenomeni di abuso, anche attraverso la convocazione di un tavolo interministeriale, sia utile e auspicabile.
La difesa del Superbonus ottenuta dal Parlamento è un successo storico per il Paese. La compattezza delle forze politiche e della società civile nel sostegno a questa misura dimostra che l’Italia ha sviluppato un modello intelligente di transizione ecologica. Un modello in cui lo Stato non ostacola il mercato ma lo orienta, creando sviluppo e occupazione con benefici per l’ambiente.
*Senatore 5S, ex sottosegretario a Palazzo Chigi e ideatore del bonus