Era stato arrestato dopo un’operazione condotta dalla polizia con telecamere e microfoni nascosti, quindi costretto all’obbligo di dimora in Lombardia e processato a Modena per un reato infamante come l’estorsione. Nel corso del processo la pm Claudia Natalini ha poi chiesto l’attenuante dei “motivi di particolare valore morale o sociale”, come fosse una sorta di “estorsione a fin di bene”, perché quei soldi per interrompere i picchetti di sciopero, tra 60 e 90 mila euro secondo l’accusa, se davvero li aveva chiesti non erano per lui ma semmai per la “cassa di resistenza” destinata agli iscritti rimasti senza lavoro. E comunque aveva sollecitato una pena di due anni e quattro mesi. Ma ieri Aldo Milani, 71 anni, combattivo leader del Si Cobas che dichiara 40 mila iscritti e si è radicato nel difficile mondo della logistica, è stato assolto in primo grado dal Tribunale di Modena “perché il fatto non sussiste”.
La storia risale al gennaio 2017. Milani fu arrestato insieme a un misterioso intermediario, Danilo Piccinini, che si era inserito nella vertenza del magazzino di carni Alcar Uno dei fratelli Levoni a Castelnuovo Rangone (Modena). La polizia piazzò le telecamere durante un incontro tra i Levoni, Milani e Piccinini; vide passare di mano una busta con dentro cinquemila euro poi ritrovata addosso a Piccinini; in un brogliaccio fu registrata la frase “quello che vi do oggi consideralo un acconto”, ma secondo le successive perizie la frase era “ti do”, rivolta da Luca Levoni al solo Piccinini, e non “vi do”. Nel frattempo l’intermediario è stato condannato a due anni e quattro mesi con il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena. E ora arriva l’assoluzione di Milani, che ha sempre negato di aver chiesto soldi ai Levoni.
“Una montatura, una trappola orchestrata ad arte per fermare il sindacato”, ha sempre detto il sindacalista. Il Si Cobas, i cui metodi suscitano dibattito e polemiche anche da parte di altri sindacati di base, è da anni interlocutore della Federazione dei trasportatori anche a livello nazionale ed è stato protagonista di lunghe vertenze e blocchi delle merci, dai magazzini di Piacenza a quelli dei grandi spedizionieri e alla Granarolo di Bologna, dove lavorano per lo più facchini stranieri assunti da cooperative in subappalto. Nel complesso il settore della logistica vale poco meno del 10 per cento del Pil.
In tribunale, davanti al collegio presieduto dal giudice Federico Maria Meriggi, Milani è stato difeso dagli avvocati Alessandro Gamberini e Marina Prosperi di Bologna, che hanno sottolineato come “la golosità della preda” abbia fatto “dimenticare le regole della caccia”. In particolare i difensori hanno discusso il brogliaccio sbagliato ma anche l’intercettazione in cui un funzionario della polizia diceva a Lorenzo Levoni frasi come “abbiamo devastato i Cobas a livello nazionale” e “abbiamo fatto una cosa pazzesca (…) cioè come arrestare, non so, Luciano Lama ai tempi della Cgil d’oro (…), il segretario nazionale dei Cobas che è l’incubo di Granarolo, Ikea”. Il poliziotto rassicurava l’imprenditore: “Adesso vi togliete dalle palle questa gente e non solo voi, avete fatto un’opera sociale per tutti gli imprenditori onesti sotto schiaffo di tutta Italia, mica solo di Modena, eh”.