Questa volta non è indagato ma, politicamente, l’avviso di garanzia alla sua compagna Adriana Toman è un altro guaio giudiziario per il presidente della Calabria Mario Oliverio, candidato in pectore del Pd alle prossime Regionali. Dopo “Lande desolate” e “Passepartout”, la Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini sui fondi destinati nel 2016 ai circuiti teatrali regionali: 660 mila euro in parte stati assegnati a soggetti vicinissimi a Mario Oliverio e alla sua compagna indagata per turbata libertà degli incanti.
Soldi pubblici (circa 220 mila euro) che, su istigazione di Adriana Toman, sono stati dirottati alla compagnia teatrale di “Porta Cenere”, di cui era direttore artistico Marco Silani, amico di Oliverio e della sua compagna.
L’inchiesta trasuda il sistema di potere, affari e politica che in Calabria è targato Pd che esce a pezzi dall’indagine “Passpartout”, così come il governatore Oliverio e l’ex deputato Nicola Adamo, marito della parlamentare Enza Bruno Bossio.
Non indagata, quest’ultima è stata intercettata a febbraio 2015 quando si vanta del nuovo assessore ai Trasporti Roberto Musmanno. La scelta l’ha fatta Oliverio, ma la Bruno Bossio si prende il merito al telefono con il direttore di Ferrovie della Calabria Giuseppe Lo Feudo. “È il mio regalo per te” dice all’uomo, ora indagato e all’epoca interessato all’appalto per la metropolitana di superficie di Cosenza. Lo Feudo replica: “È una cosa bella… Sarà una tranvia che li seppellirà”. L’inchiesta è partita da Napoli, dove era stato intercettato Giovanni Santilli, giornalista, oggi “vicesegretario generale della Fondazione Icsa fondata Francesco Cossiga e Marco Minniti”.
Gli inquirenti lo sentono parlare di Calabria dove “c’è – scrivono i pm – un ‘gruppo’ di potere riconducibile a Nicola Adamo e alla moglie Vincenza Bruno Bossio”. “Sono due fondamentali, là, nelle scelte” diceva Santilli. L’inchiesta del procuratore Gratteri gli ha dato ragione: Adamo è il “regista delle vicende politiche e amministrative calabresi”.
Dai collaboratori da piazzare nelle strutture dei consiglieri regionali agli incarichi affidati dall’ufficio di presidenza di Palazzo Campanella. Nelle intercettazioni tra Adamo e la Bruno Bossio c’è anche il progetto di una “struttura ad hoc per il controllo dei dirigenti”: “Tutte le carte – dice alla moglie – devono passare dalle nostre mani”.
Nonostanteda tempo non ha incarichi pubblici, Adamo riesce a stare “dietro le quinte” della politica regionale di cui, a tutti gli effetti, è il puparo in grado di trasformare il suo factotum, un tale Feliciano, da sorvegliante idraulico di “Calabria Verde” a responsabile amministrativo della società in house. “Guadagnerebbe il quadruplo” spiega a Enza Bruno Bossio.
L’ex vicepresidente della Regione vorrebbe di più per lei. Potrebbe gestire i fondi europei ma per farlo dovrebbe approdare al ministero degli Affari regionali.
È il febbraio 2015 e l’ex deputato del Pd caldeggia la nomina della moglie a sottosegretario. “Salverebbe la Calabria” confida a un tale Egidio che lo rassicura (“Sto lavorando nel merito”) e gli svela “di aver parlato con Roberto”. Per gli inquirenti si tratta di “Roberto Speranza, capogruppo del Pd alla Camera”. Ne parla pure con l’ex deputato Ugo Malagnino. Poi intercettato Adamo spiega i vantaggi dell’operazione: “Ci prendiamo tutto… dal punto di vista del consenso politico”.