Li avevamo incontrati quando Syriza stava per salire al potere, nel gennaio 2015. All’epoca Irini, Dimitris, Maria, Christos, Yannis, Annita, Diana, Vanguélis e Katerina ci avevano raccontato le difficoltà a cui dovevano far fronte, ma anche le loro convinzioni e aspettative. Quattro anni dopo, quale è la loro situazione? Siamo andati dunque ad Atene e in regione per incontrarli di nuovo. Dai loro racconti emerge che la loro situazione sul piano economico è globalmente migliorata, ma tante sono le delusioni e le difficoltà che talvolta persistono.
Maria, 46 anni, impiegata
Quando l’abbiamo incontrata nel gennaio 2015, Maria era molto arrabbiata. Dopo cinque anni di crisi finanziaria, aveva raggiunto Syriza e cominciato a militare nel sindacato dell’Olpe, l’azienda leader in Grecia nella raffineria di petrolio dove Maria lavora. Lo stipendio le era stato tagliato del 15% e diversi dipendenti erano stati licenziati. Oggi l’azienda è diventata una gallina dalle uova d’oro. La direzione è cambiata, siamo riusciti a recuperare gli stipendi di prima della crisi e stiamo anche negoziando nuovi aumenti. Sono molto fiduciosa per i miei figli e il loro futuro”.
Sul futuro dell’Olpe resta tuttavia un punto interrogativo: il governo riuscirà a impedire che venga interamente privatizzata? Maria ha scritto due lettere al primo ministro per difendere la partecipazione statale nell’azienda. Penso che il governo farà il possibile. Nel 2015 non avevo capito perchè aveva trasformato il No al referendum in un Si ai creditori, invece, ha seguito la strada giusta”.
Vanguélis, 30 anni, cuoco
Dopo aver aperto un’osteria con la zia, nel 2014, Vanguélis ha dovuto cedere l’attività che non andava bene e, dopo un breve periodo di disoccupazione, durante il quale ha cercato attivamente lavoro, due anni e mezzo fa, ha finalmente trovato un posto in un ristorante di Psyri, nel centro di Atene. “Sul piano economico, la mia situazione è migliorata molto. Non ho più lo stress dell’imprenditore e per me è meglio così. Ma se riesco a cavarmela non è certo per merito dei nostri dirigenti che non hanno fatto niente per le classi popolari”. Se il governo ha di recente preso delle misure per aumentare il salario minimo, non ha modificato invece la soglia del reddito imponibile, che resta sempre molto basso, secondo Vanguélis. “Tsipras aveva promesso che avrebbe soppresso l’imposta fondiaria sulla prima casa e non lo ha fatto. Segue le istruzioni del Fondo Monetario Internazionale e di Angela Merkel e cura gli interessi dei grandi gruppi”. Nel 2015, Vanguélis era andato alle urne per la prima volta e aveva dato il suo voto a Syriza. Quest’anno non voteròper le elezioni europee né per le municipali”.
Annita, 44 anni, giornalista
Una delle prime promesse elettorali di Alexis Tsipras a essere stata mantenuta una volta al potere è stata la riapertura dell’Ert, la radiotelevisione pubblica greca, chiusa dal governo Samaras, nel 2013. Anche Annita, giornalista nell’azienda pubblica, ha ritrovato il suo lavoro. Ma dopo essersi battuta per quasi due anni per salvare la sua tv, ha deciso di cambiare posto di lavoro. Da redattrice web è passata a occuparsi della produzione e realizzazione delle trasmissioni. Lavora tanto, fino allo sfinimento, per uno stipendio inferiore a quello che prendeva prima della crisi. Sola con tre figli a carico, ha bisogno di aiuto per pagare l’affitto. “L’incubo ora, per quanto mi riguarda, è Kyriakos Mitsotakisa”. Ovvero il leader della destra, e presidente del partito Nuova Democrazia, che sta adottando una linea politica sempre più dura e potrebbe vincere su Syriza alle prossime elezioni.
Christos, operaio, 41 anni
Christos risponde con entusiasmo al telefono quando riprendiamo contatto con lui dopo quattro anni. “La mia situazione non ha più niente a che vedere con quella del 2015”, esclama. Christos era stato licenziato nel 2009 all’inizio della crisi. Dopo sette anni di disoccupazione, aveva ricominciato a trovare qualche lavoretto nel 2016. Dall’inizio del 2018 lavora in un’azienda di calcestruzzo. Si tratta di contratti alla giornata, come spesso accade in Grecia nel settore delle costruzioni, ma il lavoro è in regola: Christos versa contributi per la pensione e ha di nuovo la copertura sanitaria. Nel frattempo si è anche allontanto dal collettivo in cui militava prima dell’arrivo di Syriza al potere e che aiutava numerose famiglie in difficoltà con la colletta e la distribuzione di prodotti alimentari. Ormai ha meno tempo a disposizione e ritiene inoltre che la gente ha meno bisogno dell’aiuto delle associazioni. Christos e la compagna, che invece è ancora disoccupata, possono permettersi ormai di andare al cinema o al teatro di tanto in tanto. Quest’anno sono riusciti a prendere dei giorni di vacanza che hanno passato sull’isola di Egina, una delle più vicine da Atene. Hanno anche di nuovo voglia di fondare una famiglia, un’idea abbandonata quattro anni fa.
Irini, 36 anni, analista
Nel 2014 , Irini e il compagno, Yorgos, avevano partecipato alla creazione di una cooperativa per la vendita diretta di prodotti alimentari a Exarchia, il quartiere di Atene culla della sinistra e dell’anarchismo e vivaio di artisti. Ma l’attività non ha funzionato come speravano. Irini e Yorgos oggi hanno due figli. Entrambi continuano a lavorare nel settore informatico che non è stato colpito dalla crisi e che è in gran parte finanziato da sovvenzioni europee. Un tempo Irina era vicina a Syriza. Ma l’evoluzione della società greca degli ultimi anni le ha lasciato l’amaro in bocca. “Fino al 2015 speravo che la Grecia sarebbe diventata il paese della mobilitazione sociale, che la popolazione avrebbe mantenuto un atteggiamento radicale. Invece oggi la mobilitazione è inesistente, la sinistra è frantumata e a Exarcheia si vedono solo turisti! L’esperienza di Syriza al potere ha rivelato quanto lo spazio per una politica di sinistra nei fatti resta limitato”.
Dimitris, 35 anni
Dimitris non lavora da quattro anni. Nella cittadina del Peloponneso dove vive, Aigio, sente di girare a vuoto. Si occupa degli ulivi di famiglia, ma quest’anno la raccolta è scarsa. Ha anche lavorato in nero a giornata in alcuni ristoranti, ma a un certo punto ha deciso di smettere: “Non voglio più lavorare senza versare contributi per la disoccupazione”. In tanti, tra le conoscenze di Dimitris e della moglie, si sono esiliati, chi nelle isole per lavorare nel turismo, chi ad Atene o all’estero. L’ultimo, lo scorso settembre, ha preso un volo per la Germania per andare a lavorare come infermiere in un ospedale. Dimitris però non ha perso le speranze.
Katarina, 57 anni, ingegnere
Katarina, ingegnere specializzata nell’alimentazione, non ha mai perso il suo lavoro, neanche negli anni dell’austerità. Ma la crisi ha risvegliato in lei una coscienza militante e politica. Nel 2011 ha partecipato al movimento degli Indignati. Poco tempo dopo ha raggiunto Syriza. A inizio 2015, quando l’avevamo incontrata per la prima volta, militava in un caffè associativo che tentava di ricreare il legame sociale in un quartiere difficile di Atene. “Quando Syriza è arrivato al potere, pensavamo che le iniziative basate sulla solidarietà sarebbero scomparse. Invece c’è ancora bisogno di aiuto e molte persone restano mobilitate”. Katarina ritiene che, nonostante i compromessi a cui ha dovuto piegarsi, il governo Tsipras sia rimasto fedele ai suoi valori.
Oggi è candidata al consiglio municipale di Atene sulla lista di Syriza. “Non per essere eletta – precisa -, ma per apportare il mio sostegno”.
Yannis, 62 anni
Dal 2015 Yannis alterna contratti a tempo e periodi di disoccupazione. Ha lavorato come imbianchino in un municipio, poi a giornata sul cantiere navale di Perama, nella periferia del Pireo. Ora è senza lavoro ma, rispetto alla prima volta che lo abbiamo incontrato, dice che economicamente sta meglio. Grazie agli assegni di disoccupazione che riceve nei mesi di inattività e le sovvenzioni sociali instaurate dal governo Tsipras, riesce a mantenere la famiglia: la moglie, i tre figli, di cui due vivono ancora con i genitori e una nipote. Ci mostra con un certo orgoglio le due card a cui ha diritto, una per gli acquisti alimentari, l’altra per i prodotti di altro genere. Tutti i mesi le carte vengono ricaricate di 250 euro ognuna. Come disoccupato, Yannis ha anche diritto alla gratuità dei trasporti ad Atene e provincia e, poiché non è proprietario, riceve un sussidio casa che copre quasi la totalità dell’affitto. “Ormai mi avvicino alla pensione, che non sarà superiore ai 600 euro”
(traduzione Luana De Micco)