Quando si parla di elezioni, le sorprese arrivano di solito il giorno dopo il voto, magari con i risultati reali a smentire i sondaggi. Con queste europee, invece, una grande sorpresa è arrivata prima che gli elettori si recassero alle urne: il caso Brexit. All’appuntamento sono chiamati circa 380 milioni di cittadini dei Paesi Ue e il voto è spalmato su quattro giorni, tra il 23 e il gran finale di domenica 26 maggio: giorno in cui si esprimeranno la maggior parte dei cittadini europei, italiani compresi.
Era tutto pronto per un voto a 27 Stati, con un Parlamento più piccolo (i seggi dovevano passare da 751 a 705) e i posti del Regno Unito parzialmente ripartiti (all’Italia ne sarebbero toccati 3 in più: dai 73 di oggi a 76). Invece, date le indecisioni di Londra su tempi e modi di Brexit, i britannici dovranno votare. Oltretutto inaugurando proprio loro giovedì 23 maggio la maratona elettorale della più grande democrazia transnazionale del mondo. La partecipazione al voto dei britannici cambierà sensibilmente, anche se non drasticamente, gli equilibri politici continentali, nel quadro di un’Eurocamera che si preannuncia frammentata. E che nascerà, stavolta, senza maggioranza preordinata. Abbiamo intervistato cinque esponenti di primo piano di questa corsa elettorale, in rappresentanza delle famiglie politiche europee. Dai liberali al raggruppamento di Le Pen e Salvini, dai Verdi e sinistra radicale, fino ai Conservatori e Riformisti a cui ha recentemente aderito Fratelli d’Italia. A tutti loro è stata rivolta la domanda sul futuro dell’Europa in termini di proposta politica, alleanze possibili e prospettiva di formazione del nuovo “governo” dell’Ue.
Nico Cué (Gue)
Combattiamo l’austerità, vogliamo più politiche sociali e meno evasione
Nico Cué, sindacalista belga, è insieme a Violeta Tomic, candidato di punta (o Spitzenkandidat) alla presidenza della Commissione europea per il gruppo della Sinistra Unitaria (Gue)
Che modello di Europa proponete per il futuro?
Un’Europa diversa, che rompe con quella attuale. Siamo di fronte a un deficit democratico: mancano una serie di strumenti che sono essenziali per la vita dei cittadini. Durante la crisi la Bce ha sborsato miliardi di euro per sostenere il mercato e le banche in difficoltà. Lo ha fatto però senza coinvolgere i cittadini e soprattutto non tenendo conto dei bisogni reali delle persone. Le raccomandazioni della Bce, per esempio, vengono sempre fatte in merito alla stabilità dei conti, mentre non toccano mai la necessità di politiche sociali. A questo deficit democratico nel cuore dell’Europa può rispondere il Parlamento europeo, ovvero l’unica istituzione democraticamente eletta dell’Ue. Anche per questo motivo pensiamo che l’appuntamento elettorale sia importante.
Quali sono le vostre proposte?
Combattere l’austerità in nome dell’Europa sociale che negli anni è stata sempre più lasciata da parte, ma che era in realtà all’origine del progetto. Austerità e dumping tra gli Stati – che sia fiscale o sui salari – pesano molto sulla vita delle persone. Ecco perché dobbiamo sospendere l’austerità e lavorare per una piattaforma sociale comune a tutti i Paesi.
Qual è il vostro rapporto con i socialisti e con tutto il resto dello schieramento progressista?
Dobbiamo discutere con i compagni Socialisti ma non si può andare da Macron a Tsipras – come invece propone il segretario del Pd Nicola Zingaretti. I socialisti però devono decidere: o si continua a demolire lo stato sociale e a favorire solo la finanziarizzazione dell’economia, oppure si investe nel servizio pubblico e nello Stato sociale.
Proponete di rappresentare una sinistra vicina al popolo. Eppure sono i populisti che mietono consensi in tutto il continente. Perché è più facile per loro che per voi parlare alla gente?
Perché noi di sinistra esprimiamo il desiderio di vivere insieme, di accogliere gli altri. La destra al contrario fa appello alla chiusura, all’odio, non alla generosità come facciamo noi. Intercettare il consenso è più difficile per noi che per loro: noi parliamo alla ragione, loro alla pancia. Invece di prendercela con i rifugiati, dovremmo cercare di recuperare i soldi che vengono sottratti dall’evasione fiscale: li potremmo utilizzare per costruire scuole, ospedali e infrastrutture.
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Kosma Zlotowski (Ecr)
Spezzare l’asse tra Popolari e Socialisti, le sovranità nazionali tornino al centro
Kosma Zlotowski, eurodeputato polacco del PiS (Diritto e Giustizia), è tesoriere del gruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr) al Parlamento europeo.
Quali sono le vostre proposte per l’Europa?
Noi vogliamo riformare profondamente l’Unione Europea, nel senso di una confederazione di Stati sovrani che cooperano su alcune grandi materie ma rimangono liberi di decidere autonomamente su tutto il resto. Per fare questo ci poniamo l’obiettivo di porre fine all’asse popolari-socialisti che ha governato male questa Europa e costruire una nuova maggioranza di centrodestra che possa cambiarla radicalmente.
Tutti voi – nazionalisti, populisti, sovranisti – guadagnerete seggi nel prossimo Parlamento, ma non avrete la maggioranza. Che Commissione vorreste?
Puntiamo ad avere una Commissione che faccia meno cose e le faccia meglio, nel rispetto del principio di sussidiarietà e di sovranità nazionale: non decidano i burocrati di Bruxelles quello che può essere meglio deciso a Varsavia o a Roma.
Salvini è venuto da voi in Polonia per chiedere di forgiare un’alleanza tra tutti i sovranisti. Cosa gli avete risposto? E cosa gli chiedereste in cambio, per accettare la sua offerta?
Il nostro obiettivo è far crescere sempre di più il gruppo Ecr che sarà il perno di tutto quello che si muoverà alla destra del Ppe. Stimiamo Salvini che sta lavorando bene soprattutto sull’immigrazione. In Italia abbiamo un rapporto privilegiato con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia che hanno aderito al nostro gruppo ormai da mesi e sono un partner affidabile e con le idee molto chiare. Ci auguriamo che possano avere un ottimo risultato il 26 Maggio.
Siete euroscettici?
Ecr si definisce eurorealista. Questa Unione Europea è diventata un mostro burocratico, un super Stato che ha tradito i suoi principi ispiratori. Se vogliamo salvare l’idea di Europa abbiamo bisogno di una profonda riforma che metta al centro i valori e le sovranità nazionali. Altrimenti i popoli smetteranno di credere nell’ideale europeo.
Cosa significa essere “conservatori” oggi? Siete contro l’immigrazione e contro i diritti Lgbt?
Noi non siamo contro nessuno. Essere Conservatori significa difendere la nostra identità culturale e religiosa, la specificità di ogni comunità nazionale, i confini esterni della nostra Europa, la famiglia naturale, la libertà di impresa coniugata con una grande attenzione alla solidarietà. Sono i valori di una moderna Destra sociale e saranno decisivi per cambiare l’Europa.
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Sophia in’t Veld (Alde)
La Ue sembra un conclave Vaticano, servono istituzioni meno tecnocratiche
Sophia in’t Veld, eurodeputata olandese è vice presidente dell’Alleanza dei Liberali e Democratici europei (Alde).
Quali sono le priorità di Alde?
Siamo la famiglia più europeista, per un’Europa che possa parlare con una sola voce. Per noi l’Europa non è solo tecnocrazia o mercato, ma una comunità di valori. Quanto all’economia dobbiamo fare attenzione al mercato digitale, siamo indietro a Usa e Cina. Pensiamo solo a quanto Facebook determina il nostro mondo, dovremmo eliminare una serie di barriere nel mercato digitale europeo. In ogni caso la specificità di Alde è quella di dare risposte davvero unitarie per l’Europa. Non bastano quelle degli Stati nazionali. Il Consiglio, che li rappresenta, si esprime con decisioni opache: dovrebbe essere il motore dell’Europa, non il freno come di fatto è diventato.
Parla in questi termini del Consiglio, ma in realtà il leader del gruppo, Guy Verhofstadt, sembra aver cambiato idea sul tema degli Spitzenkandidaten(i candidati espressi dai partiti europei alla guida della Commissione), ovvero l’unico modo per sottrarre agli Stati il potere di decidere chi governerà l’Ue.
Il partito da cui provengo, in Olanda, è a favore del sistema degli Spitzenkandidaten. Abbiamo idee diverse, in Alde, ma penso che il dibattito sia parte della democrazia. Per quanto mi riguarda, la leadership europea deve certamente essere il riflesso del risultato elettorale. Solo in questo modo avremo istituzioni meno tecnocratiche e più democratiche. Non possiamo andare avanti con un sistema di scelta che assomiglia più al conclave in Vaticano che a quello delle democrazie mature.
Gli euroscettici avanzano ovunque. Come pensate di contrasti?
Cominciamo col dire che non si tratta di euroscettici, ma anti-Ue e anti democratici. Non bisogna esagerare la loro importanza, sono i pro-Ue, in realtà, ad essere in ascesa. Così in Inghilterra alle ultime elezioni, o in Spagna, dove in realtà Vox non ha che il 10%, il Ppe crolla, mentre i progressisti crescono. Eppure i media danno molto risalto agli estremisti.
Li considera un bluff?
Non è l’euroscetticismo il cuore del loro programma politico, ma quello che chiamano “manifesto internazionale del populismo”. L’idea è quella di restaurare l’ordine naturale: significa il ritorno al Medioevo in sostanza, donne represse, uomini dominanti, negazione dei diritti Lgbt.
Le risposte degli europeisti le sembrano sufficienti?
Difendere l’Ue parlando di mercato unico non basta. I sovranisti attaccano sempre i loro avversari facendo riferimento a temi culturali e identitari. Lei ha mai sentito Salvini o Orban contestare il regolamento sul roaming?
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Philippe Lamberts (Verdi)
Cerchiamo alleati in (quasi) tutti i gruppi per passare dal neoliberismo all’ecologia
Philippe Lamberts è eurodeputato belga è co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo.
Quali sono le priorità dei partiti ambientalisti in vista delle prossime elezioni europee?
Cambiare modello. A chi ci governerà chiederemo di ridurre le diseguaglianze e di mettere l’economia al servizio delle vita dei cittadini. Inoltre, c’è l’emergenza climatica e ambientale: se come politici europei non siamo capaci di risolvere tutti questi problemi, allora saranno i nazionalisti a guadagnare voti. Dobbiamo ascoltare la voce dei Gilet Gialli e dei protagonisti delle marce per il clima. Insomma, le politiche europee vanno cambiate. L’estrema sinistra vorrebbe farlo riformando i Trattati dell’Ue, ma per questo ci vuole l’unanimità. Noi Verdi pensiamo invece che trovare le maggioranze sia più facile e più veloce.
Appunto parliamo proprio di maggioranze. Proiettiamoci al 27 maggio, quando conosceremo i risultati e l’entità delle forze in campo nel nuovo Parlamento. Voi con chi vi alleerete? E per fare cosa?
La domanda più importante è proprio: cosa fare per cambiare modello, mentre con chi lo faremo, viene dopo. Noi cerchiamo alleati per lasciarci alle spalle le politiche neoliberiste praticate dall’Unione fino a oggi e andare verso la transizione ecologica. All’interno di ogni famiglia politica – popolari, socialisti e liberali – esistono singoli esponenti con cui si può dialogare, nonostante i loro partiti nel loro complesso abbiano sostenuto politiche sbagliate. Il paletto che mettiamo noi Verdi è uno solo: non saremo mai insieme a nazionalisti e populisti, perché noi vogliamo l’esatto contrario di quello che vogliono loro.
Nei mesi passati si è parlato molto dell’ondata ecologista che ha fatto avanzare i partiti ambientalisti dalla Germania al Lussemburgo, dalla Scandinavia alla Francia. Eppure l’Italia non sembra essere coinvolta…
In realtà, la lotta per l’acqua pubblica e della cultura slow food, fanno dell’Italia un Paese culturalmente favorevole alle politiche ecologiste. I M5S hanno provato a intercettare questa sensibilità, ma la loro sudditanza alla Lega dimostra che non sono in grado di rappresentarla. Per questo ho fiducia che i consensi da loro guadagnati sul terreno dell’ambiente possano tornare ai Verdi.
E alla nuova Commissione Europea cosa chiederete?
Accelerare gli obiettivi ecologici, a partire dal riorientamento del budget comunitario. Abbiamo bisogno di finanziare la transizione ecologica, smettendo di sostenere politiche che non portano vero sviluppo.
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Nicolas Bay (Enf)
Più potere agli Stati, frontiere chiuse e stop agli accordi di libero scambio
Nicolas Bay, luogotenente di Marine Le Pen in Europa, è co-presidente di Europa delle Nazioni e delle Libertà (Enf) a Strasburgo, gruppo di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini.
Quali sono le vostre proposte per le europee?
Si possono riassumere in tre punti. Il primo riguarda il funzionamento dell’Ue, attualmente molto poco democratica, con tutto il potere nelle mani della Commissione e dei suoi membri non eletti direttamente. Dobbiamo cambiare gli equilibri istituzionali: privilegiare la cooperazione tra gli Stati, dare potere al Consiglio e ai capi di Stato, ridurre la Commissione a un semplice segretariato, limitato a coordinare la cooperazione tra nazioni. Il secondo punto programmatico concerne la protezione delle frontiere, sia nazionali che esterne. Il terzo, la protezione delle economie dei Paesi europei, che passa attraverso il respingimento degli accordi di libero scambio.
Siete impegnati a trovare una posizione comune tra tutti i sovranisti? Marine Le Pen ha esplicitamente lodato Orban, che da parte sua è sempre più in rotta con i Popolari (a cui ancora formalmente appartiene, benché sospeso dal partito).
Siamo già noi stessi un’alleanza tra sovranisti, ma abbiamo anche la volontà di allargarci. D’altronde penso che una coalizione estesa ci permetterà di essere i più importanti del Parlamento. Alcuni partiti si stanno già unendo a noi, come il Partito del Popolo Danese e il tedesco AfD. Questo polo potrà ovviamente tendere la mano a Viktor Orban, se vorrà in futuro rompere definitivamente con il Ppe.
Ma come andrete d’accordo, voi amici di Putin, con i polacchi del PiS, in Ecr, che sono nemici di Mosca?
Non c’è bisogno di essere d’accordo su tutto per allearsi. Quanto alla Russia, penso si debba uscire dalla logica della guerra fredda. Ma le differenze su questo punto non ci impediscono una visione comune sul destino dell’Europa con tutti gli altri sovranisti.
Salvini potrebbe essere il leader unitario?
Data la sua posizione in Italia e i futuri risultati elettorali, è naturalmente la figura di punta della nostra coalizione a livello continentale.
Immaginando che, grazie a questa grande alleanza, voi foste parte della nuova maggioranza, che Commissione vorreste sostenere?
In realtà, a noi piacerebbe la soppressione pura e semplice dell’esecutivo Ue. Tuttavia, nel caso in cui si mantenesse il quadro istituzionale attuale, vorremmo commissari che rappresentino direttamente gli interessi dei singoli Stati. Quanto ai temi, noi appoggeremmo tutti i progetti che vanno nella direzione della protezione degli interessi nazionali.