Si accaniscono su Roma, a Milano non va molto meglio
Ho letto l’articolo di Nando dalla Chiesa sulle turbe dei milanesi sui trasporti pubblici. Milanese di nascita, debbo dargli totalmente ragione. Milano si crede una città europea ma non lo è. È la città della moda, al massimo. Per ottenere un certificato di Stato Civile ho impiegato 4 ore circa presso il Comune. I grattacieli di Citylife e Gae Aulenti sicuramente belli. Ma nel frattempo, Quarto Oggiaro e il Giambellino sono pericolosi e non riqualificati. Per ottenere delle risposte precise in merito a una pratica relativa alla Tares, ho dovuto farmi assistere da un avvocato (pratica di qualche centinaia di euro). I navigli e gli argini sono malcurati.
E ora, poi, si discute di riaprire i navigli. Pensano forse di trovare le acque dei tempi di Leonardo da Vinci oltre a un disastro per la circolazione per anni? Invece di accanirsi su Roma, pensino anche a essere obbiettivi su Milano.
Mala tempora currunt.
Rodolfo Kaufmann
Alitalia dev’essere salvata, ma a pagare sono i cittadini
L’ultima decisione del governo per salvare Alitalia è prendere i soldi dalla Cassa dei servizi energetici ambientali, ma questo aumenta il rischio di far lievitare ancora di più le bollette dell’energia elettrica per le quali, oltretutto, era stato promesso di rivedere i vergognosi oneri di sistema che pesano in maniera esagerata sui costi dei cittadini (ma che naturalmente non è stato fatto).
Dopo i vari salvataggi del “carrozzone Alitalia” degli anni passati, che alla fine sono serviti solo a prolungare l’agonia di un’azienda ormai palesemente fallita e ad arricchirne a dismisura i dirigenti, ci si chiede quando smetteremo di pagare per questo pozzo senza fondo diventato troppo oneroso per le nostre tasche e che rende quest’azienda privilegiata rispetto a tante altre che ogni giorno chiudono i battenti per la crisi e perché lo Stato, invece di aiutarle, le ostacola in ogni modo.
Monica Stanghellini
DIRITTO DI REPLICA
Autostrade per l’Italia precisa che le iniziative adottate relativamente alle barriere oggetto di sequestro lungo alcuni viadotti dell’A16 sono state finalizzate per migliorare la durabilità delle barriere stesse, a parità di prestazioni. Gli interventi sono stati realizzati nell’ambito delle proprie prerogative dalle strutture tecniche e dalle Direzioni di Tronco di ASPI, a seguito di uno studio commissionato a un pool di esperti. Tale configurazione ha superato i crash test, che hanno confermato il massimo standard di contenimento, ed è stata omologata ai sensi della normativa europea (con certificazione CE delle barriere). Peraltro la speciale malta cementizia utilizzata per i fissaggi è anch’essa certificata in base alle norme europee e garantisce un’efficacia analoga o superiore rispetto alla resina. Tra malta e resina non c’è differenza di costo e, rispetto all’intervento complessivo, il costo di questo tipo di materiali è assolutamente marginale. Pertanto ogni riferimento a una pericolosità delle barriere, così come alla volontà di Aspi di risparmiare sui materiali di manutenzione, è del tutto falsa e fuorviante. Autostrade per l’Italia ha già chiesto il riesame del provvedimento di sequestro.
Ufficio Stampa Autostrade per l’Italia
Prendiamo atto delle precisazioni dell’ufficio stampa di Aspi, che anticipano la linea difensiva dell’azienda nel ricorso al Riesame e che contestano il contenuto di un articolo fondato sui passaggi salienti del decreto di sequestro delle barriere di dodici viadotti ricadenti nel tratto autostradale dell’A16 tra Baiano e Benevento. Un sequestro disposto da un giudice terzo nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Avellino che ipotizza per tre dirigenti Aspi il reato di concorso in crollo di costruzioni o altri disastri dolosi. L’articolo 434 del codice penale recita così: “Chiunque, fuori dei casi preveduti dagli articoli precedenti, commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro disastro è punito, se dal fatto deriva pericolo per la pubblica incolumità, con la reclusione da uno a cinque anni. La pena è della reclusione da tre a dodici anni se il crollo o il disastro avviene”.
Non crediamo quindi fuorviante il riferimento alla pericolosità delle barriere, forse conseguenza anche di politiche al risparmio. Pericolosità per ora solo presunta, ma sufficientemente argomentata da motivare un provvedimento cautelare.
Sia perché diversi passaggi del decreto del Gip sottolineano il punto. Sia perché le barriere sono state sequestrate “visto l’articolo 321 del codice di procedura penale”, ovvero quando “vi è pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso ovvero agevolare la commissione di altri reati”.
Vin. Iur.
I NOSTRI ERRORI
Nell’articolo pubblicato ieri a pagina 16 con il titolo “Trattativa Stato-mafia, da Mannino turpe do ut des con i boss che facevano le stragi”, abbiamo scritto per errore che Sandra Amurri è stata querelata dall’ex ministro Calogero Mannino.
In realtà la giornalista del Fatto, sentita come testimone nel processo per quanto aveva scritto sul nostro giornale, non è mai stata querelata da Mannino. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori.
Fq