La polizia deve rispondere a noi cittadini, non ai partiti
A Torino, il 1º maggio, la stessa polizia del G8 di Genova e del caso Cucchi. Indegna di un Paese democratico, che non lascia spazio al dissenso. Quando si manifestano in maniera così aggressiva e palese le pulsioni antidemocratiche di funzionari dello Stato che tutti noi stipendiamo, c’è da dubitare del futuro della nostra Repubblica antifascista. Ancora una volta i caschi blu dei poliziotti ci hanno detto che non erano lì a difendere i diritti di ogni cittadino di manifestare le proprie idee, come da dettato costituzionale ma per farsi, ancora una volta e come sempre, paladini dei poteri forti. E ai difendere i fondoschiena del Pd con essi colluso. A Torino, in scena una pessima rappresentazione dello Stato, proiezione di chi indegnamente lo dovrebbe guidare dal ministero degli Interni.
Melquiades
DIRITTO DI REPLICA
In riferimento all’articolo Asti–Cuneo, il nuovo regalo dello Stato al Gruppo Gavio, si ribadisce come la soluzione individuata dal ministro Toninelli per realizzare subito i 10 Km mancanti della Asti-Cuneo sia significativamente migliorativa rispetto alla proposta del precedente governo, non comportando proroghe di concessioni e garantendo i lavori al minor costo possibile. Si prevede una riduzione degli interessi precedentemente ipotizzati per il “contenimento delle tariffe”, che si riflette in pedaggi ridotti per l’utenza. Venendo alle domande formulate nell’articolo: 1) Alla data odierna il concessionario ha conferito un apporto di capitale sociale per 50 milioni di euro. La copertura finanziaria degli investimenti eseguiti è stata assicurata attraverso indebitamento pari a circa 260 milioni di euro. Tale indebitamento non ha avuto sinora alcuna remunerazione. Ai fini economici l’esposizione debitoria risulta comunque più vantaggiosa dell’apporto di capitale proprio. 2) Gli utili stimati per il periodo di concessione sono commisurati al capitale investito e sono soggetti al rischio imprenditoriale. Sul concessionario ricadono i rischi di costruzione, traffico e operativi. 3) L’operazione di finanziamento incrociato è stata considerata anche dalla Commissione europea idonea per il completamento di un’opera quale l’Asti-Cuneo, che è priva di una propria autonomia economica. Nella misura in cui le condizioni economiche lo dovessero consentire e le tariffe dell’Asti-Cuneo siano mantenute su livelli sostenibili, si prevede una riduzione degli oneri da parte del soggetto finanziatore (Satap A4). 4) Il sistema regolatorio vigente non consente il trasferimento delle tariffe di Asti–Cuneo sull’intera rete nazionale. Altre ipotesi di perequazione della tariffa su differenti reti non sono percorribili giuridicamente. L’operazione di finanziamento incrociato, secondo quanto rappresentato dalla stessa decisione dell’Ue, trova ragione nel fatto che le due società risultano collegate. 5) Nell’ipotesi di apporto di capitale sociale da parte degli azionisti della Asti–Cuneo le tariffe della medesima tratta autostradale dovrebbero essere incrementate parallelamente per assicurare la remunerazione del capitale proprio. Tale situazione comporterebbe livelli tariffari non sostenibili per l’utenza. L’autofinanziamento assicurato dalla società consente unicamente il recupero dei costi operativi.
Ufficio stampa ministero dei Trasporti
Dispiace dover riscontrare che rimane senza risposta la mia domanda di fondo: perché il 65% di questa autostrada, e degli utili attesi per i prossimi decenni, dovrebbero andare a un concessionario che ha versato a oggi come capitale solo il 3% di quanto è già stato o verrà pagato dallo Stato e dai “pedaggiati” della Torino-Milano? Gli uffici del ministero sembrano trovare giustificazione nel fatto che società del gruppo Gavio hanno elargito alla Asti-Cuneo un finanziamento di 260 milioni “che non ha avuto sinora alcuna remunerazione”, ma evidentemente confondono cassa con competenza: gli interessi sono dovuti e verranno pagati. Se avessero versato il capitale sottoscritto non avrebbero maturato interessi. Che poi il concessionario, sul modestissimo capitale versato, “corra rischi di costruzione, traffico e operativi” sembra una favola: gli errori originari di previsione dei costi e del traffico vengono oggi compensati aumentando l’esborso di fondi pubblici (tali sono quelli pagati dai “pedaggiati”) per assicurare comunque una eccellente redditività sul capitale investito. Resta infine senza risposta perché il nostro Stato, visto che arriverà a coprire il 97% dei costi, non decida di versare una briciola in più e gestire questa autostrada “in house”, senza dover assicurare per decenni elevati profitti a un concessionario il cui apporto finanziario è pressoché irrilevante.
Giorgio Ragazzi