C’è un nuovo aspetto dell’indagine sulla violenza sessuale di gruppo ai danni di una 36enne di Viterbo a opera di due militanti di CasaPound che gli investigatori stanno approfondendo: riguarda le persone che hanno ricevuto sui propri telefoni i tre video e le quattro foto della notte all’Old Manners e che rischiano ora di finire nel registro degli indagati. Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci (arrestati lunedì con l’accusa di violenza sessuale), infatti, non solo hanno documentato i loro rapporti sessuali con la donna (fotografata anche esanime a terra “in posizione fetale”), ma i video e le foto li hanno pure condivisi in due gruppi WhatsApp (“Gruppo Bazzi” e “Gruppo blocco studentesco”) e perfino con il padre di Licci, anch’egli militante di CasaPound, già candidato consigliere comunale a Viterbo.
È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Viterbo Rita Cialoni, secondo la quale “le aberranti immagini della violenza sessuale di gruppo” erano state condivise con “soggetti terzi” allo scopo di “schernire” la donna, esibendo come fosse un “trofeo tale scempio”. Secondo quanto rileva l’ordinanza, i membri della chat ci si era solo preoccupati di “sollecitare l’immediata eliminazione delle immagini ritraenti la brutale violenza” (“Fai il reset del telefono”, “Regà, cancellate le chat”, “Riccà leva tutti i video e tutte le foto di ieri sera, ci sono le guardie al pub”), mentre il padre di Licci – in un sms privato – avrebbe esortato il figlio a disfarsi del telefono: “Riccardo, butta il cellulare subito”.
Ma se Licci sr, in quanto familiare dell’indagato, non rischierebbe nulla sul piano penale, per quanto riguarda i membri delle chat potrebbe scattare nei loro confronti l’iscrizione nel registro degli indagati per favoreggiamento, anche in relazione alle nuove norme da poco approvate sul revenge porn nel caso in cui qualcuno avesse a sua volta condiviso i video o le foto.
Quel che è certo è che mentre Chiricozzi aveva provveduto a cancellare dal suo telefono video, foto e chat, Licci, sul proprio Samsung, aveva conservato in una cartella chiamata “privato” il materiale “di estremo interesse investigativo” alla base del “gravissimo quadro indiziario” (“la vittima, con voce sfinita, ormai priva di una valida capacità reattiva, esortava i due a porre fine alle violenze”, scrive il gip) relativo all’accusa di violenza sessuale di gruppo contestata ai due militanti di CasaPound.
La vittima intanto, tramite il suo legale, fa sapere di “avere ancora paura di loro”. “La mia assistita – dichiara l’avvocato Franco Taorchini – teme di essere minacciata per rimangiarsi quanto raccontato. È ancora molto provata psicologicamente, è una situazione difficile da affrontare”. Per questo motivo la Procura di Viterbo sarebbe orientata ad ascoltarla in sede di incidente probatorio, un’udienza che consentirebbe di far entrare il racconto della vittima nel processo come prova acquisita.
Domani a Viterbo, intanto, la Rete degli studenti ha organizzato una manifestazione “contro ogni forma di violenza e di genere” cui parteciperà forse il Comune di Viterbo (“sole se apartitica”, puntualizza il sindaco Giovanni Arena) e sicuramente il Comune di Vallerano, a cui peraltro non sono ancora state formalizzate le dimissioni da consigliere comunale. Allo stato risulta solo l’espulsione da CasaPound in quanto autore di “un atto infame. CasaPound non si è mai macchiata di reati relativi a violenze sessuali che abbiamo sempre condannato e mai avallato”.
Parola di Gianluca Iannone, presidente di CasaPound nonché fondatore e leader degli Zetazeroalfa, band che il 22 giugno sarà in concerto con gli Hate For Breakfast del leader viterbese Alessadro Mereu.
Chissà se quella sera sarà in scaletta Donna cesso, il brano degli Hate For Breakfast il cui ritornello recita “Donna cesso, feticcio sessuale. Prendi più cazzi, compra meno cazzate”.