Ferì il ladro 16enne: indagato. La legge leghista non lo salva

Indagato per eccesso colposo di legittima difesa. La nuova legge voluta dal ministro Matteo Salvini non ha evitato ad Andrea Pulone, il 29enne che venerdì scorso ha sparato a un 16enne sorpreso a rubare nell’abitazione di suo padre a Monterotondo, l’indagine a suo carico da parte della Procura di Tivoli. E non poteva essere altrimenti. “È una misura a garanzia dell’indagato”, ci ha tenuto a specificare il procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto. I magistrati, infatti, hanno bisogno di fare le verifiche del caso, per comprendere con dettagliata precisione in quali condizioni è stato sparato il colpo – quindi anche attraverso esami balistici – se il ragazzo ferito era di spalle e, soprattutto, se questo poteva vedere chi gli sparava. Ed è proprio quest’ultimo punto che andrà definito.

La nuova legge considera “sempre in stato di legittima difesa” chi, all’interno del domicilio (o nel negozio o nello studio professionale), respinge l’intrusione da parte di una o più persone “posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica”. Ma non sarebbe questo il caso. Dunque l’altra scriminante riguarderebbe l’esclusione della punibilità di chi ha agito per la salvaguardia della propria o altrui incolumità “in condizioni di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto”. Ed eccolo il nodo, il “grave turbamento” sul quale si è concentrato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nelle annotazioni che hanno accompagnato la promulgazione della legge, la scorsa settimana.

Probabilmente già oggi Palone – figlio del noto astrofisico Luigi – verrà ascoltato dai magistrati alla presenza del suo avvocato, mentre con l’iscrizione del giovane nel registro degli indagati ora i carabinieri di Tivoli potranno effettuare i rilievi del caso. In questa fase, la procedura della Procura è la stessa di sempre. Le considerazioni sulla nuova legge verranno fatte solo al momento di fare le richieste al gip. In ogni caso, pur mancando ancora la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, verrà applicata la normativa più favorevole a chi ha commesso il reato. E a sua volta il giudice per le indagini preliminari dovrà controvalutarne le condizioni. È ovvio come allo stato dei fatti le evoluzioni legali siano del tutto imprevedibili, essendo questo il primo caso di specie e non essendoci precedenti interpretativi.

Dall’altra parte, prosegue il lavoro dei carabinieri per rintracciare i due complici del 16enne Enrico P., che dopo essere scappati hanno scaricato il ragazzino davanti all’entrata del Policlinico Gemelli di Roma. I militari sono sulle tracce dei malviventi e ieri hanno trovato abbandonata anche l’auto con la quale si sono dati alla fuga. Nel frattempo, da fonti ospedaliere si apprende che le condizioni di salute dell’adolescente sono in netto miglioramento. Il ragazzino è stato operato all’intestino e l’intervento è riuscito perfettamente, tanto che ieri sera è stato trasferito dal reparto di terapia intensiva a quello di chirurgia pediatrica. I medici nelle prossime ore scioglieranno la prognosi ma fonti ospedaliere specificano che non è mai stato in pericolo di vita.

“Ho paura e temo ritorsioni” avrebbe detto Pulone, attualmente sotto tutela delle forze dell’ordine. “I ladri sono entrati da una finestra – ha raccontato il giovane – e per farlo hanno strappato le inferriate del muro. Ero con la mia fidanzata, abbiamo sentito i rumori, abbiamo avuto paura e ho preso la pistola”. Al ragazzo è giunta la solidarietà di Matteo Salvini: “”Ho chiamato Andrea, gli ho detto che io ci sono da ministro, da italiano, per qualunque necessità”.

Protesta Mussolini: “Io censurata per foto su tomba di famiglia”

Alessandra Mussolini, nipote del Duce ed europarlamentare del Partito Popolare Europeo, parla di “censura” sui suoi profili social. L’ex senatrice di Forza Italia si scaglia contro Instagram che, racconta, è colpevole di averla discriminata per aver pubblicato una foto della tomba di famiglia a Predappio, il paese in cui suo nonno è nato e in cui è sepolto. “Mi è stata notificata la disabilitazione del profilo #Instagram dopo la pubblicazione delle fotografie fatte sulla tomba della mia famiglia #Mussolini – scrive l’eurodeputata su Facebook – Questa vera e propria discriminazione offende non tanto sul piano politico (in un momento importante della campagna elettorale mi viene impedito l’utilizzo dei social), ma soprattutto dal punto di vista personale. Evidentemente, questo è il grado di democrazia e di libertà che viene garantita alle persone perbene: quelle che insultano, minacciano, inveiscono ogni giorno coperte dall’anonimato vengono invece coperte e tutelate. Ovviamente non mi fermeranno nè ora nè mai!”.

Il corteo non era autorizzato, la polizia carica la manifestazione dei neofascisti

Da piazzaleLoreto, a Milano, è partito ieri il corteo degli antifascisti, che si è spinto fino a Piazza Viola. Parallelamente e senza essere autorizzato, veniva avviato anche quello degli esponenti di destra e estrema destra: per commemorare Sergio Ramelli, ucciso nel 1975 dai militanti della sinistra extraparlamentare, erano scesi per le strade anche Carlo Fidanza, candidato alle europee con Fratelli d’Italia, Marco Osnato, parlamentare dello stesso partito, e il consigliere regionale della Lega Massimiliano Bastoni, al fianco del fondatore del movimento di CasaPound Gianluca Iannone. La manifestazione però ha avuto vita breve: dopo circa 500 metri è stata bloccata dalla polizia nei pressi di Piazzale Susa, e questo ha dato il via a cariche e tafferugli. Una donna presente sul posto si è sentita male ed è stata trasportata via da un’ambulanza.

Il corteo antifascista aveva cambiato direzione su richiesta della Questura a causa della troppa vicinanza con la marcia degli oppositori.

Fez, Duce e “tanti sogni”: giornata nera al Tgr Rai

Un servizio del tg regionale dell’Emilia Romagna sulla commemorazione della morte di Benito Mussolini scatena la bufera in Rai. Ora a risponderne sarà il direttore della Tgr, Alessandro Casarin (vicino alla Lega), cui l’ad Fabrizio Salini, molto irritato, ha chiesto immediatamente una relazione sull’accaduto. Una vicenda su cui Viale Mazzini avrebbe volentieri lavato i panni in casa, se non fosse che Michele Anzaldi ieri mattina ha dato fuoco alle polveri rivelando il caso su Facebook e facendo scoppiare la bagarre. Cosa è successo? Domenica 28 aprile nell’edizione delle 14 il Tg Emilia, tra i vari servizi, ne manda in onda uno sui fascisti che ogni anno, in questa data, vanno a Predappio a rendere omaggio alla tomba del Duce, che la famiglia apre per l’occasione. Un servizio già trasmesso in passato, anche dai principali Tg. Il problema, però, è che le immagini sulla cerimonia sfilano senza alcuna voce critica da parte del giornalista, Paolo Pini, che presenta l’evento con assoluta tranquillità, come si trattasse di una normale sagra paesana. Così ecco il primo intervistato sostenere che “Mussolini è stato il personaggio più importante della storia d’Italia”. Poi tocca a una donna in fez e camicia nera. “Non siamo nostalgici, perché noi a quell’epoca non eravamo neanche nati. Siamo fedeli, è diverso”, dice. Il suo accompagnatore, anch’egli di nero vestito, osserva: “Ci sono due tipi di democrazia, noi siamo per quella con ordine e disciplina…”. Poi via all’immancabile “presente!”, con tanto di saluto romano, bandiere e stendardi della Rsi.

Viene sentita anche nipote del Duce, Edda Negri Mussolini. “Vedere la gente piangere è una dimostrazione di affetto personale, non politico”, afferma. Infine, una nostalgica vera: Paola Gallo, 92 anni, ex ausiliaria della Repubblica Sociale. “Funzionava tutto, c’erano tanti sogni…, poi ho visto il crollo”, racconta l’anziana signora. Il tutto senza che il cronista ponga un’obiezione o una domanda sulla dittatura e i crimini del ventennio fascista. Il servizio viene poi replicato nell’edizione serale, alle 19.30. “Ciò che è andato in onda non ha nulla a che vedere con l’informazione, ma è apparsa come una vera e propria apologia di fascismo”, è sbottato il dem Michele Anzaldi, che annuncia un’interrogazione parlamentare e chiede le dimissioni di Casarin. “Non si è mai visto un direttore che prende le distanze dalla sua redazione. La responsabilità di quello che va in onda è sua…”, continua Anzaldi.

Invece in Rai si gioca un po’ allo scaricabarile. “La direzione della Tgr si dissocia dai contenuti del servizio mandato in onda, i cui contenuti non rispondono alla linea editoriale, e ne prende le distanze”, afferma il direttore in una nota. Poi tocca al comitato di redazione. “Il cdr della redazione del Tgr Emilia Romagna si dissocia dal servizio su Predappio”, sostengono i rappresentati dei giornalisti, precisando che “la messa in onda dei servizi è stata decisa dal caporedattore”. Una condanna arriva anche dal presidente della Vigilanza, Alberto Barachini, mentre in controtendenza va Enrico Mentana. “Un reportage, anche breve, deve documentare quel che sta avvenendo, senza il dovere di interventi riequilibratori, che nel caso avrebbero avuto ancor meno senso”, scrive su Fb il direttore del Tg de La7.

Non solo bufera Predappio, però. A Viale Mazzini sono in arrivo le nomine dei vicedirettori di Raiuno: saranno Franco Di Mare, Maria Teresa Fiore e Franco Argenziano. Confermati invece Paola Sciommeri e Claudio Fasulo. Nessuna nomina in vista, per ora, a Raidue e Raitre.

Salvini: “Castrazione chimica”. Nuovo scontro con il M5S

Lo stuprodi Vallerano (Viterbo) riporta Casapound al centro delle polemiche: l’organizzazione di estrema destra a cui apparteneva il consigliere comunale Francesco Chiricozzi, accusato della violenza sessuale, andrebbe sciolta secondo molti esponenti politici. “Sono odiatori professionisti e appena possono utilizzano la violenza”, dice la senatrice del PD Monica Cirinnà, che aggiunge: “I militanti di CasaPound non hanno alcun rispetto delle persone e dei loro diritti. L’organizzazione va sciolta, come chiediamo da sempre”. E anche il Movimento 5 Stelle è dello stesso parere: il ministro della Salute Giulia Grillo ha descritto CasaPound come “una forza estremista e misogina” e la senatrice Alessandra Maiorino ha aggiunto: “La Lega dovrebbe dar man forte alla sindaca di Roma Virginia Raggi, che da mesi chiede lo sgombero dei locali occupati abusivamente da loro nel cuore di Roma”. Sgombero che era toccato alle sedi baresi del partito, sequestrate lo scorso dicembre per “riorganizzazione del partito fascista” dalla Procura di Bari. Il segretario del Pd Lazio, Bruno Astorre, ha definito il partito della tartaruga “un’organizzazione para fascista, che produce una cultura basata sulla violenza, la xenofobia e la sopraffazione”. Come Salvini, in passato CasaPound si era pronunciata favorevolmente sulla castrazione chimica: un tema che viene dibattuto da anni, e tirato fuori ad ogni occasione. Senza condannare (ma neanche fare riferimento) all’organizzazione neofascista, il leader del Carroccio ha infatti dichiarato: “Nessuna tolleranza per pedofili e stupratori: la galera non basta. Chiamatela castrazione chimica o blocco androgenico, chiederemo alla Camera l’immediata discussione della nostra proposta di legge”. Immancabile il tweet di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, a supporto della proposta. Ma l’alleato di governo di Salvini non è della stessa opinione: Luigi Di Maio ha infatti definito la castrazione chimica “un salvacondotto” che finirebbe per diventare un modo per uscire di galera. Inoltre, ha ricordato come la proposta di legge riservi la misura solo “ai casi minori, come i palpeggiamenti”, e la ammetta solo se su volontaria richiesta degli imputati. “Basta con questa storia della castrazione chimica. È una presa in giro, e tra l’altro non è nel contratto di governo”, conclude il M5S in una nota.

“Sdoganati”, coccolati e poi ricacciati indietro

Neanche due anni fa c’era la corsa allo “sdoganamento” di CasaPound. Era il tempo dei dibattiti e dei confronti. La discussa sede di via Napoleone III, a Roma, ospitava Corrado Formigli ed Enrico Mentana, i “fascisti del Terzo millennio” sembravano pronti per accomodarsi nel salotto buono della politica vera, la nuova Lega di Matteo Salvini dava l’impressione di volerceli portare e intanto mietevano successi elettorali – sia pure limitati – e aprivano nuovi locali in tutta Italia. Com’erano lontani i quattro gatti dell’inizio, la prima delle “Occupazioni non conformi” di estrema destra – Casa Montag – nel 2002 in un casale sulla via Tiberina, nelle campagne a Nord di Roma, quando ancora l’unico volto noto era quello del capo, Gianluca Iannone, il cantante degli ZetaZeroAlfa col barbone nero, e non l’incravattato Simone De Stefano. Vennero poi gli anni carbonari nel pub Cutty Sark del Colle Oppio a Roma, quello che nel 2005 fu preso di mira da un gruppo di antifascisti dei centri sociali che però sbagliarono indirizzo e distrussero la vicina pizzeria di un egiziano.

Già allora i militanti di CasaPound erano più raffinati della media della fascisteria giovanile romana, fatta per lo più di ultras e delinquenti. La vecchia storia del “fascismo movimento” e della Terza posizione, modernità, la tartaruga come simbolo. Così inventarono la campagna per il mutuo sociale per l’accesso alla proprietà della casa, “contro l’usura” delle banche. Nel 2005 furono ammessi nella lista che portava il nome di Francesco Storace , poi sconfitto nella corsa alla rielezione a governatore del Lazio. Non ebbero fortuna. Però si presero il palazzone demaniale di via Napoleone III, nel cuore di un rione multietnico come l’Esquilino. Da lì certamente non li caccia neanche Salvini, che pure vorrebbe sgomberare le migliaia di case occupate e decine di centri sociali di Roma scaricando l’emergenza sul Comune. Qui la querelle è opposta, i grillini del Campidoglio vorrebbero mandarli via, il leghista del Viminale no.

Due anni fa hanno preso il 9 per cento a Ostia, sul litorale romano, distribuendo derrate alimentare “agli italiani” dei caseggiati più povero, sono entrati in decine di consigli comunali e in quello provinciale di Bolzano, tengono in piedi l’amministrazione comunale perfino a Todi nell’Umbria che fu “rossa”, dal 2017 hanno addirittura un sindaco a Trenzano nel Bresciano, prendono voti a macchia di leopardo nel Lazio come al sud. Ma intanto sono ospiti fissi delle cronache giudiziarie, dalle condanne al mitico “Zippo” al secolo Alberto Palladino per aggressioni a Roma Nord ai guai dei fondatori Di Stefano e Iannone, fino alle gravissime vicende che hanno portato in carcere Giovanni Battista Ceniti, ligure, già responsabile del gruppo nella provincia piemontese di Verbania-Cusio-Ossola, arrestato nel 2014 sulla via Camilluccia a Roma sul luogo del tentato sequestro trasformatosi in omicidio di Silvio Fanella, “cassiere” del milionario “nero” Gennaro Mokbel coinvolto nel riciclaggio Telekom Sparkle. Per non dire di Gianluca Casseri, frequentatore di CasaPound a Pistoia, che sparò a due senegalesi a Firenze nel 2011 e poi si tolse la vita. Quelli nel peggiore dei casi sono tutti “ex”, i camerati hanno subito preso le distanze, esattamente come hanno fatto ieri dopo lo stupro nel Viterbese. Non possono farlo a Bari, dove l’intero gruppo locale è inquisito per apologia del fascismo. Sono abbastanza forti da evitare lo sgombero di via Napoleone III, non abbastanza presentabili da costringere qualcuno a portarli in Parlamento.

 

In tribunale

Estremisti, affari e accuse
Giovanni Battista Ceniti era stato responsabile di CasaPound in Piemonte. È stato condannato nel 2014 a 20 anni di galera (poi ridotti a 10) per l’omicidio del broker Silvio Fanella, “cassiere” del milionario “nero” Gennaro Mokbel, implicato nel riciclaggio Telecom Italia Sparkle
Ha uccisodue uomini senegalesi e poi si è tolto la vita: otto anni fa, a Firenze, un uomo di nome Gianluca Casseri diventava il protagonista di una strage. Era un frequentatore di CasaPound Pistoia
Anche i vertici dell’organizzazione sono stati condannati in primo grado: il fondatore Gianluca Iannone per aggressioni e il presidente Simone Di Stefano per furto della bandiera della Ue, sostituita con il tricolore nella sede di rappresentanza della Commissione Europea
Con l’accusadi apologia del fascismo, lo scorso dicembre la Procura di Bari ha sequestrato la sede di CasaPound nel capoluogo pugliese

Chiricozzi, fascista 2.0 eletto nel paese rosso Saluti romani e botte

“Nun ce credo, non pò esse annata così”. È candida nel suo innocentismo come nei suoi vent’anni, la giovane avventrice del bar della piazza di Vallerano, un locale che – tra la locandina di un concerto da balera e l’annuncio di una festa di coscritti – espone numerosi manifesti a firma CasaPound per raccolte alimentari e distribuzione di giocattoli usati (per soli italiani ovviamente): “Io Francesco (Chiricozzi, ndr) lo conosco bene, è un ragazzo d’oro, non può aver fatto una cosa simile. E poi ti pare che una di 36 anni se ne va con due pischelletti?”. Alla domanda su cosa basi la sua certezza, risponde con immutato candore: “Perché a me l’hanno raccontata com’è andata…”. La ragazza forse ignora l’esistenza dei video della violenza che gli investigatori definiscono “tremendi”. Però gliel’hanno raccontato. E non c’è motivo di dubitarne. Ieri, in paese, non si parlava d’altro.

Ne parlano anche gli anziani, riuniti come in un flashback anni 50 di fronte a un televisore che parla del loro paese. È nell’altro bar della piazza, sotto la storica sede del Pci che ora espone bandiere del Pd, di Rifondazione comunista e della pace e accanto una bacheca dove fa ancora orgogliosamente mostra di sé una bandiera con falce e martello: “Quel ragazzo l’ho visto nascere – confida la titolare del bar – i suoi genitori sono distrutti. Di là c’è chi dice che è tutta un’invenzione? È ovvio, ora scatterà il derby tra quelli di destra che sosterranno questo e quelli di sinistra che daranno la colpa al fascismo. La verità è che una volta, qui, c’era una bella sinistra. E pure una bella destra. Ma ora…”. L’unica destra rimasta, qui a Vallerano, è infatti CasaPound. Alle ultime elezioni ha eletto ben tre consiglieri grazie a 309 preferenze, poco meno di un terzo della lista civica di centrosinistra guidata dal sindaco Adelio Gregori. Uno dei tre consiglieri è proprio Francesco Chiricozzi: “Un ragazzo taciturno – confida il sindaco –, non credo abbia mai preso la parola in consiglio comunale, a quello ci pensa il capogruppo Polidori. Presi uno ad uno sembrano docili, poi in gruppo si trasformano”. Come quella sera del febbraio 2017, quando Chiricozzi (allora minorenne) insieme a una decina di militanti (tra cui l’attuale capogruppo in comune Jacopo Polidori) presero a calci, pugni, sputi e cinghiate un ragazzo fuori da una pizzeria di Vignanello, “colpevole” di aver condiviso sui social un post fake di CasaPound con la scritta “Chi mette il parmigiano sulla pasta al tonno non merita rispetto”.

Per questo pestaggio Polidori è già stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi, Chiricozzi (la cui posizione fu stralciata in quanto minorenne) comparirà davanti al giudice il 19 luglio: “Nonostante questo – sospira il sindaco Gregori – 309 persone hanno scelto di farsi rappresentare da loro in consiglio comunale. Può anche darsi che l’elettorato di destra non avesse alternative, ma è ora di finirla con il mantra ‘sono ragazzi’ che sentiamo troppo spesso. C’è un disagio sociale e culturale evidente che va affrontato. E badate bene che il ragazzo proviene da una famiglia di persone assolutamente perbene, che ora sono ovviamente distrutte. Non c’è alcuna situazione di degrado. Fossi il ministro dell’Interno mi interrogherei sull’opportunità di sciogliere organizzazioni come CasaPound, ma dubito di avere la stessa sensibilità di Salvini (che sarà a Viterbo il primo maggio, ndr)”.

Francesco Chiricozzi è stato presidente della consulta provinciale degli studenti di Viterbo, organismo istituzionale di rappresentanza della scuola secondaria di secondo grado, ma fu sfiduciato: “La consulta, è stata utilizzata dal Presidente solo a fini propagandistici, o per dare risalto al suo movimento”, si legge nella mozione votata a maggioranza nel febbraio 2018.

Chiricozzi (sulle cui spalle pende anche un Daspo rimediato durante un Arezzo-Viterbese per alcuni petardi che aveva cercato di introdurre allo stadio) era – come si conviene ad ogni buon militante di CasaPound – molto attivo sui social. I suoi numerosi profili (chiusi da ieri pomeriggio) sono un perfetto compendio del neofascista 2.0 tastiera e moschetto. Ha fatto scalpore la condivisione di un manifesto della Seconda guerra mondiale in cui un soldato di colore aggredisce una bionda ariana con la scritta “Difendila!”. “La prossima Pamela, la prossima Desirèe potrebbe essere tua figlia, tua moglie o tua sorella. Sveglia”, scriveva. È stato interpretato come una presa di posizione a difesa della donna, ma è ragionevole credere che per lui il problema fosse solo il colore della pelle del soldato.

“Hanno stuprato una donna nella sede di CasaPound”

“Sono in polizia da molti anni e, mi creda, ho visto davvero di tutto. Ma questa volta ho fatto difficoltà anch’io”. Chi parla è un’investigatrice della Questura di Viterbo. Tira un lungo sospiro, poi tenta di descrivere il video che di fatto inchioda i due militanti di CasaPound Francesco Chiricozzi (19 anni, consigliere comunale a Vallerano) e Riccardo Licci (21) arrestati ieri mattina con l’accusa di aver stuprato una trentaseienne la notte del 12 aprile a Viterbo.

È un venerdì sera, i tre si incontrano in un noto e frequentato pub di Viterbo. Non è ancora del tutto chiaro se già si conoscessero (pare infatti che anche la vittima condividesse con i carnefici la passione politica per l’estrema destra) o se l’incontro sia stato casuale. Sta di fatto che i tre bevono molto. La ragazza, sicuramente, è indotta a bere il più possibile. A un tratto i due militanti di CasaPound propongono alla ragazza di spostarsi in un altro locale dove millantano di una festa “tra camerati”. La ragazza probabilmente si fida e li segue fino all’Old Manners, storico locale del centro di Viterbo divenuto di recente circolo sportivo privato nonché sede ufficiale di CasaPound. Non c’è nessuna festa, ma i due hanno le chiavi del portone e spingono dentro la ragazza tentando un approccio sessuale.

Lei si divincola e rifiuta il contatto. A quel punto la donna viene colpita da uno, forse due pugni in pieno volto che la tramortiscono. Cade a terra, Chiricozzi e Licci la denudano in pochi secondi, poi iniziano ad abusarne. Le sevizie durano almeno due ore. La stuprano a turno, ripetutamente, avendo cura di riprendere tutto con i loro smartphone. E saranno questi video a incastrarli: “Sono immagini terribili – racconta l’investigatrice –. Si vede chiaramente che la donna, pur stordita dall’alcol e dai pugni, tenta ripetutamente di liberarsi, senza successo”. I video sono completi di audio, “con espressioni molto eloquenti” tra cui anche “stai zitta, non ti crederà nessuno”.

Consumata la violenza, Chiricozzi e Licci abbandonano la ragazza sotto casa. È a quel punto che la donna si rivolge al pronto soccorso. Il posto di polizia segnala immediatamente il caso alla Questura: “Non appena ci ha detto dove era avvenuto il fatto – raccontano gli investigatori – è intervenuta immediatamente la Digos. Le abbiamo sottoposto le foto segnaletiche dei militanti di CasaPound. Non abbiamo nemmeno dovuto mostrargliele tutte. Ce li aveva descritti minuziosamente e li ha riconosciuti immediatamente”.

Dopotutto Francesco Chiricozzi, oltre che consigliere comunale a Vallerano, è già noto alle forze dell’ordine in relazione a un pestaggio nel febbraio 2017 (fatto di cui raccontiamo nella pagina a fianco) per cui sarà processato il prossimo 19 luglio. Subito dopo la denuncia a Chiricozzi e Lucci, a seguito di una perquisizione, vengono sequestrati i cellulari.

Il resto è la cronaca dei due arresti di ieri: “Aspettavano solo che venissero a prenderli, sapevano bene cosa c’era su quei telefonini”. Chiricozzi e Licci sono attualmente rinchiusi nel carcere di massima sicurezza di Mammagialla a Viterbo con l’accusa di violenza sessuale di gruppo.

“In attesa che la giustizia accerti la verità dei fatti – scrive in una nota il presidente di CasaPound Italia Gianluca Iannone – abbiamo deciso di espellere in via cautelativa i due militanti del movimento arrestati vista la gravità delle accuse contestate”. Già oggi, forse, gli interrogatori di garanzia.

Antitrust, multa da 2,2 milioni a Wind, Vodafone e Fastweb

Oltre 2 milioni di euro di multa per non aver permesso ai titolari di un conto corrente estero di farsi addebitare i costi della bolletta telefonica. Questa la motivazione per cui l’Antitrust ha deliberato di sanzionare per 800mila euro Vodafone e Wind e per 600mila euro Fastweb per aver discriminato gli utenti con conto estero. In particolare “nell’ambito della commercializzazione di servizi di telefonia fissa e mobile”, Vodafone, Wind e Fastweb non hanno consentito alla clientela “il pagamento dei servizi tramite domiciliazione bancaria su conti correnti accesi presso banche aventi sede in Paesi dell’Unione europea diversi dall’Italia e quindi con Iban non caratterizzati dalle iniziali nazionali IT, ha motivato l’autorità della Concorrenza del mercato. I gestori hanno così violato l’articolo 9 Regolamento europeo sui servizi di pagamento che prevede un’armonizzazione dei servizi in tutta Europa, creando una sorta di “mercato unico dei pagamenti” e facendo appunto cadere gli ostacoli dell’Iban ‘nazionale’. Telecom Italia non è stata, invece, sanzionata perché ha presentato all’Agcm una serie di impegni.

Al lavoro e senza tutele. Gli esclusi del 1° Maggio: dai rider agli autonomi

Domani, Festa dei lavoratori, c’è chi andrà in bici: non per una gita fuori porta, ma per portare pizze a domicilio. Sarà un giorno come gli altri perché, nonostante la festività, non ci saranno maggiorazioni sulla paga. Nell’esercito di chi lavora il Primo maggio, i 10 mila fattorini del food delivery sono una piccola quota. Cinque milioni saranno in servizio: non solo medici, forze dell’ordine e autisti, che garantiscono servizi pubblici, ma anche camerieri, commessi di ipermercati e outlet aperti e pure molti tra i due milioni di collaboratori e partite Iva che – pressati dalle scadenze – magari preferiranno non fermarsi e portarsi avanti con le consegne. Il riposo negato, insomma, coinvolgerà anche il vasto mondo degli impieghi non convenzionali.

In sella senza diritti. Anche domani si potranno ordinare pasti da Deliveroo, Glovo e JustEat. I rider saranno in strada. Sono inquadrati come lavoratori autonomi e pagati a cottimo: lo stipendio dipende dal numero di consegne. Niente aumenti però sulla retribuzione perché non viene riconosciuto lo straordinario. Fanno eccezione le aziende Mymenù/Snam e Domino’s Pizza, firmatarie della Carta di Bologna. Negli altri casi varranno le regole dei giorni normali. Nonostante le lotte, la vita dei fattorini non è cambiata e domani Deliverance Milano scenderà ancora in piazza. A luglio il governo ha avviato le trattative con le aziende sperando di arrivare a un accordo, chiuse a dicembre con un nulla di fatto. A gennaio, il Tribunale di Torino ha riconosciuto ai rider le tutele previste per il lavoro dipendente, come la retribuzione del contratto della logistica. Ma le piattaforme continuano ad applicare le loro condizioni. Il governo aveva promesso che nel decreto sul reddito di cittadinanza sarebbe entrata una norma per garantire protezioni ai rider, poi ha dovuto rimuoverla per “estraneità della materia”. Dopo l’ultima protesta dei fattorini, che hanno pubblicato l’elenco delle star che non lasciano mance, il ministro Luigi Di Maio ha di nuovo promesso una legge, che entrerà in quella sul salario minimo. Tra le altre novità, dovrebbe contenere la maggiorazione del 30% per i giorni festivi.

Liberi-schiavi professionisti. Nella galassia del lavoro indipendente, rientrano anche i freelance genuini. La legge sull’equo compenso è stata approvata a fine 2017, ma di fatto è ancora inefficace. Giulia, nome di fantasia, è una traduttrice a partita Iva. “Oggi c’è una lotta tra colleghi – racconta – per chi si aggiudica una traduzione al prezzo più basso, e alla fine ci perdiamo sia noi sia i clienti”. Da anni l’associazione Acta, che riunisce i freelance, insiste affinché le retribuzioni degli autonomi siano legate alla quantità e qualità della prestazione.

Una battaglia molto più difficile per le figure senza ordine professionale. Con la concorrenza al ribasso in molti sfrutteranno anche il Primo maggio per lavorare.

Sotto-occupati in sala. Il giorno di festa vedrà all’opera anche molti addetti della ristorazione e della grande distribuzione. Settori nei quali abbonda l’uso del tempo parziale e spesso si vive il paradosso di essere in servizio il Primo maggio e a riposo forzato negli altri giorni. Le persone che in Italia lavorano poche ore ma desidererebbero un full time sono 2,6 milioni, in prevalenza donne. Tra questi ci sono i camerieri che spesso hanno part time ciclici verticali: lavorano solo alcuni giorni del mese o in alcuni periodi dell’anno che si concentrano quando l’affluenza di clienti è maggiore.

Anche questa categoria sta portando avanti la sua battaglia: i sindacati del commercio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs vorrebbero che per i part time ciclici (100 mila in tutto, non solo addetti della ristorazione) venisse riconosciuta l’anzianità contributiva anche per le fasi di non lavoro, altrimenti la pensione sarà quasi irraggiungibile.

Serrande alzate. C’è poi la questione delle aperture domenicali di ipermercati e outlet. In attesa della riforma che, stando agli accordi nella maggioranza, dovrebbe prevedere la chiusura dei negozi nelle dodici festività nazionali, con quattro possibili deroghe, resta in vigore la liberalizzazione. La Coop ha deciso di restare chiusa, così come Esselunga, Ikea e Mediaworld. Conad – che impiega oltre 50 mila persone – dà libertà di scelta agli associati; tutti gli altri saranno aperti almeno per mezza giornata.