Come scolari con scarsa voglia di tornare in classe, ieri mattina nell’aula di Montecitorio c’erano solo una quindicina di deputati per l’inizio della discussione di una riforma costituzionale importante sulla riduzione del numero dei parlamentari. Tra i banchi del governo, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro.
Insomma, in molti hanno fatto il ponte del Primo Maggio anche se domani c’è aula, così come giovedì e venerdì. Ma il deputato del Pd Enrico Borghi, nonostante Montecitorio sia semideserto, se la prende con “i resoconti giornalistici non veri e lesivi dell’istituzione della Camera” quando dicono “che sarebbe stata chiusa per 24 giorni” mentre è aperta. Di fronte a Mara Carfagna che presiede la seduta, attacca il presidente Roberto Fico che “non ha ritenuto di dover dire nulla, forse perché questa bestia dell’antipolitica deve essere pettinata”. La riforma del numero dei parlamentari, targata M5s, già approvata al Senato a febbraio, ha scatenato le proteste del Pd che minaccia ricorso alla Corte costituzionale se l’ufficio di presidenza negherà la possibilità di presentare emendamenti, come è successo in Commissione, dato che sono stati ritenuti fuori tema: riguardano il superamento del bicameralismo perfetto e l’abbassamento a 18 anni dell’età per eleggere i senatori.
“Il Pd dica che voterà la legge sul taglio dei parlamentari. Mi sembra assurdo che non lo voglia fare, visto che il referendum voleva ridurne il numero”, attacca il vicepremier Luigi Di Maio. I dem, però, non ne vogliono sapere, specie l’ala ex renziana, noncurante della bocciatura della riforma voluta dall’ex premier. “Vogliono davvero cambiare in meglio il Parlamento? – intima Maurizio Martina – Allora votiamo una riforma che preveda una sola Camera politica che dia la fiducia al governo, eletta dai cittadini e composta da 500 deputati”. Se dovesse passare il ddl costituzionale in discussione, il numero dei deputati passerebbe da 630 a 400, quello dei senatori da 315 a 200, mentre i senatori a vita potrebbero essere al massimo 5. La relatrice Anna Macina (M5s) ha detto che “l’obiettivo è duplice: da un lato, favorire un miglioramento del processo decisionale delle Camere e dall’altro, ottenere il contenimento della spesa pubblica”. Secondo il ministro Fraccaro si tratta di una riforma che “farà risparmiare ben 500 milioni di euro ogni legislatura. Auspico che tutti i partiti votino questa riforma proposta per anni da centro destra e sinistra”. Duro l’intervento del relatore di minoranza Gennaro Migliore (Pd), secondo il quale la riforma “ha il sapore di un saldo di fine stagione, quella della democrazia rappresentativa come l’hanno scritta i Padri costituenti”. Il testo approdato in aula è lo stesso licenziato dal Senato: in caso di conferma si tratterebbe della prima delle due approvazioni necessarie a modificare la Costituzione.