Assessore Gianni Lemmetti, che succede ora al debito di Roma?
Nel 2008 l’ammontare del debito del Comune non avrebbe consentito al sindaco di allora, Alemanno, di governare: la città era tecnicamente fallita. Il governo creò una gestione commissariale in cui confluiva tutto il debito maturato prima dell’aprile 2008. Man mano che emergevano debiti di Roma Capitale, venivano assegnati o alla gestione commissariale o al bilancio ordinario. E con i contributi annuali – 300 milioni dallo Stato, 200 dal Comune – i commissari hanno pagato un po’ di debiti finanziari e un po’ commerciali.
E poi cosa è successo? 
Quando ci siamo insediati, nel 2016, abbiamo segnalato che la gestione commissariale scricchiolava. Dal 2022 l’importo da pagare, a causa anche degli interessi, sarà superiore alla somma delle risorse fornite da Tesoro e Comune.
E cosa avete fatto?
La legge di Bilancio ha introdotto norme per regolare gli espropri di terreni fatti prima del 2008 e definire finalmente il debito complessivo di Roma Capitale entro dicembre 2021, così da poter chiudere la gestione commissariale.
E arriviamo alla prima versione dell’articolo “Salva Roma” che ha fatto arrabbiare la Lega. 
L’articolo “Salva Italia” perché i soldi che mancano alla gestione commissariale sono a carico dello Stato: la legge stabilisce i limiti del contributo di Roma, cioè l’addizionale Irpef e la tassa sui biglietti aerei. Il contributo dello Stato invece non è legato a imposte specifiche. Per questo il Tesoro era favorevole a separare la parte finanziaria, che può rinegoziare con le banche. Inoltre la gestione commissariale ci costa 2,5 milioni l’anno: soldi che possiamo risparmiare.
E ora che succede? 
Sono state stralciate le norme rispetto alla parte di competenza dello Stato. Così dal 2022 il bilancio ordinario di Roma dovrebbe farsi carico di una gestione commissariale non in equilibrio. Un guaio per il prossimo sindaco.
Immaginiamo di arrivare così al primo gennaio 2022. 
Chiunque sarà il sindaco non potrà chiudere la gestione commissariale e fondere le due contabilità: dovrebbe chiedere allo Stato di metterci i 300 milioni ulteriori che mancano fino al 2034.
La norma stralciata vi avrebbe permesso di ridurre le tasse prima delle elezioni del 2021?
Ci saranno risorse da spendere solo se la ricognizione in corso del debito rivelerà un ammontare complessivo più basso dei 12 miliardi stimati oggi. Potrebbe assestarsi a 9-9,5 miliardi. Ma ogni scelta sul taglio dell’addizionale Irpef comunale sarà dopo il 2022. La campagna elettorale 2021 si terrà a gestione commissariale in corso.
Proverete a ripresentare la norma bocciata dopo le Europee? 
C’è tutto il tempo dell’iter di conversione del decreto per modificare il testo. Speriamo che i partiti di opposizione, che ora hanno sostenuto il nostro progetto, confermino la loro linea anche dopo le elezioni.
L’altro fronte caldo è l’Ama. Nessuno ha capito perché avete fatto la guerra all’ex ad Bagnacani su una posta di bilancio modesta come i 18 milioni che l’azienda dei rifiuti chiedeva al Comune per lavori nei cimiteri. 
È il granello di sabbia che inceppa il meccanismo. Finalmente Roma Capitale ha gli strumenti per il controllo dei bilanci delle partecipate ed è incappata in questi 18 milioni, restituiti dall’azienda al Comune nel 2017 perché prima trattenuti in modo non idoneo. L’Ama ha fatto il bonifico, ma poi si è iscritta la somma come credito, senza dire niente a nessuno.
Senza i 18 milioni il bilancio di Ama chiude in rosso?
Se dentro il bilancio esiste una posta non corretta, o Ama la stralcia o accantona l’intera somma perché il credito non è riconosciuto dal Comune. Senza i 18 milioni il bilancio sarebbe andato in perdita, ma a noi interessava che fosse corretto: nel bilancio consolidato di Roma Capitale quei debiti verso l’Ama non ci sono e l’Assemblea capitolina non può votare due bilanci opposti, uno in cui non c’è il debito e un altro in cui c’è il credito.
Circola una teoria: con i bilanci di Ama in perdita, la gestione dei rifiuti passerà all’altra controllata, Acea, che avendo gli inceneritori può trarne profitto. 
Il cda di Ama faceva una serie di suggestioni e qualcuno le prendeva per buone. Ci raccontavano teorie del complotto, poi abbiamo verificato ed è venuto meno il rapporto di fiducia.
Li avete cacciati per questo?
Si preoccupavano di aggregazioni a livello europeo invece che tenere pulita la città.
L’Ama ora approverà un bilancio in rosso. Con quali conseguenze?
Il Comune ha chiesto all’architetto Bagatti di redigere un bilancio secondo le informazioni emerse dalla due diligence e dal collegio sindacale. Non conosciamo l’esito, ma sosterremo comunque l’azienda. Non ci sono rischi di fallimento o di concordato. E io ai concordati non mi sono mai sottratto, a Livorno con l’Ams e a Roma con l’Atac.