alcuni partiti gli avevano offerto il posto di capolista alle Europee. Alcuni nella circoscrizione Sud, altri in tutte. Mimmo Lucano doveva solo scegliere su quale treno salire per arrivare a Bruxelles. E, invece, è rimasto alla stazione di Riace. A tutti ha detto no. Dopo tre mandati consecutivi, non può più ricandidarsi a sindaco. Ma lo farà da consigliere comunale sostenendo la lista “Il cielo sopra Riace”, guidata dalla candidata a sindaco Maria Spanò. Lucano riprenderà il suo percorso dal basso, nel borgo di 1700 anime nella Locride, in provincia di Reggio Calabria. Lo farà nonostante sia sottoposto al divieto di dimora e rinviato a giudizio nel processo “Xenia”, nato da un’inchiesta della Procura di Locri che lo accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di aver gestito male i fondi dell’accoglienza. “Sarà difficile per me gestire la campagna elettorale senza poter entrare a Riace. – aggiunge – Con il divieto di dimora mi sento limitato rispetto al contributo che potrei dare alla lista”. Così, c’è già chi pensa a collegamenti Skype o ad altre soluzioni per consentire a Lucano di esercitare il suo diritto a candidarsi anche se “al confino”.
“Riace deve resistere. Quello che è stato fatto in questi anni con Mimmo non deve essere buttato via”. Maria Spanò è una degli assessori più vicini a Lucano. Oggi tocca a lei guidare la squadra in una campagna elettorale che vede altre due liste in campo: quella dell’ex Maurizio Cimino (che Lucano aveva allontanato nel 2016) e quella di Antonio Trifoli, un vigile urbano simpatizzante della Lega che candida a consigliere Claudio Falchi, il segretario cittadino del partito di Salvini.
Anche il rischio che la Lega metta il cappello nella sua Riace ha spinto il sindaco “sospeso” a rifiutare la candidatura alle Europee e restare in Calabria: “Sarebbe stato comodo, – spiega – ma non volevo che qualcuno dicesse che avrei approfittato della notorietà avuta involontariamente a causa delle vicende giudiziarie. Visto che l’inchiesta è ancora in corso, non volevo che qualcuno pensasse che puntavo all’immunità parlamentare”. Il riferimento è al caso di Armando Siri: “Il sottosegretario della Lega è indagato per questioni ben più gravi di quelle che mi riguardano – dice Lucano –. Lui però è al governo, mentre io non posso nemmeno andare nel mio paese”.