I leghisti frequentano la sua casa in Vaticano e dialogano con venerazione col cardinale Raymond Leo Burke, porporato americano tra i più conservatori, antagonista per eccellenza di papa Bergoglio.
Il mondo di Burke è così stretto, e così leghista, che ha affascinato Matteo Salvini e pure Paolo Arata, già deputato di Forza Italia, una sorta di consigliere per l’energia del Carroccio formato nazionale. Arata è il professore di ecologia, l’imprenditore dell’eolico, indagato nel fascicolo che coinvolge il sottosegretario Armando Siri, accusato di corruzione.
Il cardinale Burke ha incontrato Salvini più volte negli ultimi anni. Un’ora e mezza di colloquio in Vaticano nel febbraio del 2017 per benedire il politico con la ruspa e poi due investiture pubbliche con l’ormai consacrato ministro dell’Interno: “La Chiesa mi dice vai avanti”, rivelò con soddisfazione il leghista.
E il professore Arata, invece, parlava al telefono con Burke anche per organizzare una cena nell’appartamento cardinalizio che s’affaccia su piazza San Pietro, come ha riportato Repubblica.
Il cardinale non è soltanto la bandiera degli integralisti cattolici che considerano Francesco un eretico e non è neanche il semplice contestatore dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, Burke è il riferimento culturale dell’internazionale sovranista, di una destra anti-gay, anti-papa, anti-aborto.
Quella destra che Steve Bannon, l’ex stratega di Donald Trump, e i suoi accoliti hanno introdotto in un’abbazia del 1200, in provincia di Frosinone, la Certosa di Trisulti. Lì avrà sede la scuola di formazione di Bannon per un populismo di destra, lì vive da eremita Benjamin Harnwell, il capo dell’istituto Dignitatis Humanae che gestisce l’ex monastero e che, un paio di mesi fa, ha celebrato il presidente onorario, sua eminenza Burke.
Che c’entra con Arata? Il giovane Federico, il figlio prodigio di Paolo Arata, poliglotta e già banchiere, è tra i principali collaboratori in Europa di Bannon e del gruppo che ruota attorno a Harnwell e al cardinale Burke.
È Federico che accompagna Bannon al Viminale da Salvini e che ha condotto il Carroccio nell’orbita dell’ex guru di Trump. E la consulenza di Federico a Palazzo Chigi, in un dipartimento del sottosegretario Giancarlo Giorgetti, non è un incarico vuoto, una prebenda per un ragazzo parecchio ambizioso, ma un riconoscimento a uno stratega di partito. Allora va spiegata la comune passione per il porporato Burke del professore Arata e del ministro Salvini: una passione coltivata assieme oppure si tratta di una banale (e però simbolica) coincidenza? Il Fatto ha rivolto la domanda al cardinale e al ministro. Nessuno ha risposto.
Oggi Salvini è più prudente con Jorge Mario Bergoglio. Il campionato del consenso espelle chi è troppo ruvido col pontefice argentino. Non conviene.
Adesso il ministro non diffonde più video di Burke e non va all’assalto frontale contro l’accoglienza ai migranti invocata da Francesco, come al contrario gli aveva suggerito, pare, proprio Bannon. Salvini ha sfumato le parole sul pontefice e, lo scorso gennaio, assieme al sottosegretario Giorgetti, ha pranzato in Vaticano col cardinale Angelo Becciu, prefetto per la Congregazione dei Santi e, soprattutto, a lungo sostituto agli Affari generali in Segreteria di Stato. Salvini ha cercato, tramite Becciu, di ottenere un’udienza da Francesco. Più che un desiderio, un miraggio.