Da quando si è insediato al Viminale, Matteo Salvini è stato assente 5 volte su 6 alle riunioni dei ministri dell’Interno dei 28 Paesi dell’Unione europea. Per l’Italia, al suo posto, ha partecipato il sottosegretario all’Interno, il leghista Nicola Molteni. Ma il vicepremier non si è manifestato in Europa in occasione di appuntamenti in cui era all’ordine del giorno dei ministri europei la discussione di temi molto importanti per l’Italia e di competenza del suo dicastero come la gestione dei flussi migratori e la riforma del Regolamento di Dublino.
Vediamo gli appuntamenti nel dettaglio e come si sono comportati gli omologhi del ministro italiano. Il primo era quello del 5 giugno 2018 in Lussemburgo. L’ordine del giorno prevedeva la riforma del sistema comune di asilo e reinsediamento, i visti per i migranti e provvedimenti contro la criminalità organizzata. Per Germania, Francia, Spagna non hanno partecipato i ministri dell’Interno, ma dei sottosegretari, mentre per l’Italia c’era il rappresentante permanente presso l’Ue, Maurizio Massari. Non c’erano riserve ma i titolari per altri Paesi, come ad esempio Ungheria, Malta, Austria, Portogallo, Finlandia, Svezia e (tra i grandi), il Regno Unito, con il ministro Sajid Javid.
Il 12 e 13 luglio si tiene a Innsbruck, in Austria, un Consiglio dei ministri straordinario. Si è parlato non solo di frontiere europee e flussi migratori, ma anche di misure da prendere per combattere l’antisemitismo e di cooperazione tra le polizie europee. In questa occasione, il leader della Lega era effettivamente presente, e con lui l’allora responsabile dell’Interno di Parigi Gerard Collomb, il tedesco Horst Seehofer e ancora Javid. Oltre al padrone di casa, il ministro dell’Interno austriaco Herbert Kickl, sono presenti i titolari di Grecia, Finlandia, Malta, Ungheria, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia. Madrid ha inviato invece un sottosegretario.
In autunno si tengono altri due Consigli, quello del 12 ottobre in Lussemburgo e quello del 6 dicembre a Bruxelles. Il primo ha in programma la discussione sulla guardia costiera Ue e la direttiva rimpatri, il secondo il contrasto ai contenuti terroristici online e il traffico di migranti.
Nell’appuntamento di ottobre – il primo a cui Molteni prende parte – tra i ministri titolari presenti vanno menzionati di nuovo il britannico Javid quello austriaco, poi il polacco Brudzinsky, il belga Jambon, il portoghese Cabrita, la rumena Dan e il finlandese Mykkanen. Come l’Italia, Spagna, Francia e Germania sono rappresentate da sottosegretari. Nel vertice di dicembre, la formazione è simile, ma per Berlino ritorna Seehofer, mentre fa la sua comparsa la britannica Caroline Nokes, comunque titolare, anche se del ministero dell’Immigrazione.
Nel 2019, il primo appuntamento è stato il meeting straordinario di Bucarest, tenuto il 7 febbraio, con al centro la lotta al terrorismo e il diritto d’asilo. Molte conferme, rispetto all’autunno, compresi Seehofer, Nokes e Kickl, ma si aggiungono il responsabile dell’Interno di Madrid Fernando Grande-Marlaska quello francese (post-rimpasto di Macron) Christophe Castaner. Per l’Italia, sempre Molteni.
Eccoci al 7 marzo, ancora a Bruxelles, ultimo Consiglio dei ministri dell’Interno prima delle elezioni europee. In agenda c’erano i negoziati sul programma Frontex, la cooperazione con i Paesi africani sui temi migratori, ma soprattutto, si dovevano prendere decisioni sulla sempre rimandata riforma di Dublino. Ancora una volta, la Germania ha partecipato con il responsabile dell’Interno, così come tra gli altri il Regno Unito, la Croazia, l’Ungheria, l’Olanda, Malta, la Polonia, il Portogallo, la Romania e la Svezia. A far compagnia al sottosegretario leghista Molteni, invece, c’erano i rappresentanti non titolari di Parigi e Madrid.