L’assordante silenzio sul caso di Giulio Regeni
Sono ormai più di tre anni che Giulio Regeni è stato torturato e ucciso in Egitto. In questi tre anni si è assistito a silenzi, depistaggi, intimidazioni e squallidi teatrini internazionali. Ambasciatori richiamati in Italia poi rimandati in Egitto come nulla fosse. La posta economica in palio, infatti, è troppo alta: l’interscambio commerciale tra Italia ed Egitto è addirittura aumentato. Come ingenti accordi petroliferi e vendita di armi, distribuite al paese africano anche dopo la morte di Giulio. Lo stesso Salvini avrebbe sottolineato l’importanza di questo paese come partner commerciale. Non c’è l’adeguata mobilitazione istituzionale in tal senso. Nonostante il tanto decantato sovranismo. I genitori di Giulio restano abbandonati con l’eco di tante promesse disattese dallo scorso governo e da questo. Personalmente sono sdegnato da questa dinamica. Invidiando i cittadini statunitensi sotto questo aspetto. Che, con tutti i loro difetti, possono contare su istituzioni che li proteggono ovunque.
Cristian Carbognani
Il Pd è una delusione, e non fa niente per cambiare
Condivido la ricostruzione storica dell’articolo di Travaglio dal titolo “È arrivato il conto”. Gli storici di professione dovrebbero leggerlo per ricostruire la storia degli ultimi 40 anni del nostro sistema politico. Purtroppo molti sono legati al Pd e sarà difficile che la ricostruzione corretta venga fatta nel prossimo futuro. Forse solo in tempi dove il clientelismo non sarà più elemento per decidere il destino e la fortuna degli intellettuali la verità potrà rivelarsi. I fatti parlano da soli e bisogna solo raccoglierli. Inoltre, basta andare in Romagna per capire cos’è il Pd, un ricettacolo del peggiore clientelismo, così dice un mio conoscente che vive lì. Ho abbandonato la Cgil proprio per questo motivo: sapevo che questo cancro la stava mutando e minando. E così è stato. Forse anche le nostre illusioni su un possibile governo Pd-M5S mostrano ogni giorno di più quanto fossimo ingenui. Io non ho mai creduto nell’apparato del Pci neanche quando ero ragazzo. E gli epigoni odierni che ne sono una caricatura ancora peggiore mi respingono ancora di più e li terrei lontani.
Una loro redenzione fa più parte delle speranze sovrannaturali che della realtà storica e politica. La morte della sinistra italiana ne è la prova sperimentale.
Vincenzo Magi
DIRITTO DI REPLICA
Gentile direttore, Le scrivo in merito all’articolo apparso sul suo quotidiano il 17 aprile dal titolo Asti-Cuneo, dieci chilometri di investimenti per avere milioni di euro anche da Toninelli. Innanzitutto mi preme sottolineare come l’attuale esecutivo non stia facendo ai concessionari autostradali alcun regalo, ma stia lavorando, da mesi, per realizzare l’opera in questione, attesa dal 2012, senza proroghe di concessioni, senza esborsi per i cittadini e senza gravare sulle casse pubbliche. Il tutto nel pieno rispetto della normativa italiana ed europea, ma in tempi celeri: perché quelli che definite “appena dieci chilometri di autostrada che mancano”, per le popolazioni locali sono una grande incompiuta che divide in due un territorio e i cui cantieri si stanno ora sbloccando. Veniamo ai numeri. Rispetto al vecchio schema di finanziamento incrociato ipotizzato dal governo precedente, riusciremo a far completare la Asti-Cuneo dal concessionario con un risparmio di circa 220 milioni di euro, e un effetto positivo sulle tariffe, che paghiamo tutti. Questo perché con il piano di Delrio il valore di subentro per Satap A4 era sì inferiore a quello ipotizzato oggi (si trattava di circa 423 milioni di euro, non 380 come riportato nell’articolo) ma il costo della proroga dell’A4 avrebbe comportato un esborso di 1.025 milioni di euro, soldi che con il nostro schema vengono risparmiati. La concessione della Asti-Cuneo fino al 2045, di contro, ha un costo di 422 milioni di euro. Il tutto, sommato a un valore di subentro per Satap A4 di 806 milioni di euro, dà comunque come risultato un risparmio, appunto, di circa 220 milioni di euro. L’entità dell’indennizzo da subentro previsto per la Torino-Milano è compatibile con gli orientamenti espressi dalla stessa Unione europea in passato e risulta sostenibile in relazione alla elevata capacità di autofinanziamento del concessionario, oltre che significativamente inferiore a quelli riscontrabili su società concessionarie recentemente scadute e oggetto di gara, come la Sam e Autostrade centro padane. L’operazione, dunque, è coerente con il quadro normativo vigente e con precedenti indicazioni della Commissione europea già acquisite, e assolutamente non altera la concorrenza.
Danilo Toninelli
Com’è risaputo, di buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno. Il ministro Toninelli vorrebbe il completamento dell’Asti-Cuneo, pedaggi più bassi e risparmi per lo Stato, ma non fa i conti con l’Europa. Il valore di subentro a fine concessione da lui concordato con i Gavio è superiore più del doppio rispetto al limite massimo che l’Ue ha stabilito non per uno sghiribizzo, ma per favorire la concorrenza anche in ambito autostradale. Per quanto riguarda nel dettaglio i numeri forniti dal ministro sarà interessante registrare a proposito la valutazione che ne daranno a tempo debito l’Autorità dei Trasporti e il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe).
Da.Ma.