Un brutto colpo per Forza Italia. Il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, lascia il partito berlusconiano dopo i contrasti col commissario regionale Gianfranco Miccichè sulla scelta dei candidati alle Europee. “Me ne vado, con tanti amici e amministratori non ci riconosciamo più in un partito che sta andando verso l’autodistruzione”, ha spiegato Pogliese, che nel giugno 2018 stravinse le elezioni sconfiggendo al primo turno il sindaco uscente Enzo Bianco. Oltre alla batosta di perdere un primo cittadino di peso, alla guida di una città di 500 mila abitanti dove il partito azzurro viaggia ancora intorno al 20 per cento, per FI c’è il rischio di un vero e proprio smottamento, con decine di esponenti siciliani con la valigia in mano, pronti a migrare verso altri lidi. E alcuni già se ne sono andati, seguendo Pogliese, come il vicecoordinatore Basilio Catanoso e l’ex assessore regionale Santi Formica. Per alcuni (Catanoso) l’approdo sarà Fratelli d’Italia, ma altri guardano alla Lega.
Il motivo dello strappo, ufficialmente, è per le liste. Al momento di comporre la squadra di candidati, infatti, è andato in scena un braccio di ferro tra Miccichè e Pogliese sul nome di Giuseppe Milazzo, spinto dal primo, poi candidato, mentre Pogliese avrebbe preferito Giovanni La Via in rappresentanza della Sicilia orientale, quella di Catania appunto. Su La Via, però, molti hanno storto il naso perché ha il demerito di aver abbandonato Berlusconi per Angelino Alfano. Di più: alle ultime Regionali, proprio col partito alfaniano, aveva sostenuto il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari, proponendosi come suo numero due. E ora si è riaffacciato tra i berluscones.
In realtà la disfida tra palermitani (Miccichè) e catanesi (Pogliese) spiega solo in parte la faccenda. Perché nella politica siciliana le vicende seguono spesso logiche locali difficilmente comprensibili altrove, fatte di alleanze, amicizie, rotture, tradimenti e ricomposizioni che si sedimentano nel corso dei lustri, rendendo la situazione complessa ed esplosiva. In questa storia, per esempio, contano anche le provenienze. Pogliese è un ex An e la sua elezione è frutto del Patto dell’arancino tra FI, FdI e Lega che, nel novembre 2017, ha portato alla vittoria Nello Musumeci. Se il sindaco di Catania vorrebbe una Forza Italia più sterzata a destra, fedele alleata della Lega, Miccichè con Salvini è entrato spesso in contrapposizione. “Sono liberale. Fascista mai!”, ha detto in più di un’occasione. Basti ricordare, in tal senso, la pioggia di critiche piovute su Stefania Prestigiacomo (da sempre vicina a Miccichè) quando, in gennaio, a bordo di un gommone con Riccardo Magi e Nicola Fratoianni ha raggiunto la Sea Watch per portare solidarietà ai migranti che il vicepremier non faceva attraccare.
Alla fine, dunque, Milazzo entra e La Via resta fuori. “Lasciare il partito per questa vicenda è un gesto esagerato, quando si fanno le liste ci sono sempre scontenti e delusi. Questo era il momento di stare uniti, i conti si potevano regolare dopo le Europee. Pogliese già da tempo meditava l’addio e ha colto la palla al balzo”, afferma un deputato forzista che chiede l’anonimato.
Il problema, ora, è che in tanti potrebbero seguire il sindaco di Catania. Massimiliano Giammusso, primo cittadino di Gravina, e Antonio Bonanno, sindaco di Biancavilla, due piccoli centri del Catanese, hanno già lasciato il partito. Come anche numerosi esponenti dei municipi cittadini. Lascia FI anche l’ex assessore regionale Santi Formica. “Prendiamo atto che nel partito non si possono più portare avanti istanze di destra che hanno sempre contraddistinto il nostro percorso politico”, spiega Formica, fedelissimo di Catanoso. E Miccichè, l’uomo del 61 a zero alle Politiche del 2001, non può fare altro che stare a guardare.