Chi comanda in Rai? Questo interrogativo è stato il protagonista dell’audizione di Fabrizio Salini e Marcello Foa in commissione di Vigilanza. La domanda è rimbalzata esplicitamente nelle domande con cui i parlamentari hanno bombardato amministratore delegato e presidente. Più quest’ultimo, in realtà.
Foa, infatti, è stato sottoposto a un “processo” da 5 Stelle, Pd, Forza Italia e Fdi, con la sola Lega a difendere l’uomo che Matteo Salvini ha voluto alla presidenza della tv pubblica. L’accusa rivolta a Foa è di aver travalicato il suo ruolo e di essersi accaparrato fette di potere che, evidentemente, Salini gli ha lasciato.
Così, fuoco alle polveri. Gianluigi Paragone (5 Stelle): “Presidente, abbiamo un problema. La legge non prevede una diarchia. Se lei vuole il posto di Salini, lo dica chiaramente. Come direbbe Berlusconi: si contenga!”. Davide Faraone (Pd): “Lei non è una figura di garanzia. Sul pluralismo nei Tg è venuto a raccontarci una storiella che avevamo già ascoltato da Sangiuliano, ma il Tg2 sembra la caricatura della parodia che Corrado Guzzanti faceva del Tg4”. Stessa esortazione da Antonello Giacomelli (Pd): “Mi sorprende che l’ad interpreti il suo ruolo in maniera così debole. Se c’è qualcosa che le impedisce di lavorare, ce lo dica…”.
Se Primo Di Nicola punta poi il dito contro il doppio ruolo di Foa presidente di Rai e RaiCom (“c’è conflitto d’interessi”), Daniela Santanchè la tocca piano: “Presidente, è una grande delusione. Le sue parole sul pluralismo sono come quelle di Alice nel paese delle meraviglie. Non si può permettere di venire qui con dei dati falsi! E poi perché ancora non si nominano ancora i direttori di rete? Si aspetta forse il 27 maggio?”.
A far innervosire i parlamentari è stata la relazione di sette giorni fa con cui Foa, numeri alla mano (dati di Agcom e Osservatorio di Pavia) ha dimostrato che il tempo nei Tg di governo e maggioranza gialloverde è inferiore a quello di Renzi & C. Insomma, un plotone d’esecuzione, col volto del presidente che diventa sempre più cupo, assumendo una tonalità grigioverde.
Alla fine, però, a rispondere alla domanda iniziale (chi comanda in Rai?) è Salini. “Credo di svolgere al meglio il mio ruolo, ho sempre agito in autonomia”, afferma l’ad. Mentre Foa, dopo esser tornato ancora sui numeri (“sono oggettivi, poi ognuno li interpreta come vuole”), risponde su RaiCom. “Non ho ruoli operativi, ho accettato su richiesta dell’ad”, precisa il presidente. Si difende anche sul contratto a due del suo staff, Cotone e Ventura: “È tutto regolare”.
Infine, la rissa sfiorata al Tg1 e la soppressione di Rai Movie. “Non ne posso parlare, c’è un audit in corso”, dice Salini sul caso Carboni-Polimeno. “Il brand Rai Movie non ci sarà più, ma i film aumenteranno”, conclude l’ad. Che però si becca una tirata d’orecchie da Carmen Di Lauro (5 Stelle): “Spero che il canale femminile non sia come quello di Mediaset. Io non lo guardo mai…”.