È piuttosto curioso dover ricevere lezioni di giornalismo da chi è passato alla storia per aver sponsorizzato il metodo Stamina. Ma capita anche questo. E, visto che Le Iene hanno quasi due milioni di spettatori, a certe menzogne è bene replicare. Dopo l’archiviazione delle tre denunce a Fausto Brizzi da parte di ragazze ritenute scarsamente credibili dal giudice, il programma ha ripreso a occuparsi del caso spostando l’attenzione sulla testimonianza di tale Tania Sanchez. Questa ragazza aveva raccontato alla moglie e all’avvocato di Fausto Brizzi che era stata convinta a raccontare di essere stata molestata da Brizzi da una delle ragazze che lo avevano denunciato. Tale testimonianza finì in un verbale di sommarie informazioni destinato al Gip. In un lungo articolo sul Fatto raccontai la vicenda premettendo che non ritenevo l’inchiesta de Le Iene una farsa e neppure Brizzi un santo.
Allo stesso tempo raccontavo alcune debolezze dell’inchiesta (il fatto che Dino Giarrusso l’avesse mollata per la politica, la scarsa affidabilità di una delle tre denuncianti con una serie di precedenti allarmanti), per poi citare il verbale della spagnola. Che esisteva ed era stato depositato in Procura. La verità, insomma. Raccontavo, testualmente: “Esiste un verbale di sommarie informazioni con la testimonianza di una ragazza spagnola che ha riferito cose sconcertanti: una delle ragazze italiane che è andata a volto scoperto alle Iene per denunciare Brizzi, l’aveva contattata al telefono per dirle che se avesse voluto un po’ di fama in Italia, sarebbe stato sufficiente andare in tv a dichiarare di aver subito molestie dal regista (le due si erano conosciute a Ibiza…). Ha aggiunto che questa proposta era stata fatta anche ad altre ragazze che avevano però accettato (…). C’era uno scouting per trovare ragazze che magari supportassero la denuncia mediatica di poche coraggiose così da rendere più solida l’inchiesta? Questa ragazza spagnola è una mitomane?”.
Insomma, raccontavo il reale contenuto del verbale (sintetizzandolo molto) e non davo affatto per scontato che lei dicesse la verità, ma ipotizzavo anzi che l’alternativa alla ricerca di falsi testimoni, fosse che la spagnola raccontasse bugie. Nel servizio mandato in onda da Le Iene martedì però, si fa credere una cosa completamente diversa (il mio dubbio “la spagnola era una mitomane?” non viene riportato, guarda caso) e, cosa ancor più grave, si lascia dire a truffatori e ganci delle Iene che chi scrive è amica di Brizzi, che chi scrive copre la spagnola e altre menzogne varie.
Nello specifico, nel servizio si afferma: “Chi ha ritenuto interessante la testimonianza della spagnola è stata una giornalista del Fatto Quotidiano che l’ha pubblicata in prima pagina e lancia anche un sospetto sul nostro lavoro”. Intanto, in prima pagina non si menzionavano affatto né Tania Sanchez né le sue accuse che occupavano solo una parte dell’articolo, per il resto certo che il verbale era interessante e certo che andava documentato. Era in Procura, a disposizione di un Gip. Si chiama cronaca. Detto ciò, non lanciavo un sospetto, dicevo che riguardo la sconcertante testimonianza le possibilità erano due: o la spagnola diceva il vero (e quindi qualcuno cercava falsi testimoni) o la spagnola diceva il falso. Delle due, l’una. Ed era giusta la seconda, cosa che Le Iene hanno fatto bene ad accertare.
Questa Tania, a quanto pare, era stata convinta a mentire dal presunto truffatore Alessandro Rosica, che forse voleva spillare soldi a Brizzi, spiegano Le Iene. Chiarito questo nel servizio, Le Iene promuovono improvvisamente il truffatore Rosica a testimone attendibile e anziché tagliarle, mandano in onda delle dichiarazioni di questo tizio sulla sottoscritta, tirando di nuovo in mezzo il Fatto: “Qualcuno c’è dalla parte di Tania perché hai sentito Selvaggia Lucarelli cosa ha detto? Selvaggia Lucarelli copre a Tania! Vedi che ogni volta stanno a dire che quello è innocente!”, dice Rosica. E il gancio delle Iene rilancia: “Quelli che lo dicono stanno dalla sua parte, logicamente c’ha tanti amici pure lui che stanno dalla sua parte!”. L’inviata specifica che Rosica fa riferimento al mio articolo sul Fatto in cui riporto un verbale, udite udite, che NON HO VERIFICATO. Cioè, dovevo verificarlo io, non il Gip. Insomma, torniamo alle lezioni di giornalismo delle Iene. Ora, a parte che riportare un verbale non è coprire qualcuno, a parte che non sono amica di Brizzi e che sono sempre stata dalla parte dello Stato di diritto, non di un uomo (ma capisco che il concetto di Stato di diritto per un programma che lo calpesta costantemente sia un concetto sconosciuto), è piuttosto comico che le Iene, sul caso Brizzi, invitino gli altri a verificare qualcosa. Se avessero verificato bene le tre denunce delle ragazze forse si sarebbero resi conto che qualcosa non tornava. Per esempio, che una delle tre, V.M., era – con quella a Brizzi – alla sua terza denuncia nei confronti di un uomo per violenza sessuale. Che questa V.M. aveva denunciato perfino il padre di sua figlia per abusi sulla minore (denuncia archiviata, nella sentenza il giudice dice che V. M. ha un atteggiamento “fortemente manipolativo” e che fornisce prove non attendibili per acredine nei confronti dell’ex). La stessa V.M. che dopo la presunta molestia di Brizzi lo rivedeva a cena e gli mandava messaggini. Ci sarebbe altro da dire ma per ora mi limito a rallegrarmi che Le Iene abbiano deciso di credere sempre alle vittime. Specie perché ricordo la serie di servizi ancora online che Le Iene mandarono in onda sullo stupro di due uomini sardi, Massimo Pinna e Nicola Fenu, ai danni di una ragazza. Misero in dubbio la versione della ragazza perfino dopo la sentenza in primo grado che li condannò a 5 anni, lasciandoli parlare a lungo davanti alle telecamere di quanto lei si fosse inventata tutto. I due finirono poi in carcere, condannati in Cassazione per violenza sessuale di gruppo e lesioni gravi in concorso perché colpevoli “oltre ogni ragionevole dubbio”. A parte il dubbio delle Iene, prima di essere redente.