Sergio Mattarella è stato tentato dallo strappo. Ossia dal rinviare alle Camere la legge istitutiva della Commissione d’inchiesta sulle banche. Ma ieri ha firmato, ponendo però una serie di paletti, a tratti irrituali, alla commissione. Perché non è convinto del presidente indicato dal M5S, il senatore Gianluigi Paragone, teme danni per la Banca d’Italia e che la bicamerale sconfini dai suoi compiti. E allora la sua lettera ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati, è un lungo caveat ai gialloverdi, che non gradiscono.
Non a caso il M5S fa subito trapelare che insisterà su Paragone, cui ieri Di Maio ha ribadito l’appoggio in un incontro a Roma. Ma chissà se la Lega confermerà il sì all’ex conduttore, perché il M5S fiuta tentennamenti. Di certo la lettera di Mattarella colpisce tutto il governo, a cui il capo dello Stato fa notare: “Rispetto a tutte le banche, e anche agli operatori finanziari, questa volta viene previsto che la commissione possa ‘analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento’. Queste indicazioni, così ampie e generali, non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia”. Insomma, Mattarella non vuole che la commissione influenzi la gestione ordinaria degli istituti. E aggiunge un altro timore: “L’eventualità che soggetti partecipi dell’alta funzione parlamentare ma pur sempre portatori di interessi politici, possano condizionare le banche nell’esercizio del credito e nell’erogazione di finanziamenti o di mutui si colloca al di fuori dei criteri che ispirano la Costituzione”. Ma l’obiettivo principale del Colle è preservare Bankitalia e le altre authority dal rischio che la bicamerale diventi una vigilanza parallela: “Le previsioni della legge in questione pongono il tema di possibili interferenze delle attività della commissione in ambiti di competenza di varie autorità di vigilanza”. Parole che il M5S legge come un esondare i limiti da parte del Quirinale, anche se Di Maio è cauto: “Lavoreremo con senso dello Stato e responsabilità verso il Paese e soprattutto verso i cittadini truffati”. Ma il sottosegretario Stefano Buffagni reagisce in modo secco: “Bene le raccomandazioni del presidente della Repubblica, ma tuteleremo le prerogative del Parlamento. Vogliamo andare fino in fondo per fare pulizia nel rispetto degli impegni presi coi cittadini”. Come a dire che la commissione d’inchiesta è affare del Parlamento, e solo di esso.
Ma batte un colpo anche il leader della Lega Matteo Salvini, contro Via Nazionale: “Bankitalia è un unicum, però non può essere scollegata dalla vita dei risparmiatori. Un conto è la sua autonomia, un altro è la mancanza di responsabilità”. L’aria insomma è tesa. E si fa sentire anche Paragone, su Facebook. Prima con un post ricorda che “la sovranità appartiene al popolo”. Poi in un video giura: “La commissione d’inchiesta non serve per fare lo scalpo a qualcuno, ma solo per capire le dinamiche di alcune crisi bancarie: lo spirito non sarà di vendetta”.