Il 10 ottobre 2017, secondo una denuncia presentata all’Autorità nazionale anticorruzione, negli uffici romani della Siae si realizza la seguente scena. Il responsabile dell’ufficio recupero crediti autorali discute con il direttore della sede interregionale di Roma, Alessandro Bracci, che peraltro è una filiale piuttosto estesa, visto che include Lazio, Abruzzo e Umbria. I due parlano di una Festa dell’Unità che s’è tenuta tra il 10 e il 19 settembre 2015 ad Aprilia. Il Partito democratico locale è debitore, nei confronti della Siae, e quindi degli autori ai quali devono essere corrisposti i relativi diritti, di 815 euro. Al netto delle penali per 156,74 euro, e dell’Iva per 115,16 euro, gli autori dovrebbero ricevere 522,46 euro. Non è certo una grande somma. Ma il punto è un altro: è il dialogo tra il dipendente e il direttore Bracci che è stato allegato nella denuncia all’Anac. “Questa del Pd… – dice Bracci nel dialogo riportato all’Anac – io non l’ho approvata perché ci parlo io con questi. Ma io se te l’annullo e ci scrivo trattativa… ok? Trattativa per recupero… se eventualmente fallisce la trattativa, la puoi rimettere la diffida? Nel caso ne facciamo una nuova… questa l’ho annullata…”. Il perché di questa scelta, nel documento inviato all’Anac, viene spiegato da Bracci con queste parole: “Perché mandare una diffida al Pd oggi, da un punto di vista, come dire, della giustizia sarebbe no giusto, più che giusto! Ma ho la sensazione che se faccio partire questa diffida, facciamo una di quelle cazzate… ma proprio che ci si inculano. Dal punto di vista del rapporto non ci possono dire niente, ci mancherebbe, però sai poi mi chiama il direttore generale (Gaetano Blandini, ndr), Sugar (Filippo Sugar, ex presidente della Siae, ndr) e mi tocca mandarli a fanculo … E prima di mandarli un’altra volta a fanculo… ci sto ragionando… ma c’ho una sensazione…”.
La replica: “Non facciamo sconti a nessun partito”
Stando a queste parole, quindi, Bracci, con la “sensazione che ci si inculano”, preferisce annullare la diffida del pagamento al Pd di Aprilia, avviare una trattativa, e solo nel caso non andasse in porto, rimettere in modo la pratica. Il Fatto ha chiesto con una email sia a Bracci, sia al direttore generale della Siae, Gaetano Blandini, sia a Sugar, se quanto sostenuto nella denuncia – e quindi anche su altri punti oltre il Pd e la diffida in questione – corrisponda al vero. Il primo ci ha risposto così: “Ho doverosamente informato della sua richiesta la Siae, che fornirà tutte le informazioni necessarie sugli argomenti… oggetto della sua inchiesta”. Le parole di Bracci non possono essere considerate né una conferma né una smentita del dialogo riportato. Il direttore generale Blandini sul punto precisa: “Trovo singolare che mi chieda di rispondere ‘a vista’ a 15 domande particolarmente articolate, alcune delle quali peraltro fanno riferimento a virgolettati e affermazioni attribuite al direttore della sede di Roma. Ne vengo a conoscenza oggi, sono a dir poco basito e certamente, per quanto mi riguarda risponderò anche a quelle ma né io né la Siae possiamo essere chiamati a rispondere di affermazioni riferite a un non meglio identificato dipendente da un direttore di una nostra sede territoriale”. Anche in questo caso, riguardo il dialogo tra Bracci e il dipendente, non si tratta né di una conferma né di una smentita. La smentita secca arriva invece da Sugar: “Non ho mai parlato con Bracci al telefono in tutta la mia vita”.
Sul trattamento che Siae ha riservato al Pd di Aprilia, invece, il direttore generale Blandini risponde: “Nessun movimento o partito politico ha avuto mai sconti sul diritto d’autore!”. Dagli allegati depositati all’Anac però emerge un dettaglio che sembra coerente con il dialogo tra Bracci e il dipendente. Il 23 ottobre 2017, infatti, la Siae indirizza una lettera al Pd di Aprilia diffidandolo a pagare e avviando la “messa in mora per debiti per diritto di autore”. La firma in calce è quella di Bracci. Nello stesso giorno, però, esattamente come dichiarato nel dialogo con il dipendente, la diffida viene annullata. Alla casella “utente annullamento”, nel sistema informatico, si legge: Bracci. E nelle note v’è scritto: “Contattato mandatario di Aprilia. In attesa di contatti con la parte e valutazione per la transazione”. Esattamente come nel dialogo riportato dal dipendente che ha denunciato all’Anac. Blandini ha precisato ulteriormente: “Ci è stato riferito che l’evento era stato organizzato da persone molto giovani che, compresa l’entità del conto, hanno chiamato il mandatario chiedendo di non emettere la diffida perché non avevano a disposizione quella somma. Peraltro, essendo inferiore ai mille euro, è un microcredito finito nel calderone delle somme per le quali non procediamo, poiché le spese legali supererebbero la cifra che ci spetta”. Qualche ora dopo Siae ci fornisce la copia di altri pagamenti del Pd di Aprilia, per dimostrare che il caso in questione è un’eccezione, ma l’annullamento resta, così come le dichiarazioni di Bracci, finora non smentite, sulle quali Siae dovrebbe far luce.
Tra gennaio e marzo 2019 ok a 4 mila segnalazioni
La denuncia inviata all’Anac non riguarda soltanto la diffida al Pd di Aprilia. Il responsabile dell’ufficio recupero crediti di Roma elenca 4.221 diffide inviate a Bracci dal gennaio a dicembre 2018 che non sarebbero mai state approvate. Il tutto – si legge nella denuncia – per “un importo superiore a un milione di euro”. Bracci – si legge ancora – dopo “un anno di inerzia per sedicenti problemi di natura tecnica, ha provveduto ad approvarle massivamente solo nei mesi di gennaio e febbraio 2019”. “Il sottoscritto – scrive il dipendente Siae all’Anac – tra le varie mansioni… si occupa… di visionare tutti i verbali di controllo elevati e di processare i relativi atti di diffida (protocollati dai propri collaboratori) al fine di attivare la procedura per il recupero del credito (stragiudiziale e giudiziale) derivante dal mancato pagamento dei diritti di autore dovuti a fronte di manifestazioni autorizzate o abusive”. Le diffide devono poi essere “approvate” dal direttore della sede che è “indispensabile per poter procedere alla successiva notifica e proseguire con l’iter di recupero dei crediti” .
“Nonostante – continua il dipendente – il sottoscritto abbia provveduto, nell’arco dell’anno 2018 (dal 1° gennaio al 28 dicembre) a ‘validare’ e a porre all’approvazione del direttore della sede interregionale di Roma, Alessandro Bracci, un numero elevatissimo di diffide, questi, alla data del 28 dicembre 2018 non ne ha approvate ben 4.821 per un importo complessivo pari a 1.276.013,45 euro”. In effetti, da alcune mail depositate all’Anac, si ricava che Bracci denunciava dei problemi tecnici. Il 31 dicembre il direttore scrive: “È da giorni che cerco di approvare le diffide da te segnalatemi ma non solo il sistema mi fa attendere un tempo assolutamente inaccettabile, per chi deve fare il direttore di sede con le altre tantissime cose da fare, ma al termine dell’attesa lo stesso sistema mi segnala errori (…). Come sappiamo è una problematica di cui abbiamo parlato più volte e in relazione alla quale ci siamo trovati insieme a fare una serie di proposte alla Direzione generale per cercare di snellire la procedura e risolverla. Aspettiamo con trepidazione che ciò avvenga. Riproverò nei prossimi giorni ad approvare le diffide in generale e quelle sotto indicate in particolare. Grazie”. Il 2 gennaio la storia si ripete: “Anche oggi ho cercato di approvare le diffide ma sono riuscito ad approvare solo l’ultima dell’elenco. Per le altre 2 mi dà sempre lo stesso errore (Errore Id) come da precedente segnalazione. Vedi se c’è qualcosa che non va e fammi sapere. Grazie”.
Un altro dipendente scrive al responsabile dell’ufficio recupero crediti, affinché solleciti Bracci ma, a quanto pare, gran parte delle volte inutilmente: “Di seguito ti elenco le diffide da approvare da parte del direttore, per le quali era già stata fatta richiesta da parte mia e tua ma a oggi sono ancora da approvare… Pensi sia il caso di sollecitare?”.
E ancora: “Cortesemente puoi approvare quantomeno le diffide riepilogate in calce in quanto trattasi di macrocredito. Tieni presente che per l’apertura di alcune e il relativo passaggio di status ci vuole molto tempo per cui dovresti armarti di santa pazienza… Grazie”. L’inadempimento, secondo il denunciante, ha “determinato l’impossibilità di notificare ai debitori morosi … diffide di pagamento per un importo complessivo pari a 1.276.013,45 euro con conseguente danno per gli interessi degli aventi diritto…”.
Il tutto però si sblocca tra gennaio e marzo 2019 quando circa 4mila vengono approvate da Bracci. Con una media impressionante: il 10 gennaio ne vengono approvate 21, l’11 gennaio ben 111, l’11 febbraio addirittura 206. Se Bracci l’11 febbraio ha lavorato la media di 8 ore, dobbiamo dedurne che ha approvato una diffida ogni 2 minuti e mezzo senza poter prendere neanche una pausa. Segno che il problema informatico non soltanto è stato risolto. Ma che al software è stato installato un motore turbo. Su questo punto il direttore generale Blandini ha precisato: “Solo dal 2017 a oggi il dottor Bracci, in qualità di direttore della sede di Roma, ha inviato 9496 diffide!”. Di queste, negli ultimi tre anni, dai documenti depositati all’Autorità anticorruzione, si evince che ben 4.310 sono state approvate nei primi tre mesi del 2019.
Dell’intera questione s’era occupata anche la trasmissione tv Le Iene, con il suo cronista Giorgio Romiti, al quale abbiamo chiesto perché il servizio non sia mai stato realizzato: “Riceviamo molte segnalazioni in generale, anche sulla Siae – è la risposta del collega – ma non è detto che tutte finiscano in un servizio. Evidentemente abbiamo valutato che non meritavano un approfondimento”.