“Caro presidente Mattarella, caro ministro Salvini: non lasciateci soli”. Fabio Venezia ha 37 anni, è stato rieletto otto mesi fa per il secondo mandato col 78% dei voti, centrosinistra. Siamo a Troina, sempre nell’aspra provincia di Enna, ad appena 70 chilometri dal capoluogo che qui però significa almeno un’ora e mezza di auto se va bene, c’è sempre una frana in agguato. Il sindaco Venezia ha quasi messo in fuga la “mafia dei pascoli”. E aspetta un segnale da Roma, un aiuto dallo Stato.
È sposato e ha due figli, 3 e 5 anni. Non è semplice di per sé la vita da sindaco di un paesino come Troina, capitale per i Normanni nell’XI secolo prima della conquista di Palermo, oggi novemila abitanti, inerpicato nel Parco dei Nebrodi a 1100 metri, da qui si vede la maestosità dell’Etna. La vita può anche essere un inferno a Troina se ormai quattro anni di vita da sindaco sono trascorsi con la scorta, necessaria perché più volte Venezia è stato minacciato dai “boss dei pascoli” a cui l’amministrazione comunale tenta di sfilare le terre. Proprio quelle terre, campagne e sassi al crocevia tra le province di Enna, Messina e Catania, sono divenute ormai da decenni fonte di reddito per l’attività criminale e per il sostentamento delle “famiglie”: con semplice richiesta all’Agea, l’ente governativo dei finanziamenti per attività agricole, qui c’è chi percepisce 450 euro a ettaro l’anno senza averne diritto. Senza considerare il pizzo e le angherie subite dalle aziende agricole “sane” rimaste.
Venezia, con un po’ di ingenuità, appena insediato, a soli 31 anni, si è opposto a questo “sistema”, ma adesso non ne può più e invoca l’aiuto dello Stato. A gennaio ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Ho chiesto sostegno, pronto anche alle dimissioni. La risposta dei concittadini è stata commovente, tutti in piazza a chiedermi di restare in ogni caso e a questo punto lo devo a loro”. Rilancia Fabio Venezia. Tutto si gioca sui 3600 ettari (su un totale di 4200) di campagne contese alla mafia dei pascoli. I clan non aspettano i progetti dello Stato, se un terreno rimane abbandonato per troppo tempo “loro” ritornano. E “loro” sono cosche collegate agli Ercolano Santapaola di Catania e ai Tortoriciani. Nomi che fanno tremare anche quassù, fino al municipio: sopra il portone del palazzo comunale campeggiano le foto di Falcone e Borsellino, con tanto di scritta a sostegno del magistrato Nino Di Matteo. Una scelta di campo totale e non scontata da queste parti.
“Abbiamo messo in campo un progetto”, spiega il sindaco Venezia. Un’idea complicata e tortuosa come le strade che portano qui: “Il progetto ha tre diramazioni. Stiamo comprando razze di asini in via di estinzione: il ragusano, il pantesco di cui rimangono solo cinquanta esemplari in Sicilia, e il cavallo sanfratellano. La seconda cosa è il georesort: vogliamo inauguare un polo di turismo naturalistico ristrutturando una caserma-rifugio. E, infine, c’è la filiera della legna: abbiamo la possibilità di gestirne ottomila tonnellate l’anno occupandoci anche di trasformazione e commercializzazione. Porterebbe ad almeno sessanta posti di lavoro per giovani della zona. Partiremo da maggio lanciando una campagna di crowdfunding perché ci servono più di due milioni e mezzo di euro. Ma non basterà, è ora che lo Stato si faccia sentire e se nessuno lo farà non pensino poi di farsi vedere qui per passerelle a cose fatte”. A Roma il presidente Sergio Mattarella ha già avviato un dialogo col Viminale sul caso Troina. Nel frattempo Fabio Venezia pensa anche al futuro: “Terminato il mandato dovrò comunque portare i miei figli lontano da questi luoghi, da Troina. Non posso costringerli a una vita sotto scorta”.