Una volta c’era il “riformismo forte”. Oggi, commentando il piano curato dal Forum Disuguaglianze e Diversità (Fdd), presentato ieri a Roma, si passa al “riformismo radicale”. Le proposte del Fdd, ben 15, sono infatti “radicali perché spingono ai limiti del possibile gli spazi offerti dal capitalismo”. Rimanendo nel suo ambito, ovviamente, non si parla qui di rivoluzioni, con “riforme non riformistiche” che provano a osare un po’ di più e a suggerire idee inedite al centrosinistra di Nicola Zingaretti. Soprattutto sul piano della tecnologia e della conoscenza, del lavoro e dell’impresa, e di una tassazione e sostegno alle giovani generazioni.
Ad animare il ricco dossier prodotto dal Fdd è la giustizia sociale, obiettivo che muove l’ex ministro della Coesione territoriale del governo Monti, Fabrizio Barca, figura non catalogabile della sinistra, alla ricerca di idee e di respiro per smuovere la politica e la società. Barca è uno degli ispiratori e animatori del Forum che, partendo dalle idee di Anthony Atkinson, ha redatto un corposo documento di “15 Proposte per la giustizia sociale”, frutto del lavoro di un anno e mezzo fatto della partecipazione e contributo di un’ampia platea di studiosi, attivisti, studenti, operatori sociali.
Il Forum si è avvalso del sostegno di organizzazioni quali la Caritas, ActionAid, la Fondazione Basso, Legambiente, Cittadinanzattiva e ha lavorato con assemblee, seminari chiusi e aperti per circa due anni fino ad arrivare a un documento, consegnato anche al presidente della Repubblica, in cui oltre al lavoro di Atkinson, teorico e studioso della disuguglianza e della povertà, risente delle teorie di Thomas Piketty, di Amartya Sen e degli altri studiosi internazionali che si battono per la giustizia sociale.
Il punto di partenza è la rabbia e il risentimento che ispirano l’attuale “dinamica autoritaria” alla “ingiustizia sociale e alla percezione della sua ineluttabilità”. Tale ingiustizia è efficacemente raffigurata dalle tavole e i grafici da cui si può constatare come “l’1% più ricco della popolazione mondiale possegga il 25% della ricchezza” o come in Italia ci siano 5.000 individui più ricchi che posseggono il 7% della ricchezza nazionale. Mentre la povertà “tra il 2004 e il 2010, ha ricominciato a crescere e nel 2017 il 29% circa della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale”. Questa disuguaglianza impatta soprattutto le donne, il cui divario salariale con gli uomini cresce, l’ambiente e le giovani generazioni che rischiano di non avere sbocchi.
Le 15 proposte, mutuate, ma solo in parte, da quelle avanzate da Atkinson – che però si spingeva fino a una aliquota fiscale del 65% per i redditi più alti – muovono dall’idea della “conoscenza come bene pubblico mondiale” proponendo di modificare i due principi dell’Accordo Trips sulla proprietà intellettuale. Pensano per l’Europa a un “modello Ginevra” cioè “hub tecnologici sovranazionali di imprese” che redistribuiscono patrimoni e risorse, oppure a “missioni a lungo termine per le imprese pubbliche italiane”. L’idea-chiave è però quella di fare della giustizia sociale una “missione” che animi l’attività delle Università, ma anche della ricerca privata, mentre sul tema del web si propone una “sovranità collettiva sui dati personali e gli algoritmi” anche con “una pressione crescente sui giganti del web”. La sostenibilità ambientale, attraverso i canoni di concessione del demanio o strumenti come l’Ecobonus, va orientata verso la giustizia ambientale e il contrasto al cambiamento climatico.
Più rilevanti sono la proposta del “salario minimo legale” a 10 euro, sia pure in simbiosi con l’estensione dei contratti collettivi a tutti i lavoratori” e il varo di “Consigli del lavoro e di cittadinanza nell’impresa” per valutare strategie aziendali e organizzazione del lavoro. Fa capolino il tema delle “imprese recuperate” attraverso la proposta di incentivare “lo strumento dei Workers Buyout” cioè l’acquisto dell’impresa in crisi da parte dei suoi lavoratori e infine la proposta di una “tassazione progressiva sulla somma di tutte le eredità e donazioni” ma anche l’eredità universale “pari a 15mila euro, priva di condizioni e accompagnata da un tutoraggio che parta dalla scuola” per i diciottenni.
Non ci si avventura su temi più scottanti come la tassazione, la gestione del debito, le politiche macroeconomiche e forse questo è uno dei limiti del progetto. Nell’intenzione dei promotori, il dibattito è aperto e l’attesa è quella di avere delle risposte dalla politica. Hanno assicurato impegni figure “sociali” come Maurizio Landini, Annamaria Furlan, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, assessori e professori universitari. La politica, ovviamente, è la benvenuta, ma qui le cose sembrano più difficili.