Vince ancora Matteo Salvini. Vince sempre la destra, anche in Basilicata. È solo la prima proiezione ma il margine è ampio: il centrodestra è stimato al 41,4%, il centrosinistra tra al 33,9, i 5Stelle al 20 e la sinistra tra al 4,7. L’affluenza è cresciuta rispetto alle Regionali di 6 anni fa: ha votato il 53,58% dei 570mila lucani che ne avevano diritto. Nel 2013 si fermò al 47,6%.
Insomma: a meno di clamorose sorprese nella notte – il giornale va in stampa mentre inizia lo spoglio – sarà l’ennesima festa per il Capitano e i suoi. La destra si prende la Regione per la prima volta: qui si era passati dalle giunte del centro-sinistra “organico” (Dc e socialisti, anni ‘70 e ‘80) a quelle dell’Ulivo, dell’Unione e infine del Pd.
Vince Vito Bardi, il candidato-generale della Guardia di Finanza che non ha potuto nemmeno votare, perché è residente a Napoli e non nella Regione che si appresta a governare. Perde il Pd che inaugura la segreteria Zingaretti con una sconfitta quasi annunciata, viste le inchieste che hanno affossato l’ultima giunta e la pochezza del candidato Carlo Trerotola, il farmacista che simpatizza per Almirante. Si chiude il dominio lucano dei Pittella, anche se i risultati della lista dell’ex presidente Marcello (Avanti Basilicata, tra il 6 e il 10%) confermano l’importanza della family.
Perdono soprattutto i Cinque Stelle, nella Ragione delle trivelle e delle battaglie ambientali. Alle Politiche del 4 marzo 2018 avevano centrato un risultato clamoroso (44,3%), ora i numeri sono più che dimezzati (anche se nel 2013 erano al 13,2%). Come già in Abruzzo e Sardegna confermano di essere irrilevanti nei voti amministrativi e logorati da un anno di convivenza al governo con un alleato troppo ingombrante.
Bardi, il generale in congedo delle fiamme gialle, è stato scelto da Silvio Berlusconi, ma il successo è tutto di Salvini. La Lega si avvicina a un successo impressionante: sei anni fa non si era nemmeno presentata, ora rischia di diventare il primo partito della Basilicata: secondo gli exit poll sarebbe tra il 16,5 e il 20,5%. Forza Italia tiene: è tra l’11 e il 15%, cifre simili a quelli delle ultime politiche e Regionali. Fratelli d’Italia è tra il 5 e l’8%.
Il doppio tavolo di Salvini continua a funzionare a meraviglia: a livello nazionale sta consumando i suoi alleati di governo, a livello locale è il perno di una coalizione infallibile: quella in Basilicata è l’ultima vittoria di un filotto iniziato dopo il 4 marzo: Trento, Friuli, Molise, Abruzzo e Sardegna. Manca l’ultimo tassello: il 26 maggio si vota in Piemonte e soprattutto per il rinnovo del Parlamento europeo. Un’altra batosta dei Cinque Stelle sarebbe difficile da ignorare per la tenuta del Movimento e dell’esecutivo.
Nel frattempo, per capire l’entità della più che probabile vittoria di Salvini e della destra in Basilicata, possono tornare utili alcune cifre.
La più clamorosa: non solo il centrosinistra ha vinto ininterrottamente dal 1995, ma dal 2000 i suoi candidati alla presidenza non avevano mai ottenuto meno del 60% (solo Marcello Pittella si era fermato al 59,6). La Lucania era a tutti gli effetti terra rossa.
Almeno fino al 4 marzo 2018: il 44,3% dei Cinque Stelle nelle Politiche aveva rivoluzionato la cartina politica della Regione. Un anno più tardi il vuoto lasciato dall’effimero exploit grillino non è stato colmato dai vecchi padroni ma dalla nuova coalizione egemone in quasi tutto il Paese.
Il centrodestra veniva dal 19,4% quasi imbarazzante delle Regionali del 2013 e nell’ultima decade non si era mai spinto al di sopra del 34,9% (Europee del 2009). Erano gli anni ruggenti del Cavaliere, ora siamo nella stagione del Capitano.