Sono citate molte delle maggiori operazioni di sviluppo immobiliare di Roma nelle 260 pagine dell’ordinanza di arresto per Marcello De Vito: dai terreni della ex Fiera di Roma dove Luca Parnasi vorrebbe un nuovo stadio di basket e un polo musicale fino allo stadio della Roma. C’è la ex stazione di Trastevere che l’immobiliarista Giuseppe Statuto vuol far diventare un hotel e non mancano gli ex uffici dell’Alitalia che i fratelli Toti vorrebbero trasformare in una torta residenziale con la ciliegina dell’housing sociale.
La storia degli ex Mercati Generali all’Ostiense però è la più interessante. Nel 2001 Walter Veltroni lancia il sogno della Covent Garden romana. Nel 2005 il Comune fa una gara e stipula una convenzione con il vincitore: il gruppo Toti ottiene una concessione per 60 anni per valorizzare quei palazzi pubblici. Poi c’è la crisi. I costruttori chiedono al sindaco Alemanno e al sindaco Marino di ridurre il verde e ampliare le cubature per rendere più redditizio il progetto che viene approvato dalla giunta di destra nel 2009 e rimodulato nel 2015 da quella di sinistra. Nasce la giunta Raggi ma Paolo Berdini, allora assessore all’urbanistica, blocca tutto. Il progetto è approvato quando arriva Luca Montuori e sul Manifesto il 1 dicembre 2017 Berdini scrive un pezzo di fuoco riportato nell’ordinanza di arresto: “Non c’è un metro quadrato di verde e scompaiono molti parcheggi delle aree limitrofe. Il progetto – scriveva Berdini – mi venne sottoposto quando ero assessore all’urbanistica e chiesi formalmente agli uffici che avevano espresso parere positivo di spiegare perché (…)mi risposero che il ‘il verde pubblico era stato compensato a Volusia’ (…) un luogo lontano più di venti chilometri dall’Ostiense (…) insieme alla vicenda dello stadio della Roma, l’affare Ostiense mostra dunque il vero volto dell’urbanistica romana a cinque stelle”. Ora scopriamo che il 24 ottobre del 2017 sul conto corrente dell’avvocato Camillo Mezzacapo, amico di Marcello De Vito, arrestato con lui ieri, arrivano 110 mila euro dalla Silvano Toti Holding Spa per la consulenza sulla “riqualificazione in concessione dei mercati generali”. Lo stesso giorno 48 mila e 800 euro vengono girati da Mezzacapo alla MDL srl, che per i pm fa capo anche a De Vito, ed è “la cassaforte nella quale i due allocano il provento delle loro attività delittuose”. Il contratto firmato da Pierluigi Toti e Mezzacapo prevede il pagamento di 180 mila euro. I 110 mila erano solo la prima tranche. Pierluigi Toti aveva inserito nel contratto una clausola risolutiva se le autorità non avessero approvato la variante che interessava al gruppo.
Il 15 settembre 2017 la Giunta approva e 9 giorni dopo, scrivono i pm, l’avvocato Mezzacapo emette il preavviso di fattura per 110 mila.
Non c’erano solo gli ex mercati in ballo però in quel periodo per i Toti. Il Gip ricorda nel suo provvedimento che il 12 dicembre del 2018 il Consiglio Comunale presieduto da Marcello De Vito ha votato l’accettazione della cessione delle opere di urbanizzazione a scomputo sul progetto edilizio-urbanistico della Collina Muratella ex Centro Direzionale Alitalia.
A mettere in contatto, a maggio 2017, Pierluigi Toti con l’avvocato Mezzacapo era stato Luca Parnasi. Il 20 maggio del 2018 proprio Parnasi parla con Claudio Toti, fratello di Pierluigi, e canta le lodi di Marcello De Vito e del M5S: “Noi abbiamo un presidente di regione che è un cacasotto terrificante, Nicola (Zingaretti, ndr) non si mette a fare … lo conosco è fatto così. Ora i M5S tu poi alla fine hai conosciuto De Vito, siete diventati amici. Poi alla fine 2-3 persone con la testa, una o due persone rispetto al vecchio sistema”. I fratelli Toti ieri sono stati interrogati e il Gip si è riservato di decidere sulla richiesta di interdizione dei pm. Marcello De Vito per la questione dei mercati generali parlava anche con il sub-concessionario.
In un clima di lobby trasversale il 29 maggio 2018 si è svolto un pranzo a tre con vista sul Colosseo, secondo gli investigatori probabilmente al ristorante di lusso “Aroma”. A tavola con il capogruppo di Forza Italia Davide Bordoni, (che ha organizzato il pranzo) c’era Davide Zanchi, amministratore della società sub-concessionaria degli ex mercati generali e c’era anche De Vito. Non solo. Scrive il pm: “Nel corso del pranzo De Vito ha telefonato all’assessore Luca Montuori che in quel momento stava evidentemente curando nella sua veste di assessore all’Urbanistica del Comune di Roma la vicenda dei Mercati Generali. Subito dopo il pranzo le utenze in uso a De Vito e Zanchi si sono spostate e hanno agganciato il ponte ripetitore posto a breve distanza dal Campidoglio”. Il Fatto ha provato a chiedere a Montuori se de Vito gli abbia mai chiesto di incontrare Zanchi ma l’assessore non ha risposto al nostro sms. Comunque de Vito e Zanchi si sentono altre 4 volte a cavallo tra giugno e luglio. Alla fine Pierluigi Toti, intercettato in ambientale da una microspia il 22 gennaio scorso, si dice piacevolmente sorpreso di come è andata: “Noi abbiamo avuto un’accelerazione urbanistica tra ottobre e dicembre che non pensavo neanche io per cui siamo arrivati”. Per la vicenda dei Mercati Generali il pm aveva contestato il traffico illecito di influenze ma il Gip Maria Paola Tomaselli ha riqualificato in corruzione.