Cosa sia davvero accaduto e cosa stia accadendo negli ospedali venezuelani in seguito al black-out che da giovedì scorso tiene paralizzato il Venezuela, non è facile riscontrarlo.
L’unica certezza è che anche il collasso della rete elettrica viene usato per alimentare la propaganda contro l’avversario. Il Venezuela è ormai un Paese spaccato tra “maduristi” e “guaidoisti” che non solo scendono in piazza per incoraggiare i propri leader di riferimento, ma usano i social network per sostenere la loro retorica a scapito della verità. Dianela Parra, presidente del Collegio di medici dello Stato di Zulia ha smentito che siano morte 296 persone, fra le quali un’ottantina di neonati, nell’ospedale di Maracaibo, seconda città dopo Caracas. La notizia era stata rilanciata dal senatore repubblicano statunitense Marco Rubio, noto per la durissima posizione contro i regimi socialisti. Anche secondo José Manuel Olivares, deputato oppositore e medico, ci sono stati numerosi decessi, 21 finora, segnalati in varie regioni del Paese, per la mancanza di generatori di emergenza in alcuni nosocomi.
Sabato scorso il direttore della Coalizione di organizzazioni per il diritto alla salute e alla vita (Codevita), Francisco Valencia, aveva dichiarato che 15 pazienti con malattie renali non avevano potuto sottoporsi a dialisi, a causa della mancanza di corrente elettrica, ed erano di conseguenza deceduti. Domenica il leader dell’opposizione, Juan Guaido, autoproclamato presidente ad interim ha confermato che secondo l’ong Medicos por la Salut “15 decessi sono dovuti al blackout”. Ha quindi scritto via Twitter che “15 mila malati renali sono in pericolo se l’elettricità non tornerà, perché senza elettricità non c’è dialisi. Questa è una tragedia senza precedenti”. Il governo invece nega su tutta la linea. Il ministro della Sanità, Carlos Alvarado, ha detto che le informazioni su pazienti morti a causa dello spegnimento dei macchinari che li tenevano in vita “sono assolutamente false”. Alvarado ha sottolineato che dopo un monitoraggio delle strutture sanitarie del paese, il suo dicastero ha potuto stabilire che nel 90% di queste ci sono generatori elettrici funzionanti da almeno due giorni.
Se la mancanza di elettricità è una tragedia per i malati la cui vita dipende dai macchinari, anche per i cittadini in buona salute non è una passeggiata. Durante la notte scorsa è esploso un trasformatore elettrico a Baruta, nella periferia di Caracas, che ha portato a una nuova interruzione dell’erogazione elettrica. Il trasformatore si trova nello stesso quartiere dove, poche ore prima, decine di persone erano state arrestate durante il saccheggio di un centro commerciale.
“Oggi tutto il Venezuela in piazza alle 15”. È il nuovo appello alla mobilitazione lanciato da Juan Guaidò, presidente ad interim durante l’intervento, ieri, davanti ai membri dell’assemblea nazionale. “Il regime cerca di confondere coloro che sono disperati perché vedono i fratelli che muoiono. Non dobbiamo cadere preda della disperazione e della divisione, il successo in questa fase è legato all’unione di tutti i fattori, alla mobilitazione del popolo”, afferma Guaidò. “Dobbiamo rimanere uniti, molto presto avremo la fine dell’usurpazione”.