2003, 20 maggio. Nuova intimidazione del governo Berlusconi ai pm dei suoi processi. Su input del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, quello della Giustizia Roberto Castelli sguinzaglia un’altra ispezione alla Procura di Milano per farle le pulci sulle spese (parcelle per consulenti tecnici e perizie, costi delle intercettazioni, cancelleria, timbri ecc.): anche questa si chiuderà accertando la piena correttezza dei magistrati.
29 maggio. Il pm Ilda Boccassini chiude la requisitoria del processo Sme-Ariosto con le richieste di condanna per tutti gli imputati (tranne Berlusconi, che è stato stralciato). Ferruccio de Bortoli è costretto a lasciare la direzione del Corriere della Sera dopo un lungo braccio di ferro con gli avvocati del premier e con Previti. Negli stessi giorni la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Telekom Serbia (la compagnia telefonica di Belgrado acquistata dalla Stet nel 1999 sotto il governo Prodi) estrae dal cilindro un noto truffatore, tale Igor Marini, consacrandolo a “supertestimone” di presunte tangenti versate dal regime di Milosevic a Prodi, Fassino, Dini e altri politici del centrosinistra.
3 giugno. Su richiesta degli imputati Berlusconi e Previti, parte la terza ispezione straordinaria di Castelli contro il pool di Milano, stavolta per mettere le mani sul fascicolo n. 9520/95 che contiene gli atti delle indagini sulle “toghe sporche” non ancora approdate a processo e che Previti e Berlusconi pretendono di conoscere. Essendo coperto da segreto investigativo, i pm rifiutano di consegnarlo agli imputati. Ma l’ingegner ministro, sdegnato contro una Procura che tiene segreti gli atti segreti, vuol capire il perché. L’ispezione finirà con un altro buco nell’acqua.
5 giugno. Il Senato approva il “lodo” Maccanico-Schifani che sospende i processi a carico delle cinque più alte cariche dello Stato, cioè del premier (unica carica dello Stato sotto processo). Per dargli priorità, viene inserito come emendamento nella legge Boato (Marco, ex lottatore continuo eletto nei Verdi): quella che estende l’immunità parlamentare alle intercettazioni “indirette” e impone ai giudici di chiedere l’autorizzazione a procedere alle Camere anche per le conversazioni indirette, cioè captate su telefoni di non parlamentari che parlano con parlamentari (così si salveranno da imbarazzanti intercettazioni Dell’Utri, Cuffaro, Berlusconi, Martinat, Luigi Grillo, Miccichè, Vincenzo De Luca, D’Alema, Latorre).
11 giugno. Il Senato licenzia definitivamente un’altra legge ad personam: quella sul patteggiamento allargato, che consentirà agli imputati di sospendere i loro processi per 45 giorni per valutare se patteggiare la pena in fase dibattimentale. Previti la userà subito per allungare i tempi del processo Sme/ Ariosto.
17 giugno. Secondo round delle dichiarazioni spontanee del premier al processo-stralcio Sme-Ariosto. Berlusconi si proclama “un cittadino un po’ più uguale degli altri perché ho avuto i voti”. In totale, nelle due tappe, ha parlato per due ore e ha raccontato un’ottantina di bugie sul caso Sme.
18 giugno. La Camera approva definitivamente la legge Maccanico-Schifani. I processi a Berlusconi sono sospesi finché l’imputato non uscirà da Palazzo Chigi. Ciampi firma in meno di 24 ore: giusto in tempo per impedire alla Boccassini di iniziare la requisitoria e chiedere la condanna del premier. Il Tribunale solleva un’eccezione di incostituzionalità della norma dinanzi alla Consulta, poi congela il processo-stralcio al Cavaliere. In quello principale, Previti approfitta dei 45 giorni concessi dal nuovo patteggiamento allargato: non per patteggiare, ma per far slittare la sentenza a dopo l’estate e comunicare, alla fine, che non patteggia.
1° luglio. Berlusconi debutta a Strasburgo, nell’aula del Parlamento europeo, come presidente di turno dell’Ue dando del “kapò nazista” al capogruppo socialista, il tedesco Martin Schulz, che ha osato evocare i suoi conflitti d’interessi. Poi insulta come “turisti della democrazia” tutti gli eurodeputati che lo contestano per quelle inaudite parole.
8 agosto. Il Tribunale di Milano deposita motivazioni della sentenza sul doppio scandalo Imi- Sir/Mondadori, definito dai giudici “il più grave caso di corruzione della storia d’Italia e non solo”. Per neutralizzarne l’impatto, la commissione Telekom Serbia interroga per tutta l’estate il truffatore Igor Marini, intanto arrestato per le sue menzogne, e ne diffonde le calunnie a Prodi, Fassino e Dini (nomi in codice “Mortadella”, “Cicogna” e “Ranocchio”).
4 settembre. Altra figuraccia mondiale di Berlusconi: in un’intervista al britannico The Spectator, definisce i magistrati “tre volte matti e antropologicamente diversi dal resto della razza umana”. E riabilita Benito Mussolini: “Non ha mai ucciso nessuno, anzi mandava la gente in vacanza al confino”.
5 dicembre. Il centrodestra approva definitivamente la legge Gasparri per salvare Rete 4. Nel 2002 la Consulta ha dichiarato incostituzionali le proroghe concesse dalla legge Maccanico e disposto che l’emittente berlusconiana venga “spenta” sull’analogico terrestre ed eventualmente trasferita sul satellite entro il 31 dicembre 2003. Ma la Gasparri aggira la sentenza della Corte, consentendo a tutte e tre le reti Mediaset di continuare a trasmettere sull’analogico terrestre, e persino di aumentare a dismisura la raccolta pubblicitaria.
16 dicembre. Ciampi non firma la Gasparri e la rispedisce al Parlamento per vari profili di incostituzionalità. Mancano due settimane allo spegnimento di Rete 4. Gasparri, o chi per lui, appronta subito un decreto salva-Rete 4 per prorogare la scadenza di altri mesi, in attesa di modificare la legge appena bocciata: è il decreto 352/ 2003, firmato dal premier Berlusconi, unico beneficiario, che esce dall’aula del Consiglio dei ministri mentre quelli lo approvano all’unanimità. Ciampi, malgrado l’evidente mancanza dei requisiti di necessità e urgenza, lo spudorato conflitto d’interessi e la manifesta incostituzionalità di un decreto che neutralizza due sentenze della Consulta, stavolta firma. Il 2003 si chiude con due condoni (quello edilizio e la proroga dello scudo fiscale del 2001) e con una norma bipartisan infilata nella Finanziaria per riportare in servizio il giudice Corrado Carnevale, dimessosi dopo la condanna in appello per mafia e poi assolto dai suoi ex colleghi della Cassazione, che per l’occasione hanno modificato la loro stessa giurisprudenza. Firmata da Santanchè (An), Maccanico (Margherita), Mastella (Udeur), Villetti (Sdi), Boato (Verdi) e votata da tutti i partiti (Ds esclusi), la norma stabilisce che l’“ammazza-sentenze” che insultava Falcone e Borsellino e annullava le condanne per mafia potrà restare in servizio ben oltre l’età pensionabile (75 anni), recuperando gli anni perduti. Nel 2006 Carnevale rientrerà in Cassazione per restarci fino al 2013, quando avrà 83 anni.
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