“Dopo la puntata di Report dedicata allo scandalo dei diamanti, che ha ricostruito le indagini del collega della Vigilanza Carlo Bertini, serve un sussulto di dignità”. I sindacati dei dipendenti di Banca d’Italia scendono in campo a fianco del primo whistleblower dell’istituto che lunedì scorso ha denunciato tramite la trasmissione d’inchiesta di Rai3 le coperture ai massimi livelli della vendita di pietre a prezzi gonfiati ai clienti di Mps, un business miliardario che ha distrutto i risparmi di migliaia di italiani.
Il funzionario di via Nazionale, per non aver voluto girare la testa e tacere di fronte alla scoperta di connessioni della vendita delle pietre con altissimi dirigenti, politici, massoni e ’ndranghetisti, è stato sottoposto dai suoi capi a fortissime pressioni, poi costretto a una visita psichiatrica (che ne ha confermato l’idoneità alle mansioni), quindi demansionato, infine messo sotto procedura disciplinare con la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Oggi la Commissione di disciplina di Bankitalia deciderà il destino di Bertini e domani glielo comunicherà.
Le premesse non sono confortanti. Per questo la Federazione autonoma lavoratori Banca d’Italia (Falbi) aveva indetto per domani uno sciopero di un’ora di tutti i dipendenti, ma dopo che la Banca ha contestato una violazione per mancato preavviso, lo ha spostato al 28 dicembre con le medesime modalità.
“Non siamo belle statuine”, scrive in una nota il Sindacato indipendente banca centrale (Sibc). “Siamo dalla parte di chiunque fa il proprio lavoro con coraggio e quindi dalla parte di Carlo. Carlo va immediatamente reintegrato in servizio, al suo posto”. La Falbi ribadisce che “l’unica responsabilità del collega è quella di aver agito con indipendenza di giudizio e consapevolezza dei propri doveri. Per due volte ci siamo formalmente rivolti al Governatore Visco, perché intervenisse in questa vicenda e giudicasse l’accaduto con equanimità e senso di giustizia. Riteniamo di pronunciare a testa alta: ‘Io sono Carlo’. Anche l’intera categoria per solidarietà nei confronti del collega e a difesa dell’istituzione partecipi allo sciopero”.
La Uilca, dal canto suo, sottolinea “la straordinaria gravità delle dichiarazioni del vicedirettore generale di Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli, riportate da Report, dalle quali emergono concezioni militaresche in seno al Direttorio, in cui l’obbedienza al superiore gerarchico è il valore guida e in cui ‘anche di fronte a delle cose spaventose’ il consiglio più opportuno è di comportarsi ‘come una statua di marmo’, di farsi scivolare addosso le cose, perché questo è il metodo di chi fa carriera’”. Anche secondo la Fisac Cgil, “la cieca obbedienza non ha sempre servito bene l’istituto. Basti ricordare la nota vicenda Popolare di Lodi-Fazio, in cui le strutture della Vigilanza si opposero alle scelte del Governatore, salvando l’istituto. La Banca ha bisogno di pesi e contrappesi al suo impianto gerarchico, mentre le scelte organizzative e gestionali vanno in direzione opposta. Ne citiamo due: la prima è quella di far seccare la rete delle filiali”, la seconda “è la riforma delle carriere dei direttivi che, aumentando la discrezionalità ed emarginando gli scatti automatici, mette il futuro di carriera e retributivo in mano ai capi”. Basteranno i comunicati dei sindacati a salvare il whistleblower Bertini?