Sesto San Giovanni, stadio Breda, di fronte Inter e Torino, squadre Primavera, in palio la Supercoppa italiana. È mercoledì sera. Il match lo vincono i granata ai rigori. Tutto bene dunque. Una parte della curva Maratona del Torino in trasferta nel Milanese sta davanti a un pulmino. Si rimettono a posto gli striscioni. Poi succede l’incredibile: sul piazzale dello stadio si materializzano circa 15 persone. Sono tutte incappucciate, hanno bastoni, lanciano sassi. Il manipolo attacca. Sembra ripetersi l’incubo del 26 dicembre tra ultrà interisti e napoletani.
In realtà, accerterà la polizia, gli incappucciati sono tifosi del Milan. Hanno un obiettivo: rubare la bandiera del Torino. Nel frattempo picchiano. Quattro i feriti tra i granata. Contusioni lievi. Il pulmino viene preso a bastonate. Poi si dileguano. Solo un tifoso della curva del Milan viene fermato. Non sarà denunciato, ma per lui è già stata avviata la procedura di Daspo. Con sé aveva il cellulare. Elemento fondamentale per mettere insieme i nomi degli altri componenti del commando. Si perché allo stato, la polizia ha in mano un solo nome. Certo Sesto San Giovanni è un luogo frequentato dagli ultrà rossoneri. Qui, infatti, si trova la loro base storica dove ogni giovedì si fanno le riunioni. Un club finito anche in un’inchiesta per spaccio di droga nella quale è stato coinvolto uno dei capi storici della curva del Sud. Quel Luca Lucci che poi ha patteggiato e che nel novembre scorso, durante i la festa per i 50 anni della curva, è stato fotografato assieme al ministro dell’Interno nonché tifoso rossonero Matteo Salvini. Il ragazzo fermato è del 1993 ed è incensurato. Subito interrogato, ha spiegato che l’obiettivo era di portarsi via la bandiera. I tifosi del Torino contusi non sono di categoria A ovvero classificati ultrà, ma semplicemente appassionati della squadra che frequentano la curva Maratona. Sul fronte investigativo, ora il commissariato di Sesto San Giovanni coordinato dal dottore Daniele Barberi sta visionato i filmati delle telecamere fuori dallo stadio per avere elementi che portino all’identificazione degli altri 15 aggressori.