Qualche mese fa aveva scritto la prefazione al libro di Marco Ponti e Francesco Ramella, elogiando il loro approccio al tema infrastrutture basato sulla analisi costi-benefici. Oggi Carlo Cottarelli scrive invece una nota del suo Osservatorio, con Gianpaolo Galli, per contestare l’analisi costi-benefici fatta da Ponti e Ramella sul Tav Torino-Lione.
Cottarelli si aggiunge alla lunga lista dei critici ma neppure lui trova argomenti decisivi. L’ex commissario alla spending review parte dalla questione accise: più merci passano dai camion al treno, meno tasse incassa lo Stato sulla benzina (e meno pedaggi le concessionarie autostradali). Ponti e soci arrivano alla conclusione che il valore attuale dell’opera è negativo per 7 miliardi di euro. Cottarelli obietta che rimarrebbe negativo pure se si escludessero dal conto i pedaggi e le accise, e perfino se si azzerassero i costi dell’investimento: “Insomma, l’opera sarebbe uno spreco anche se ce la regalassero”. Questo dovrebbe provare l’assurdità dell’analisi di Ponti & C. Ma dimostra soltanto che in Italia il trasporto stradale è molto tassato e che se circolano meno camion c’è un grosso calo di gettito. Migliora l’ambiente, certo. Ma c’è un prezzo: se tutti gli italiani smettessero di fumare, si salverebbero molte vite, il servizio sanitario risparmierebbe parecchio in cure di tumori al polmone, ma siamo sicuri che il beneficio tradotto in termini economici compenserebbe il mancato gettito di 5,8 miliardi all’anno? Probabilmente no. Spetta quindi alla politica stabilire se certe cose vanno fatte in nome di interessi più alti – l’ambiente, la salute – o se invece deve prevalere la convenienza economica. Ma è sforzo inutile cercare di presentare come un affare ciò che al massimo è una battaglia di principio.
Poi, certo, calano i pedaggi delle autostrade, che in teoria sono uno dei bersagli del governo. Ma per come sono scritte le concessioni, in molti casi i concessionari sono spesso riusciti a far pagare allo Stato i cali di traffico.
Cottarelli e Galli poi si accodano all’ultima moda: è sbagliato valutare i costi e benefici dell’opera complessiva, bisogna misurare solo il lato italiano (se lo spreco è tutto francese va bene?). Segue una tabella che mostra come, dividendo per Paese sia i costi che i benefici, il risultato per l’Italia diventa positivo. Miracoli da accettare un po’ per fede, visto che il risultato non è molto argomentato. E comunque, usando le ipotesi sul traffico merci di Ponti e soci, il beneficio è di soli 104 milioni.
Ogni economista può farsi la sua analisi costi-benefici, poi spetta alla politica decidere, usando il corposo dossier di Ponti e soci o le sei pagine di Cottarelli e Galli.