Il popolo di Rousseau si è espresso. Ma nel campo del M5S non restano che lacerazioni per la gestione politica della richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, accusato dal Tribunale dei ministri di Catania di sequestro aggravato per il trattenimento a bordo dei 177 migranti della Nave Diciotti.
Gli iscritti alla piattaforma, come ampiamente previsto, dopo che per giorni gli stessi vertici del Movimento hanno chiarito quale fosse la trincea che andava presidiata, hanno detto no: il ministro leghista non dovrà essere processato. Ma il fatto che al Senato sia più d’uno a non volersi attenere al verdetto della consultazione online, pur esponendosi alle conseguenze previste dal regolamento del gruppo 5 Stelle, la dice lunga sul clima che si respira: c’è chi non avrebbe attivato Rousseau, chi la piattaforma gestita dalla Casaleggio non la può vedere, chi pensa che gli iscritti siano stati strumentalizzati, chi voterà sì al processo comunque. Chi infine vede la piega che ha preso questa vicenda, che ha fatto emergere laceranti contraddizioni, che gettano una luce fosca sul suo cerchio magico di Di Maio: chi ha deciso come procedere? E in quali sedi? Perché ne è venuto fuori questo pasticcio?
Sono interrogativi che assillano la stragrande maggioranza dei senatori che è pronta comunque a salvare Salvini. Costi quel che costi, pure un certo imbarazzo nel dover sottolineare la grande partecipazione al voto su Rousseau quando in realtà l’ambiguità con cui è stato posto il quesito agli iscritti s’è rivelata un boomerang. Come che sia, questa mattina la Giunta dovrà pronunciarsi sul caso Diciotti. E poi lo farà l’aula di Palazzo Madama, presumibilmente nel giro di pochi giorni. Tra i 23 componenti dell’organismo del Senato l’esito appare scontato: il Pd non si scomoderà neppure a proporre una relazione di minoranza per sostenere il sì al processo; i dem si godranno lo spettacolo del no al via libera ai magistrati di Lega, Forza Italia, FdI e 5 Stelle.
I 7 senatori pentastellati che siedono in Giunta domani sentiranno Gasparri accogliere le modifiche proposte da loro alla relazione iniziale. E che, almeno negli auspici, la renderà meno permissiva nei mezzi con cui in futuro i ministri potranno dire di perseguire i fini di governo. Salvini è tranquillo più che mai, anche se i suoi generali hanno spinto fino alla fine per chiarire il concetto: “Quello su Salvini è un voto sul governo” ha detto il sottosegretario Edoardo Rixi.
Lo sanno bene i 5 Stelle che non vedono l’ora di archiviare il caso della nave Diciotti e di passare oltre. Poi non resterà che attendere la Procura di Catania, sperando che decida di archiviare, come parrebbe intenzionata a fare, le posizioni di Giuseppe Conte, Di Maio e di Danilo Toninelli. E che il Tribunale dei ministri faccia lo stesso e per tutti e tre.