Nella guerra dei numeri sul Tav ci mancava solo il contro-dossier fantasma. Per giorni la grande stampa ha pubblicato i contenuti di un documento di critica all’analisi costi-benefici. Peccato che i dati citati non risultavano nel testo e siano numeri smentiti ieri dallo stesso autore del dossier dopo giorni di polemiche. Nessuno sa da dove vengano e la vicenda, surreale, illumina i modi assai disinvolti con cui la grande stampa sta trattando la vicenda della Torino-Lione.
Mercoledì scorso i giornali si sono riempiti del contenuto della nota inviata il giorno prima da Pierluigi Coppola al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5S). L’ingegnere napoletano – tra i tecnici chiamati dal ministero ai tempi di Graziano Delrio – non aveva firmato l’analisi costi-benefici affidata da Toninelli alla task force di esperti guidata da Marco Ponti che si è conclusa con una sonora bocciatura dell’opera (il risultato è negativo per almeno 7 miliardi). La notizia che uno dei 6 commissari non firmasse è bastata a far parlare di “commissione spaccata”. Problema: Coppola – ha spiegato il ministero – non ha mai lavorato al dossier, salvo contestarne il risultato con una nota di 6 pagine (l’analisi di Ponti e compagnia è di 79 pagine).
Le contestazioni più forti della nota – come riportavano i giornali – riguardavano tre aspetti dell’analisi di Ponti. Il primo è aver inserito tra i costi le mancate accise per lo Stato pagate dai mezzi le cui merci si trasferiranno sulla ferrovia. Il secondo è che tra i costi andrebbero considerati anche gli 1,7 miliardi che, in caso di stop all’opera, andrebbero spesi per ripristinare i luoghi dei cantieri e ammodernare la vecchia linea ferroviaria del Frejus. Il terzo è che l’analisi di Ponti & C. non considera solo i costi a carico dell’Italia, circa 5 miliardi, ma anche quelli di competenza di Francia e Unione europea (circa 12 miliardi). Una decisione considerata un “errore” marchiano. Secondo i quotidiani, eliminando questi aspetti, Coppola arrivava a ribaltare l’analisi, che così diventava “positiva”. Per il Corriere il beneficio era di 400 milioni, 300 per il Sole 24 Ore, addirittura 2,4 miliardi per Repubblica se si decidesse di non fare la tratta nazionale tra Avigliana e Orbassano. Il problema, però, è che – come ha rivelato il Fatto – nessuno di questi dati compare nella nota inviata da Coppola al ministero. Il testo, infatti, contesta alcune metodologie seguite da Ponti e colleghi senza però rifare i calcoli e fornire cifre precise. Il dossier peraltro non si spinge neanche a sostenere che si debbano prendere in considerazione solo i costi in capo all’Italia del Tav (i benefici, peraltro, si dimezzerebbero). E questo al netto del fatto che nella loro analisi, i tecnici guidati da Ponti considerano anche i costi per ripristinare i luoghi e ammodernare il Frejus e il risultato resta lo stesso negativo per 5,7 miliardi.
Da dove vengono allora i numeri diffusi dai giornali? Nessuno lo sa. Al ministero si sono accorti che sono inseriti in una tabella riassuntiva di una pagina che in quei giorni girava tra i giornali e che poi è circolata anche negli stessi uffici del dicastero di Porta Pia. “Cercheremo di accertare l’origine di questa polpetta avvelenata che ha generato, al di là delle legittime posizioni scientifiche e politiche, un grave inquinamento del dibattito sul Tav – ha spiegato il ministero sabato scorso – spingendo la grande stampa a strumentalizzare e a propalare una serie di fake news”. Secondo i giornali quei numeri arrivavano dalla nota inviata da Coppola a Toninelli. Ieri, però, il ministero ha spiegato che lo stesso Coppola “ha confermato di non essere l’autore della tabella circolata nei giorni scorsi sulla stampa recante numeri favorevoli al Tav e ha ribadito che non fa parte della documentazione che ci ha consegnato”. La smentita dell’interessato è arrivata quindi solo diversi giorni dopo. La guerra di numeri sul Tav si arricchisce anche di un dossier fantasma.