Ravanusa, i morti sono sette: anche una donna incinta

Si è continuato per tutta la notte a scavare tra le macerie di Ravanusa (Agrigento) nella speranza di trovare le ultime due persone che al momento in cui andavamo in stampa risultavano disperse: un 70enne e il figlio di 30 anni. La cittadina è stata sconvolta sabato da una forte esplosione dovuta a una fuga di gas, con un epicentro di mille metri quadri che ha coinvolto 8 palazzine, la metà distrutte. Una tragedia che ha provocato la morte di 7 persone, tra cui una donna incinta, e oltre 100 sfollati.

Cinque giorni prima della deflagrazione, c’era stato un intervento nella rete del metano, che secondo i primi risconti degli inquirenti non avrebbe rilevato criticità. La Procura di Agrigento indaga per disastro e omicidio colposo, e ha sequestrato un’area di mille metri quadrati. Da analizzare le mappe di Italgas, gli interventi fatti sulla rete e i possibili allacci abusivi. Nella relazione degli amministratori giudiziari di Italgas, redatta nel 2014, che rilevava criticità in tutta Italia sulla rete, non furono fatte indagini a Ravanusa.

Calcio, è indagato l’agente dei campioni: “Riciclaggio”

Tre segnalazioni per operazioni sospette arrivate all’unità antiriciclaggio della Banca d’Italia. Da qui nasce l’inchiesta dei magistrati di Milano su Fali Ramadani, 58 anni, origini macedoni, residenza tedesca e domicilio spagnolo, procuratore di calciatori di livello mondiale con un giro d’affari di circa 500 milioni di euro. Prima di lui, nella classifica degli agenti sportivi solo Mino Raiola e Jorges Mendes, che tutela gli interessi di Cristiano Ronaldo (entrambi non coinvolti nell’inchiesta). Il fascicolo milanese è stato aperto nel marzo scorso a seguito di queste segnalazioni su operazioni ritenute opache per almeno 7 milioni. Fascicolo che ieri ha avuto una prima discovery con perquisizioni a carico anche di Pietro Chiodi, procuratore italiano in contatto con Ramadani e undici richieste di documenti recapitate ad altrettanti club italiani, tra cui Juventus, Inter, Milan, Napoli, Fiorentina, Roma. Al momento, però, le società non sono coinvolte nell’inchiesta che vede indagati sia Chiodi sia Ramadani a vario titolo per reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio.

Secondo il pm Giovanni Polizzi, titolare dell’indagine coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli, Ramadani “quale procuratore sportivo di calciatori professionisti tramite società di diritto estero a lui riconducibili” avrebbe “omesso di presentare dichiarazione dei redditi” in Italia “per le annualità 2018 e 2019 avendo operato con una stabile organizzazione occulta” con lo scopo “di trasferire su rapporti bancari accesi presso istituti di credito italiani ed esteri i proventi del reato”. Nella sostanza, una sorta di “esterovestizione” per poter pagare le tasse in Paesi con regimi fiscali meno rigorosi. Ieri il Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di finanza di Milano ha recuperato decine di documenti nelle sedi delle società di calcio e anche tutte le email intercorse tra Ramadani e le persone a lui vicine con i vari dirigenti sportivi. Obiettivo: capire quanti trasferimenti o rinnovi di calciatori ha trattato Ramadani e quanto è stato il valore delle sue commissioni (al momento contabilizzato in 7 milioni di euro) e se le trattative sono avvenute tutte o in parte in Italia. Solo sulla base di queste informazioni potranno corrispondere cifre precise ai reati fiscali contestati. Tra i calciatori gestiti in Italia da Ramadani c’è Federico Chiesa, passato dalla Fiorentina alla Juventus, e il bosniaco Miralem Pjanic, andato al Barcellona dalla Juve (entrambi nel 2020), non indagati. Oltre a questi due top player, Ramadani ha gestito i destini economici di molti giocatori del Napoli, come il difensore Kalidou Koulibaly. Nella sua agenda anche l’allenatore Maurizio Sarri e calciatori dell’Inter campione d’Italia: sotto la lente la gestione dei rinnovi del portiere Samir Handanovic. E l’attaccante croato del Milan Ante Rebic. Per capire il cuore dell’inchiesta, ancora alle battute iniziali, bisogna tornare al 23 febbraio 2020 quando Ramadani viene indagato in Spagna per riciclaggio. La Guardia civil lo perquisisce nella sua mega villa di Maiorca e gli sequestra i supporti informatici. Anche qui in parte ci sono le commissioni incassate dalle trattative per alcuni notissimi calciatori. Nell’autunno dello stesso anno, poi, intermediari finanziari italiani allertati dalle notizie spagnole, inviano diversi report all’Unità di informazioni finanziarie (Uif) della Banca d’Italia. La Guardia di finanza, con due informative, fissa il risiko societario di Ramadani al quale risultano riconducibili sette società estere, tutte con domicilio fiscale tra Irlanda, Gran Bretagna, Malta e Bulgaria. Tra queste c’è la Lian Sports Limited. Oltre a Ramadani nei report della Uif analizzati dalla Guardia di finanza emergono altri procuratori e altrettante società in contatto con il procuratore macedone. Si tratta di soggetti che al momento non risultano indagati. Sono i procuratori Victor Kolar, Plamen Peychev, Tomislav Erceg, e Alessandro Pellegrini. Oltre all’indagato Chiodi, le cui società ieri sono state perquisite. Tutti questi procuratori a cui fanno riferimento singole società anche estere, risulta dagli atti, sono iscritti negli elenchi del Coni.

Il primo obiettivo della Procura di Milano è capire il flusso di denaro che sarebbe transitato verso le società di Ramadani da altri soggetti a lui vicini. Denaro atterrato su diversi conti correnti: il primo, definito “non residente”, è aperto presso la filiale milanese della Allianz Bank Financial Advisors intestato alla Primus Sports Consultancy Limited con sede a Dublino, un secondo personale sempre nello stesso istituto e altri conti presso Banca Generali intestati a Ramadani e alla stessa Primus. L’indagine milanese, al momento, non risulta avere collegamenti con quella della Procura di Torino, che riguarda le plusvalenze della Juventus. Contatti informali, però, tra i due uffici giudiziari sono già avviati da tempo. La scelta di eseguire ieri le perquisizioni è stata dettata dal fatto di non voler in alcun modo influenzare il calciomercato invernale che inizierà a gennaio. Nei prossimi giorni, la Procura di Milano chiederà ai colleghi spagnoli attraverso una richiesta rogatoriale gli atti e i dati dei cellulari sequestrati.

Draghi decide: emergenza prorogata fino al 31 marzo

Oggi il governo proroga lo stato di emergenza fino al 31 marzo. Si aspetta la convocazione di un Cdm. Mario Draghi ha deciso questa accelerazione, dopo aver parlato con i leader della maggioranza. Giuseppe Conte e Enrico Letta anche ieri si sono espressi in favore, Matteo Salvini non si opporrà. Ma tutte le forze di governo sono a favore della proroga.

Il premier aveva resistito rispetto a questa scelta, avrebbe voluto rimandarla ancora un paio di settimane, decidendo in base all’andamento della curva. Per motivi istituzionali e politici. Tanto per cominciare, stavolta bisognerà fare un nuovo decreto, visto che il 31 gennaio scadono i 24 mesi massimi stabiliti dalla legge. E qualche perplessità il permanere di uno stato di eccezione lo crea (lo stesso premier in conferenza stampa il 24 novembre aveva detto: “Sullo stato di emergenza non mi azzardo a dire niente a un mese dalla scadenza, sennò Cassese mi sgrida”). Dal punto di vista politico, la proroga dice anche che le regole di ingaggio che hanno portato Draghi a Palazzo Chigi non sono ancora venute meno. Un motivo che potrebbe inchiodarlo al governo e fermare la sua corsa al Quirinale.

Si era anche presa in considerazione l’ipotesi di fare un’ordinanza che semplicemente coprisse il periodo tra il 31 dicembre e il 31 gennaio. Ma arrivati a questo punto, i contagi crescono, la variante Omicron costituisce una ulteriore minaccia, più Regioni rischiano il giallo. Dunque, la pandemia non è sotto controllo, l’emergenza non è finita. A Palazzo Chigi si erano studiate misure alternative, come quella di mantenere la struttura di Figliuolo, senza la proroga, trasferendola sotto la Protezione civile. Troppo farraginosa per garantire l’adeguata velocità di risposta. Ma va detto anche che la proroga è di soli due mesi. Una scelta che lascia aperte tutte le exit strategy, compresa l’ascesa al Colle del premier.

“Da noi troppi mix, difficile dire quanto duri la protezione”

Professor Andrea Crisanti, oggi che facciamo dai 300 ai 500 mila tamponi al giorno, sia pure con moltissimi antigenici rapidi, possiamo dire che i casi rilevati si avvicinano a quelli reali?

No, lo dice il numero dei decessi, che in media avvengono a 15-20 giorni dall’infezione. Se abbiamo 80/100 decessi negli ultimi 4-5 giorni vuol dire che 15-20 giorni fa i contagi non erano 8/9 mila, ma perlomeno 35/40 mila. Da allora è probabile che siano saliti, fino ai 50 o 70 mila casi che vediamo in altri Paesi Ue. La mortalità del Covid oggi è circa il 2 per mille in una popolazione con il 70/80 per cento di vaccinati, era l’1 per cento ed è scesa di quattro/cinque volte. Bisogna dividere i decessi per due e moltiplicare per mille. E poi c’è l’uso sconsiderato dei tamponi rapidi…

In che senso?

Perché sottostimano, hanno una sensibilità che a seconda dell’operatore e del test utilizzato va dal 50 al 70 per cento, quindi dà fino al 50 per cento di falsi negativi. Così mandano in giro persone infette.

Cosa sappiamo della variante Omicron? È destinata a prevalere? Buca i vaccini?

Che diventi prevalente non è ancora chiaro. Certamente ha una trasmissibilità elevata, perché altrimenti non l’avremmo vista diffondersi: quella della Delta infatti è altissima, come la varicella.

Dicono in Gran Bretagna e Danimarca che prevarrà in sette giorni.

Se si conferma vuol dire che ha una trasmissibilità maggiore, oppure una trasmissibilità maggiore in presenza di vaccinati. E in effetti la Omicron può infettare persone vaccinate pur causando una malattia lieve.

I numeri mettono in difficoltà gli ospedali, soprattutto i pronto soccorso e alcune attività sanitarie ordinarie, sia pure non nei termini drammatici di un anno fa. Green pass e Super green pass, oltre a indurre la gente a vaccinarsi, possono ridurre la circolazione dal virus, come si augurano al ministero della Salute, dall’attuale Rt di quasi 1,2 a valori più vicini a 1?

C’è sempre un po’ di improvvisazione. Ho sempre detto che il Green pass non è una misura di sanità pubblica: se lo fosse i contagi non sarebbero aumentati così tanto. Del resto dura 9 mesi e la protezione 6.

La protezione naturale di chi ha avuto il Covid non dura di più?

Un po’ di più, ma con il vaccino a cinque mesi dalla seconda dose l’immunità dall’infezione scende al 40 per cento.

Di quale vaccino? Lei aveva qualche dubbio sul mix, ma poi è stato fatto.

Questi sono i dati di Pfizer doppia dose. In Italia e in altri Paesi, non tutti, sono stati fatti quattro vaccini diversi come prima dose (Pfizer, Moderna, AstraZeneca e J&J, ndr) e come seconda dose tre: quattro per tre, dodici combinazioni possibili. Ora la terza viene fatta con Pfizer o con Moderna, quindi devi moltiplicare per due. Così in Italia esistono 24 protocolli di immunizzazione differenti, una confusione inestricabile che rende difficili gli studi su livello e durata della protezione.

Le attuali zone gialle e arancioni, per le Regioni che superano i limiti, prevedono restrizioni limitate a chi non è né vaccinato né guarito. Saranno utili?

Mi sembrano un passo avanti.

Si attende il picco dei contagi e poi la discesa, quindi la discesa dei ricoveri.

Non credo ci sarà un picco, ci sarà un plateau come in Inghilterra.

Per vaccinare i bambini tra i 5 e gli 11 anni lei suggeriva di attendere i dati di Israele e Usa. Il 16 l’Italia comincia.

I primi dati Usa sono abbastanza confortanti, su 2,5 milioni di vaccinati riportano un’incidenza degli effetti collaterali molto molto bassa.

L’ondata che contagia, ma non uccide i vaccinati

Il focolaio alla Scala, il maxi-contagio all’ospedale di Salerno con 50 positivi, e poi i casi della Clinica chirurgica di Sassari. I contagi sono in aumento tra i vaccinati, e non solo nel nostro Paese. A Oslo, in Norvegia, un party aziendale di inizio dicembre ha fatto contare tra 110 partecipanti, tutti vaccinati, almeno 80 contagi, una ventina i casi accertati di Omicron. In Spagna, una festa di Natale tra operatori sanitari è diventata un focolaio: 68 infetti. Che cosa sta succedendo?

Un punto di partenza per provare a rispondere, e a fare una riflessione, è il caso del Friuli-Venezia Giulia, che ha anticipato l’introduzione del Super green pass (è partito il 29 novembre, mentre nel resto d’Italia il 6 dicembre). Il contenimento dei contagi previsto e sperato ancora non si sta registrando. I contagi sono in aumento da almeno 10 giorni, dopo aver registrato una media di 3-400 casi a metà novembre si è arrivati a picchi di 825, 763, 759 e 701 contagi negli ultimi giorni, con una media settimanale di circa 600 casi al giorno. Grazie alle rigide restrizioni sugli assembramenti, non si può parlare di contagi dovuti a manifestazioni o a festival ad alta partecipazione come la Barcolana (durata dieci giorni). C’è qualcos’altro. Per Robert Dingwall, membro della Commissione Jvci Covid-19 del governo inglese, “i vaccini non impediscono l’infezione, riducono in parte la trasmissione e la gravità dell’infezione; le persone non vaccinate sono un rischio per se stesse, ma non per quelle vaccinate”.

Appare ormai acclarato in letteratura, e sul Fatto sono mesi che lo raccontiamo. Dopo 3-5 mesi dalla somministrazione del siero, i vaccinati tornano a essere contagiosi in misura rilevante. Convergono su questo punto lavori recenti pubblicati sul Nejm e Lancet e i dati israeliani. Così come è acclarato che il tracciamento – e proprio il prof. Crisanti, intervistato nella pagina accanto, non ha mai smesso di ripeterlo – ha rappresentato e rappresenti ancora oggi il successo dei Paesi asiatici, dove si è registrata una mortalità di 73 soggetti per milione contro 2.222 decessi per milione in Italia (è notizia di ieri il progetto di bioservaglianza di massa contro il Covid che partirà in Corea del Sud, dove verranno usate oltre 10mila telecamere controllate da un algoritmo di intelligenza artificiale per riconoscere e tracciare fino a dieci persone simultaneamente, in meno di dieci minuti, entrate in contatto con un positivo).

Resta fondamentale allora, secondo sempre più scienziati, coordinare una strategia combinata che affianchi ai vaccini tracciamento e tamponi per tutti (vaccinati e non), e farmaci precoci di facile accesso (quelli sostenuti da pubblicazioni scientifiche autorevoli). Specie in un momento – l’inverno – in cui il il virus circola in modo rilevante. Il direttore scientifico dell’Istituto Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, sul Corriere è tornato a parlare di trattamenti tempestivi come “l’indometacina (antinfiammatorio), che ha dato risultati interessanti in India”. I suoi studi, Cover1 e Cover2, hanno dimostrato una drastica riduzione delle ospedalizzazioni, circa il 90%, con farmaci anti-Cox2 da bancone (come aspirina e nimesulide). A sostegno di questi studi ci sono varie pubblicazioni: dall’Università di Washington ai trial israeliani del Barzilai Medical Center.

Per comprendere come si stia muovendo il Coronavirus, è necessario analizzare i numeri dell’Istituto superiore di sanità, relativi agli ultimi 30 giorni. I contagi sono così distribuiti: il 64,3% sono vaccinati (168.132 soggetti), il 35,7% sono non-vaccinati (93.220). Va ricordato il monte totale di vaccinati completi in Italia, che sono l’85%, contro il 15% di over 12 non-vaccinati. Le terapie intensive sono occupate al 37,6% da soggetti vaccinati (373), contro il 62,4% di non-vaccinati (618). Gli ospedalizzati vaccinati sono il 52,6% (4.900 totali), contro il 47,4% di non-vaccinati (4.402). I decessi, per il 57,4% sono vaccinati (836 in totale), contro il 42,6% di non-vaccinati (620 in totale, in maggioranza over 65). In inverno i Coronavirus, per vari motivi, riescono a diffondersi in modo migliore, quindi come nel 2020 sono attesi rialzi con il freddo; questo non toglie che “ogni anno, d’inverno, le terapie intensive vanno in affanno, era così già da prima della pandemia – puntualizza Antonio Giarratano, presidente della Società italiana dei rianimatori e anestesisti di terapia intensiva –, e questo sarebbe dovuto essere l’anno delle implementazioni”.

E cosa sta succedendo negli altri Paesi? Passiamo in rassegna alcuni dei casi più significativi.

Russia. Al 10 dicembre le vaccinazioni si attestano attorno al 50% della popolazione. Secondo l’ultimo bollettino “ci sono stati 29.558 nuovi casi, di questi 2.328, pari al 7,9%, risultano privi di manifestazioni cliniche al momento, per tanto asintomatici”. L’anno scorso, nello stesso periodo c’erano stati 27 mila contagi e 533 decessi. Ieri ci sono stati 1.121 decessi per causa o concausa di Covid.

Irlanda. Tra i più alti tassi di vaccinazione al mondo con oltre il 95% nella fascia over50. Ieri il Dipartimento della salute ha annunciato 4.667 nuovi casi e una media di circa 4 mila contagi in 7 giorni, con 109 pazienti in terapia intensiva e 81 decessi in una settimana. Segnalati altri quattro casi della variante omicron, portando il numero totale a 10. Il ministro dell’Istruzione Simon Harris ha dichiarato che il governo dovrebbe raggiungere 1,5 milioni di booster prima di Natale. Il 13 dicembre 2020 in Irlanda erano stati registrati 429 positivi e un decesso, quattromila casi ad inizio gennaio 2021.

Regno Unito. Ieri si sono registrati oltre 48 mila casi e 119 decessi medi negli ultimi 7 giorni. Di questi 48 mila nuovi casi, 633 sono relativi alla variante Omicron, circa il 50% in più rispetto al giorno precedente, la maggior parte concentrati in Inghilterra (618). Il totale dei contagiati dalla nuova mutazione è di 1.898. In Uk il 76,4% della popolazione ha ricevuto la prima dose, il 69,7% la seconda, e il 34,5% la terza. Il premier Johnson ha confermato in queste ore “il primo decesso causato da Omicron”, e aggiunto “penso si tratti di una versione più mite del virus, ora dobbiamo riconoscere il ritmo con cui accelera nella diffusione tra la popolazione”.

Israele. Un anno fa c’erano 1.200 casi medi al giorno. Oggi ne ha 600 medi nell’ultima settimana. Un anno fa i decessi medi erano 7 ogni 24 ore, mentre oggi si sono registrati 7 decessi totali nell’ultima settimana. Su 5,7 milioni di vaccinati con due dosi 4,1 milioni hanno avuto anche la terza. Ieri il governo ha frenato sulla necessità di una quarta dose.

“Draghi deve rimanere a Palazzo Chigi. Sul Colle il M5S coinvolga tutti gli eletti”

Davide Crippa è stato rieletto capogruppo del M5S a Montecitorio con 131 voti su 168 deputati. E lui, che ha ricompattato i 5Stelle – nonostante non fosse il candidato di Conte – sostiene che i gruppi parlamentari del M5S non si sfalderanno nel voto segreto per il Quirinale, a patto di ascoltarli: “I gruppi vanno coinvolti in un percorso e informati sull’evoluzione della trattativa, e non parlo dei nomi, quanto del modo con cui coinvolgeremo le altre forze politiche”.

Giuseppe Conte ha portato a Mario Draghi richieste sulla manovra, partendo dalle bollette. Il contributo di solidarietà per limitarne il rincaro è stato fermato da Iv e centrodestra, e ora si parla di toccare il fondo per la disabilità.

I 2 miliardi stanziati inizialmente erano totalmente insufficienti, e ora si dovrebbe arrivare a 3 miliardi e 800 milioni. Quanto al fondo per la disabilità, si tratta di una partita contabile su soldi non spesi. Ma i 3 miliardi e 800 basteranno per il primo trimestre. Il vero nodo è come tutelare le famiglie più vulnerabili in vista dell’entrata nel libero mercato per energia e gas, nel gennaio 2023. Serve un bonus sociale per garantire i servizi ai meno abbienti.

FI minaccia di non votare la manovra se non si rinvia il pagamento delle cartelle esattoriali. Il M5S non ne vuole sapere, giusto?

Le risorse a disposizione del Parlamento sono troppo esigue: ci aspettiamo che il governo agisca di conseguenza.

Voi volete togliere il tetto Isee sul superbonus, Fi protesta sulle cartelle, Salvini assalta il reddito di cittadinanza. Draghi potrebbe anche stufarsi…

Il Parlamento può agire con le poche risorse che gli sono assegnate. Sul superbonus si è cercata una quadra comune tra i partiti, su altre misure vanno fatte altre scelte.

Il superbonus favorisce i ricchi: lo sostengono economisti, e anche l’ufficio parlamentare di bilancio ha espresso riserve.

La misura non è nata per redistribuire il reddito, ma per favorire il risparmio energetico, riducendo la domanda di combustibili, e rilanciare l’occupazione. Se ci sono correttivi da fare provvederemo. Ma escludere le case singole dalla sua applicazione, in un Paese dove tante abitazioni sono isolate, è sbagliato.

Patuanelli sostiene che il diritto di scioperare dei sindacati va tutelato, mentre sul Corsera Buffagni è critico.

Lo sciopero è stato indetto dopo il mancato contributo di solidarietà di 250 milioni, su 8 miliardi di taglio delle tasse: un 32esimo. Fosse sempre così…

Per i sindacati la riforma del Fisco è iniqua

Vanno ascoltati, ma bisogna valutare la situazione. Non vedo una ragione oggettiva per lo sciopero.

Conte chiede la proroga dello stato di emergenza: vuol dire anche che Draghi deve rimanere a Palazzo Chigi?

Siamo nel pieno della campagna per la terza dose e la vaccinazione dei bambini, e manca la parte attuativa del Pnrr. Draghi deve rimanere dov’è. Noi 5Stelle abbiamo avuto perdite importanti per l’adesione a questo governo: ora non possiamo dire che non eravamo convinti della scelta.

Le Quirinarie suggerite da Conte per scegliere sul Colle non rischiano di legarvi le mani nella trattativa?

Il voto sul web è uno strumento che abbiamo a disposizione. Sta a noi comprendere se e come utilizzarlo. Diversamente dal passato, non abbiamo la necessità di proporre un candidato di bandiera, ma da primo partito in Parlamento dobbiamo guidare il tavolo per trovare un nome che sia eletto da tutti.

Vorrebbe anche lei una donna?

Sarebbe preferibile.

Mi dice delle cose buone fatte da Berlusconi?

Una volta avevo la maglietta di Gullit, ma da quando Berlusconi è entrato in politica mi sono dato alla pallanuoto.

Conte, le mosse da Quirinale: vede Draghi, poi vertice coi big

L’aveva detto al Fatto, all’indomani della frattura sulle nomine Rai: “Un incontro tra me e Mario Draghi è sicuramente opportuno”. Ieri mattina, poco meno di un mese dopo, il presidente del M5S Giuseppe Conte ha incontrato a Palazzo Chigi il suo successore, portandogli una lunga lista della spesa sulla manovra finanziaria, dalla rimozione del tetto al superbonus a più fondi contro il rincaro delle bollette, e una richiesta dritta: quella di prorogare lo stato d’emergenza per la pandemia. “Ma non era un modo per dire che, vista l’ emergenza, Draghi deve restare premier, le due questioni vanno assolutamente tenute distinte” spiegheranno poi dai piani alti del Movimento. E lo stesso Conte in serata parla di “letture distorte”. Anche perché, al di là della linea ufficiale dell’ex premier – “Al Colle vorrei una donna” – l’attuale presidente del Consiglio è un nome su cui Conte è pronto a convergere per evitare una lunga serie di voti segreti da cui potrebbe uscire con le ossa rotte.

A patto che ci sia un accordo forte tra i partiti, anche sulla continuazione della legislatura. Ieri mattina se ne è parlato? “Conte non ha discusso di Quirinale con Draghi” dicono dal Movimento. Ma chissà se e quanto è vero. Di certo ieri Matteo Salvini ha mandato un sms al leader del M5S, chiedendo un incontro. Ma il pensiero ufficiale di Conte è un altro: “Sul Quirinale serve un incontro tra leader, ma subito dopo l’approvazione della manovra”. E comunque proprio ieri sera, dopo l’incontro con Draghi, l’ex premier ha riunito per la prima volta la cabina di regia del M5S sul Colle, una sorta di caminetto con i big: ossia vicepresidenti e ministri, tra cui l’uomo con cui ora vuole e deve trovare una tregua, Luigi Di Maio. Il ministro ieri è andato alla riunione soprattutto ad ascoltare. Ma varie fonti raccontano dei suoi timori su un M5S troppo passivo rispetto all’attivismo di altri partiti. E poi c’è il problema di fondo, quello di un Movimento squassato da divisioni e rancori. Non è un caso che ieri sera un leghista che Di Maio conosce bene, Giancarlo Giorgetti, abbia quasi infierito: “Berlusconi potrebbe trovare voti per il Quirinale anche nel M5S e nel Pd”. Nell’attesa, in un’ora e 40 minuti di colloquio con Draghi Conte dovrebbe aver portato a casa qualche segnale sulla manovra, partendo dal superbonus, un totem del M5S. Nel dettaglio, il vincolo Isee per le villette unifamiliari potrebbe essere tolto anche per il 2022, con uno stato di avanzamento dei lavori pari almeno al 30 per cento. “Abbiamo anche chiesto la rottamazione quater delle cartelle, per offrire ai contribuenti modalità agevolate di pagamento” ha detto Conte.

Ma il punto centrale resta la proroga dello stato d’emergenza, ormai inevitabile. Tema che non potrà non incidere sui ragionamenti in vista del Quirinale. Anche perché la paura del voto anticipato cresce, tra i 5Stelle. Lo stesso Conte giorni fa ha assicurato ad alcuni big di non volere le urne in primavera, “ma il voto anticipato in questa situazione è possibile”, ha riconosciuto.

 

L’orrore Cirami, i Girotondi e l’inviato Onu dalla Malesia

2002. L’anno si apre col passaggio dalla lira all’euro, l’entrata dell’Italia in guerra al fianco degli Usa in Afghanistan e le dimissioni del ministro tecnico degli Esteri Renato Ruggiero (Berlusconi assume l’interim per 10 mesi, poi nominerà Franco Frattini).

12 gennaio. Il Pg di Milano Francesco Saverio Borrelli inaugura l’anno giudiziario invitando i cittadini a “resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave” contro lo “sgretolamento della volontà generale”, il “naufragio della coscienza civica” e “la perdita del senso del diritto”. Nel vuoto pneumatico del centrosinistra, gruppi di cittadini raccolgono l’appello manifestando in difesa dell’indipendenza della magistratura attorno ai tribunali: nascono i “Girotondi”, sostenuti da artisti come Nanni Moretti, professori come Paul Ginsborg, Paolo Flores d’Arcais e Pancho Pardi, testate come Micromega e l’Unità.

23 febbraio. Oltre 40mila persone si assiepano dentro e fuori il Palavobis di Milano per il decennale di Mani pulite. Intanto la Casa delle Libertà occupa militarmente la Rai e vara una nuova legge vergogna: la controriforma Castelli che mortifica il Csm, ne altera il sistema elettorale, ne taglia le competenze e i componenti (da 30 a 24: 8 laici e 16 togati, di cui 10 giudici, 2 magistrati di Cassazione e solo 4 pm).

1° marzo. Berlusconi e Previti si appigliano ai Girotondi per chiedere alla Cassazione di trasferire i processi Sme-Ariosto, Imi-Sir, Mondadori e All Iberian da Milano a Brescia per “gravi motivi di ordine pubblico” e pericoli per “l’incolumità delle parti”.

11 marzo. L’Onu invia in Italia un osservatore sulla giustizia, il giurista malese Dato Param Cumaraswamy, che un mese dopo, nel suo rapporto, criticherà duramente gli attacchi del governo ai magistrati e il “conflitto d’interessi” degli avvocati-parlamentari di Berlusconi&C. che possono “avvantaggiare i loro clienti”.

18 aprile. Berlusconi, da Sofia, dirama l’“editto bulgaro” contro Biagi, Santoro e Luttazzi, intimando ai vertici Rai da lui appena nominati di non farli più lavorare a causa del loro “uso criminoso della televisione pubblica”.

24 aprile. Il centrodestra elegge giudice costituzionale, anche coi voti dell’Ulivo, Romano Vaccarella: il civilista di Berlusconi e Previti che seguì per la Fininvest l’affare Mondadori.

30 maggio. Le sezioni unite della Cassazione rinviano alla Corte costituzionale il presunto “vuoto legislativo” nella legge che non prevede più il “legittimo sospetto” fra le cause di rimessione dei processi ad altra sede. Intanto i dibattimenti milanesi possono proseguire.

9 luglio. Il senatore Udc Melchiorre Cirami trasforma le istanze di Berlusconi e Previti in un ddl che modifica la legge sulla rimessione dei processi, rintroducendo la formula vaghissima del “legittimo sospetto”: quella che negli anni più bui dirottò i processi scomodi dai loro giudici naturali verso i porti delle nebbie (caso Matteotti, Portella della Ginestra, Piazza Fontana, golpe Borghese, Vajont, schedature Fiat…).

18 luglio. Forzando i regolamenti e scavalcando leggi ben più urgenti, il presidente del Senato Marcello Pera mette la Cirami immediatamente in discussione. Sei senatori dell’Ulivo guidati da Nando dalla Chiesa occupano l’aula della commissione Affari costituzionali per fare ostruzionismo.

31 luglio. Moretti, Flores e Pardi guidano una manifestazione spontanea di migliaia di persone dinanzi a Palazzo Madama.

1° agosto. Il Senato approva la legge Cirami.

2 settembre. La Camera riapre con due settimane di anticipo per esaminare la Cirami in commissione Giustizia, presieduta da Pecorella (l’avvocato di Berlusconi).

14 settembre. I Girotondi portano in piazza San Giovanni a Roma oltre 1 milione di persone.

15 settembre. Pecorella minaccia “lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate se non dovesse passare la Cirami”.

19 settembre. Riprendono i processi a Milano e si scopre che la Cirami, piena di svarioni, dev’essere emendata alla Camera e poi tornare al Senato. Occorre prendere tempo ed evitare che arrivino le sentenze prima che entri in vigore: Previti e i suoi coimputati, dopo aver sempre rifiutato, chiedono di essere interrogati in aula.

24 settembre. Per impedire al Csm di esprimere parere negativo sulla Cirami, i cinque laici del centrodestra abbandonano il plenum e fanno mancare il numero legale: atto senza precedenti.

28 settembre. Previti, interrogato per sette ore al processo Imi-Sir/Mondadori, ricorda di aver nominato lui, come avvocati di Berlusconi nella causa Mondadori, i professori Romano Vaccarella e Carlo Mezzanotte: i due sono ora giudici costituzionali e decideranno sul legittimo sospetto.

10 ottobre. La Cirami passa alla Camera e torna al Senato.

16 ottobre. Salta un’altra udienza perché Previti è impegnato alla Camera a discutere il decreto blocca-tariffe, una mozione sul vertice di Johannesburg e la crisi mediorientale.

19 ottobre. Esaurito l’esame degli imputati, il presidente Carfì dà la parola per la requisitoria a Ilda Boccassini, che annuncia le richieste per Imi-Sir/Mondadori: 13 anni e mezzo a Metta, 13 a Previti e Pacifico, 10 a Squillante. Il ministro Carlo Giovanardi (Udc) presenta un progetto di legge costituzionale per ripristinare l’immunità parlamentare.

24 ottobre. La Cirami viene approvata in Senato grazie a una ventina di senatori “pianisti” che votano per gli assenti. Ma contiene un emendamento restrittivo imposto da Ciampi (il trasloco dei processi dev’essere motivato da “gravi situazioni locali”) e deve tornare alla Camera.

5 novembre. La Camera approva definitivamente la Cirami.

7 novembre. In serata Ciampi promulga la legge, che nella notte – a tempo di record – viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

8 novembre. I legali di Previti chiedono alla Cassazione la rimessione dei processi da Milano a Brescia in base alla nuova legge, per “legittimo sospetto”. In attesa del verdetto, il Tribunale sospende i dibattimenti e Previti ricomincia a disertare la Camera, dove negli ultimi mesi era sempre presente.

Dicembre. Il governo Berlusconi allunga l’età pensionabile dei magistrati da 72 a 75 anni: il primo presidente della Cassazione Nicola Marvulli e il Pg Francesco Favara, ai limiti della pensione, potranno restare in servizio per altri tre anni. È un maldestro tentativo di ingraziarseli alla vigilia della decisione sullo spostamento dei processi. Il provvedimento è pronto da tempo, ma viene varato solo all’indomani del pensionamento del procuratore di Milano Gerardo D’Ambrosio. Ovviamente, a 72 anni.

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Il Colle non sia il luogo del disonore nazionale

Molti protagonisti politici e commentatori si sbracciano a sostenere la legittimità della candidatura di Berlusconi. Da più parti, e perfino dai contrari, si riconosce che “ha fatto anche cose buone”. Altri elencano i suoi meriti: pluralismo televisivo, bipolarismo politico. Non si ricordano che quando era al vertice del potere il pluralismo era tutto al suo servizio, con la Rai presidiata dai suoi manipoli. Né si rammentano che, per quelle poche vicende giudiziarie sfuggite alle sue leggi ad personam, è stato affidato ai servizi sociali e poi cacciato dal Parlamento. Infine sarebbe la prima volta nel mondo in cui la televisione privata sale alla presidenza di una Repubblica democratica. Non basterebbe questo?

Alcuni esperti trascurano la vicenda, perché secondo loro la cosa non può accadere. Ma Renzi ha voluto mettere a verbale che tra i grandi elettori il centrodestra ha la maggioranza. Si può trascurare il rischio che un partito o una corrente aggiunga le poche decine di voti necessari e contribuisca così alla presidenza più grottesca nella storia della Repubblica?

I commentatori freddi affermano: alla fine deciderà il Parlamento. È vero. Ma il Parlamento, espresso più volte da leggi elettorali che conculcano la sovranità popolare, ha perso da tempo la fiducia degli elettori che, sbagliando, tendono ormai a disertare le urne.

Ecco: se mai volesse eleggere Berlusconi al Quirinale, il Parlamento sappia che non solo avrà compromesso la sua dignità, ma soprattutto avrà minato la credibilità della rappresentanza politica, base essenziale della Repubblica democratica. Se avverrà questo delitto parlamentare il Quirinale non potrà più essere considerato con la reverenza consueta, ma sarà contestato come luogo del disonore nazionale.

Per lo shopping torna la “badante” Fascina

“C’è Marta”, “Arriva Marta”, “Salutiamo Marta”. Tra qualche giorno in Parlamento si ripeterà una scena che ormai è diventata consuetudine tra i parlamentari di Forza Italia: i salamelecchi in onore di Marta Fascina, 31enne fidanzata di Silvio Berlusconi e first lady idolatrata per ingraziarsi il leader. Il ritorno della giovane deputata azzurra però non avverrà per caso o per segnare la sua presenza, piuttosto rara, a Montecitorio (quasi sempre assente “giustificata”) . Dai prossimi giorni sarà lei la nuova ambasciatrice di Berlusconi in Parlamento, che avrà l’obiettivo di recuperargli qualche voto in vista dell’elezione del Quirinale. Il leader di Forza Italia non si accontenta più di avere suoi emissari tra Camera e Senato, che stanno portando avanti le trattative: adesso vuole che a farlo sia una persona di sua stretta fiducia che lo aggiorni costantemente e fiuti l’aria che si respira nel Palazzo. Non che nelle ultime settimane Fascina sia rimasta ferma. Chi conosce a fondo le dinamiche di Arcore dice che sia lei a incitare Berlusconi sull’elezione al Colle e allo stesso tempo telefoni agli sherpa del leader in Parlamento – Paolo Barelli a Montecitorio e Licia Ronzulli a Palazzo Madama – per chiedere aggiornamenti sul pallottoliere e su quante possibilità ci siano che il fidanzato venga eletto. Lei ci crede, e tanto. Tant’è che le malelingue dentro FI fanno filtrare questa battuta: “In pochi giorni potrebbe ritrovarsi da fare la badante a fare la first lady”.

Cattiverie sempre più frequenti nel gruppo forzista. Tant’è che, nonostante l’ipocrisia delle accoglienze ossequiose, nelle file azzurre serpeggiano i primi veleni sulla giovane fidanzata del capo. Raccontano che negli ultimi tempi Fascina si sia lasciata andare a scene di gelosia nei confronti delle donne che frequentano Arcore e che lei abbia convinto Berlusconi a isolarne altre: da Deborah Bergamini a Catia Polidori passando per Annagrazia Calabria fino a Maria Tripodi. Ora tornerà a Montecitorio per fare scouting per il fidanzato. Ma potrebbe essere controproducente.