“Votiamo sì, perché gli onesti non possono temere la legge”

Non sempre i like e i commenti online sono un termometro affidabile. Nel caso del Movimento 5 Stelle, però, gli umori sul web sono da anni una cartina di tornasole da non sottovalutare. E in questi giorni, sotto ai post del Blog delle Stelle o su Facebook il dibattito ruota tutto intorno al voto sul caso Diciotti, polarizzato molto più verso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Abbiamo raccolto alcuni messaggi degli attivisti.

 

Quando in guerra chiesero a Churchill di tagliare i fondi per musei e arte, lui rispose chiedendo “Allora cosa combattiamo a fare?”. Io ho votato il MoVimento 5 Stelle proprio perché in situazioni come questa o come quella dei 49 milioni si desse per scontato che era roba da Casta. Ben venga il voto. Da parte mia sono e resto sulla posizione già espressa da Roberto Fico. (Silvio Lorenzo Torre)

 

Da iscritto del M5S e prima di tutto da italiano che rispetta le leggi e la Costruzione, esprimo in anticipo il mio pensiero che a breve confermerò sulla Piattaforma Rousseau votando per il SÌ a procedere per processare Salvini e quindi tutto il Governo, semplicemente perché se si ritiene in buona fede di non aver fatto del male, non c’è motivo di aver paura del giudizio della Magistratura. (Stefano D’elicio)

 

L’autorizzazione a procedere di Bonafede verso Beppe Grillo (vilipendio nei confronti dell’allora presidente Giorgio Napolitano, ndr) va bene perché è onesto intellettualmente, l’autorizzazione a procedere verso Salvini no perché c’è pericolo che caschi il governo. Diciamo la verità, l’onestà applicata al Movimento va bene, l’onestà applicata alla Lega crea problemi. Chi ha dalla sua parte l’onestà non deve temere la legge. Per questo voterò sì. (Carlotta Graziani)

 

Sono attivista della prima ora, credo nel M5S e ci crederò sempre… però questa svolta democristiana non mi sta piacendo per niente. Lunedì voterò Sì sulla piattaforma Rousseau, non bisogna aver paura di Salvini! Sempre con coraggio col cuore oltre l’ostacolo (Andrea Pesce)

 

Ma come è possibile votare senza avere la minima informazione sull’accaduto? Su questa base è ovvio che si debba votare per la procedibilità nei confronti di Salvini e, nel caso si sia trattato di una decisione collegiale, anche nei confronti di altri. Naturalmente, se non dovesse essere accertato alcun reato, saremo tutti molto più contenti. (Paolo Brescancin)

 

Spero che la base M5s voti “Sì” all’autorizzazione del processo (decisione, a mio parere, più che doverosa, dopo la lettura delle carte e l’esatta comprensione della domanda dei giudici). Salverà l’anima del Movimento e costringerà ad un benefico bagno di umiltà l’élite M5s (non vedo ormai come chiamarla) che siede nella giunta del Senato. (frasca 86)

 

(I prossimi tre messaggi fanno parte della stessa conversazione)

I fatti contestati, non sono riconducibili al solo Salvini ma all’intero governo, che decise collegialmente. Decisione che, personalmente, approvai. Ma se sono elettore ed iscritto al M5S, è perché ho SEMPRE creduto, che ministri e parlamentari, non debbano MAI sottrarsi al vaglio della Magistratura, ove questa ritenga ci sia da accertare se l’agire di un governo sia sanzionabile. QUESTA doveva essere la linea di TUTTO il governo FIN DALL’INIZIO… e lo sarebbe stata, se Salvini non avesse cambiato idea. Per me sarà SÌ. Pur accettando la diversa decisione che eventualmente dovesse prevalere. (Dammi le chiavi)

 

Qui la magistratura è politicizzata, e vuole condannare un politico per motivi politici: frenare lo sbarco dei clandestini. I magistrati vogliono condannarlo e lo condanneranno se ne hanno la possibilità. Se Salvini sarà condannato probabilmente saranno pure condannati Conte e company. E la magistratura detterà la politica dei futuri governi. (Gaetano Alù)

 

Senza offesa, ma questo è il genere di discorsi con cui ci ha sempre ammorbato Silvio….. (Dammi le chiavi)

 

Secondo me si stanno perdendo in un bicchiere d’acqua. A Salvini si diceva che per la storia che ha il M5S non potevano che votare a favore del processo mentre nel frattempo tutto il governo si autodenunciava per una scelta che è ovviamente di tutto il consiglio dei ministri. Se di fronte a questa scelta di assoluto buonsenso Salvini facesse saltar il governo allora si assumerebbe anche la responsabilità di mandare a casa un governo con il 60% dei consensi. Questo sarebbe stato logico ma ormai i 5S si sono messi in mezzo a giravolte infinite. Poi ci domandiamo perché dal punto di vista comunicativo soccombiamo di fronte a Salvini. Detto questo voterò sì al processo. (Mariuccio Santini)

 

Ti riporto la posizione di noi iscritti: sì al processo per Salvini. Saluti. (Marco Mocci, sul profilo Facebook di Mario Michele Giarrusso)

 

Non ci si può autodenunciare e poi chiedere preventivamente il non luogo a procedere, questo non è corretto, se vogliamo il cambiamento devono esserci comportamenti coerenti, le Legge deve essere uguale per TUTTI. (Franco)

 

Gli attivisti non capiranno stanne certo. Avete snaturato il Movimento. (Nicola Giambacorta, sul profilo Facebook di Mario Michele Giarrusso).

Il taglio alle pensioni dei sindacalisti slitta: “Ma lo faremo”

Il taglio delle pensioni dei sindacalisti, che equipara il regime contributivo dei rappresentanti dei lavoratori a quello delle altre categorie professionali , è stato rimandato per ora a data da destinarsi. Ieri al Senato, in commissione Lavoro, il M5S ha infatti ritirato l‘emendamento al cosiddetto “decretone” – quello che contiene Quota 100 sulle pensioni e il Reddito di cittadinanza – che intendeva sforbiciare le pensioni dei sindacalisti attraverso un conteggio meno favorevole dei contributi figurativi (in sostanza l’importo non sarebbe stato più quello dell’ultima busta paga, ma quello medio degli ultimi 5 anni). Non solo: l’emendamento ritirato prevedeva il ricalcolo contributivo (il sistema attualmente in vigore, meno generoso del precedente) per chi abbia nel suo monte pensionistico più del 50% di contributi figurativi originati da attività sindacali. Nessuna marcia indietro, dice il sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi: “Non c’è alcun ripensamento politico, resta intatta la volontà di intervenire su un privilegio non tollerabile. L’emendamento sarà riformulato in modo che sia inappuntabile”. In serata fonti del governo hanno assicurato che la norma sarà ripresentata proprio sul “decretone”.

Consob, Savona si porta Deodato: beffa per Minenna

Dopo mesi di tira e molla sulla Consob la maggioranza gialloverde ne era uscita con un bizzarro accordo: alla presidenza, un incarico lungo sette anni, è stato indicato il ministro 82enne Paolo Savona; quello che per settimane era stato formalmente il candidato sia di Luigi Di Maio che di Matteo Salvini – ovvero il dirigente della stessa Commissione di controllo sulla Borsa Marcello Minenna – era invece “retrocesso” alla carica di segretario generale, comunque il posto apicale nella burocrazia di Consob. Ora, sostiene l’Adnkronos, anche il ticket Savona-Minenna è saltato. O meglio, Savona c’è ancora, solo che non vorrebbe Minenna come segretario generale, poltrona per la quale avrebbe pensato a Carlo Deodato, giudice del Consiglio di Stato che attualmente è il suo capo di gabinetto al ministero degli Affari europei. Insomma, Minenna – che l’ala dura grillina voleva a capo di Consob – si vedrebbe così sfilare anche la poltrona di consolazione. In ogni caso, indipendentemente dal ruolo di Deodato, il nome di Minenna segretario generale “non è più sul tavolo”, assicurano fonti di governo 5 Stelle all’AdnKronos.

Pastori, trattativa a oltranza sul prezzo del latte: si farà un “referendum” nei campi

L’ultima offerta ai pastori l’ha presentata il ministro dell’Agricoltura Gianmarco Centinaio: 72 centesimi al litro per i prossimi tre mesi e una serie di garanzie che dovrebbero riportare il prezzo del latte oltre la fatidica soglia di 1 euro al litro. Cioè la cifra richiesta del movimento che da 10 giorni sta paralizzando la Sardegna. Ieri a Cagliari la trattativa è andata avanti a oltranza per tutto il pomeriggio nel palazzo della Prefettura. In serata, dopo un incontro separato con i rappresentanti degli industriali, Centinaio ha formulato l’offerta finale: prendere o lasciare. Altrimenti si torna al punto di partenza, i 60 centesimi al litro considerati uno schiaffo da ogni pastore, una cifra che non copre i costi di produzione. Il movimento, che non ha capi, ha paura di spaccarsi. Ora l’offerta sarà discussa con una sorta di referendum nelle campagne. Per i prossimi tre giorni in Sardegna è tregua. Matteo Salvini già esulta: “Abbiamo usato il dialogo e non la repressione”. E domenica prossima si vota per le Regionali.

“Non capisco: perché aiutano il leghista? Ma il vero problema è il cambiamento”

“Io sinceramente non capisco”: alla vigilia del voto online della base pentastellata sul caso Diciotti, Jacopo Fo è colto da sincero smarrimento, rousseauiano o non rousseauiano.

Cosa non capisce, signor Fo: la probabile vittoria del no?

Spero che non votino no. Anche Salvini, dal suo punto di vista, avrebbe tutta la convenienza a farsi processare. Quelle dei 5Stelle mi sembrano reazioni che seguono logiche elettorali: magari funzionano, però sono misteriose.

O forse il no è un calcolo politico per non fare cadere il governo…

Può essere anche questo. Io credo però che il grosso problema del Movimento è che non sta facendo una serie di cose importanti… Hanno 140 miliardi di euro, almeno, che potrebbero iniziare a spendere in opere pubbliche… Invece stanno inseguendo obiettivi più visibili, che possono portare più voti nell’immediato, ma è una logica secondo me perdente.

Anche secondo gli elettori, a giudicare dalla sconfitta in Abruzzo.

Infatti non si capisce bene la direzione che vogliono prendere.

Il Movimento è in crisi d’identità?

Ci sono problemi, ma non quello dell’identità: è un problema di fatti, di provvedimenti che devono essere realizzati. C’è una riforma della giustizia che va fatta. Viceversa, ci sono scelte estranee: quanto danno ha fatto l’incontro con un Gilet giallo, che poi si scopre essere sostenitore di un’ipotesi di colpo di Stato, di guerra civile in Francia? Vogliamo fare una battaglia in Europa? Andiamo a far funzionare la legalità e chiudiamo i paradisi fiscali europei.

L’autorizzazione resta, però, un tallone d’Achille: lei cosa voterebbe?

Sì, io sono per l’autorizzazione, ma non credo che questo sia un tallone d’Achille per il Movimento. È secondario: la questione cruciale è che la gente si aspetta il cambiamento. Veramente pensi che ai milioni di elettori interessino questi particolari?

Però i 5Stelle derogherebbero a uno dei loro principi fondamentali, secondo cui i politici si devono difendere “nei”, non “dai”, processi.

È vero, ma possono benissimo giustificare il No dicendo: “Cosa volete? Non abbiamo avuto la maggioranza del parlamento quindi dobbiamo scendere a patti con Salvini, che non si vuole far processare”. Però, ripeto, secondo me i grandi spostamenti di voti non sono su questo: queste sono raffinatezze della politica giornalistica. La maggioranza degli italiani non ne sa nulla.

Ma da fuori danno un segnale controverso…

Scusami, tu insisti su questo, ma ti sto dicendo che non è il problema del Movimento in questo momento: il punto è se riesce a far funzionare il reddito di cittadinanza, oppure è un pastrocchio. La gente fa i conti con l’artigianato della politica: mi trovano il posto di lavoro, o no? Ricevo i soldi a cui ho diritto, o no? Lo Stato mi aiuta a inserirmi nella società, o no?

Molti intellettuali che hanno dato voti e fiducia ai 5Stelle stanno facendo marcia indietro. In un tempo e uno spazio virtuali, suo padre Dario cosa direbbe oggi del Movimento?

Se rispondessi a questa domanda sarei un cretino. Come faccio a saperlo?

E lei cosa ne pensa di questi 5Stelle?

Io sono molto perplesso, sto a guardare e cerco di spingere affinché succeda qualcosa di buono, anche perché l’alternativa è un governo Berlusconi-Lega-Fratelli d’Italia: una situazione veramente tragica.

Quindi meglio non far processare Salvini e continuare con questo governo?

Non ho detto questo. Io non negherei l’autorizzazione, ma anche se lo facessero non avrebbe un grande peso elettorale. Non è per questo che il Movimento potrebbe andare incontro al disastro alle prossime elezioni europee. In Italia si parla tanto di questioni politiche che alla maggioranza delle persone non interessano e non spostano voti. È ampiamente verificato: tutta la lotta della sinistra contro Berlusconi si è dimostrata spuntata. Berlusconi è stato abbattuto dalla crisi economica, non dagli scandali con le minorenni. C’è un tragico distacco tra gli intellettuali e la politica vissuta dalla gente.

Insomma, ripartire dalla base è meglio che discutere di questioni di lana caprina come l’autorizzazione…

Non sto dicendo questo. Sto criticando il fatto che i giornalisti parlino di questo come se fosse il punto principale. Il Movimento ha anche questa grana, che non è di lana caprina, certo, ma il problema cento volte più grosso è far funzionare l’economia.

L’inchiesta è un assist per i 5Stelle salviniani: “Ha deciso il governo”

Nella casa madre di Milano, la Casaleggio, la paura ha sempre quel nome: hacker. Ma nel M5S di governo, quello che sta a Roma, la speranza è che gli iscritti domani dicano sulla piattaforma web Rousseau quello che Luigi Di Maio ha preferito non dire. Ovvero no alla richiesta di processo per sequestro di persona per Matteo Salvini. E per questo ai piani alti dei Cinque Stelle ieri sera hanno accolto quasi con sollievo le indiscrezioni da Catania sull’imminente iscrizione tra gli indagati di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli: “Ora sarà evidente come sulla Diciotti abbia deciso tutto il governo”.

Ed è la stessa tesi rilanciata dal sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, che pure qualche giorno fa si era esposto in favore dell’autorizzazione a procedere, in pubblico e no. E invece a L’intervista su Sky Tg 24 ha capovolto la sua posizione: “Credo che l’autorizzazione a procedere contro Salvini non vada concessa perché il Consiglio dei ministri ha agito collegialmente, anche se non saremmo dovuti arrivare a questo”. Però ci sono arrivati, i gialloverdi. E ora al M5S che comanda il danno minore pare il no. Anche se Di Stefano giura: “Se gli iscritti diranno sì ci adegueremo in Giunta in Senato”. Ma almeno 5 dei 7 grillini nell’organo di garanzia tifano perché la maggior parte dei circa 100 mila iscritti alla piattaforma web (stando ai numeri diffusi a settembre da Davide Casaleggio) voti contro l’autorizzazione. Però la vecchia guardia vuole resistere.

Così il senatore Matteo Mantero dice al Fatto: “Penso che avremmo dovuto mantenere i nostri principi e dire subito sì all’autorizzazione, come abbiamo sempre fatto”. Invece si andrà su Rousseau. E allora Mantero si augura “che il quesito venga posto in modo chiaro, raccontando le ragioni del sì e del no”. E a schierarsi per l’autorizzazione sono anche i consiglieri comunali del M5S a Torino: “Non ha alcun senso tradire la propria coerenza per non mettere a rischio il governo, sarebbe un ragionamento da vecchia politica”. E sono parole che raccontano la sofferenza in un Movimento che se si guarda allo specchio spesso non si riconosce. Ma i rapporti della Casaleggio piovuti sulla scrivania di Di Maio raccontano che tanti elettori e iscritti vogliono lo stop ai giudici, innanzitutto per evitare rischi al governo. “L’ideale sarebbe che il no vincesse di poco” sussurra una fonte di governo. Ovvero che Salvini la scampasse, ma senza ricevere un plebiscito, che trasformerebbe in un trofeo. Ed è un rischio su cui i 5Stelle hanno ragionato per giorni. Però ha prevalso l’esigenza di tutelare il capo Di Maio, evitandogli una decisione più che difficile. Mentre Salvini ostenta serenità: “Sono tranquillissimo sul voto in giunta, gli italiani sanno che ho agito per il loro bene”. E un fedelissimo come il ministro all’Agricoltura Gianmarco Centinaio assicura: “Il voto online del M5S non mette a rischio il governo”.

Però il Movimento è nervoso. Tanto che ieri ha diffuso una nota a firma del vicecapogruppo alla Camera Francesco Silvestri, in cui si scandisce: “Il limite dei due mandati per gli eletti non si tocca”. Eppure tra le regole che il capo politico Di Maio vuole ridiscutere il doppio mandato c’è, anche se solo per gli eletti a livello locale. Così l’impressione che il M5S provi a depotenziare l’assemblea di Di Maio con i parlamentari di lunedì sera, a ridosso dal voto su Rousseau, in cui si dovrebbe proprio discutere delle nuove norme. Ma nell’attesa a Milano preparano il voto. E il timore è che gli hacker, i pirati informatici, tornino a violare il portale come già accaduto varie volte in passato, perfino durante le primarie che elessero Di Maio come candidato premier nel settembre 2017. “Ma nel frattempo abbiamo molto potenziato Rousseau” dicono. E Di Maio e Casaleggio devono augurarsi che abbiano ragione.

Diciotti, che succede se Zuccaro indaga Conte e i 2 ministri M5S

La partita della Diciotti vede entrare in campo un nuovo giocatore. Si chiama Carmelo Zuccaro ed è il procuratore capo di Catania. Ieri fonti giudiziarie hanno fatto filtrare la notizia della possibile iscrizione sul registro degli indagati a Catania di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli. L’indiscrezione raccolta dall’agenzia AdnKronos è addolcita con la solita formula dell’atto dovuto ma resta indigesta per il M5S.

Le due memorie presentate alla Giunta delle Autorizzazioni a procedere del Senato e trasmesse da Palazzo Madama ieri a Catania, secondo le fonti della Procura, implicherebbero un’automatica iscrizione formale come indagati dei membri del governo che sostengono di avere condiviso le scelte del ministro dell’Interno nell’agosto 2018.

Le conseguenze possono essere rilevanti sul piano politico. Il procuratore potrebbe iscrivere Conte, Di Maio e Toninelli e chiedere poi la loro archiviazione come per Salvini. In questo caso lunedì gli attivisti del M5S che devono decidere con un voto online la sorte della richiesta di autorizzazione a procedere su Salvini di fatto sarebbero responsabilizzati doppiamente. Non solo perché il loro voto (a favore del processo) potrebbe mettere a rischio il governo ma perché potrebbe mettere a rischio anche i leader stessi del Movimento.

Di fatto a quel punto il voto del blog sarebbe trasformato in un voto sul destino di Di Maio, Toninelli e Conte.

Ove Zuccaro ritenesse davvero di iscrivere Di Maio e compagni, chiederebbe quasi certamente per i tre politici M5S l’archiviazione. Premier e ministri M5S potrebbero infatti, al massimo, essere considerati concorrenti nel reato compiuto dal ministro dell’Interno che ordinò di non far sbarcare i 49 migranti.

Zuccaro chiese di archiviare l’ipotesi di sequestro di persona nei confronti del presunto autore del reato (Salvini) a maggior ragione è ovvio che chieda lo stesso per i concorrenti nel reato: Conte e compagni. Nella sua richiesta Zuccaro chiedeva di archiviare come un non reato “la scelta politica non sindacabile dal giudice penale per il principio della separazione dei poteri, di chiedere in sede europea la distribuzione dei migranti in un caso in cui secondo la convenzione Sar internazionale sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro”.

Nella richiesta di archiviazione dei tre nuovi possibili indagati il pm potrebbe andare oltre e ribattere con un’argomentazione dettagliata alle affermazioni del collegio dei reati ministeriali. Zuccaro su Salvini aveva espresso un parere contrario al processo prima di conoscere la posizione opposta del Tribunale dei ministri. Ora, per spiegare la sua insistenza sulla richiesta di archiviare dei tre nuovi potenziali indagati, Zuccaro potrebbe ribattere punto per punto alle argomentazioni del collegio presieduto da Nicola La Mantia.

In questo caso ovviamente Salvini (e di rimbalzo il governo tutto) potrebbe usare il parere di Zuccaro come una clava contro il Tribunale dei Ministri e come un valido alibi nel dibattito interno al M5s.

Il tempo però può svolgere un ruolo beffardo. Lunedì gli attivisti del M5S dovranno votare sulla piattaforma Rousseau per decidere la posizione del Movimento su Salvini. Martedì poi la Giunta (con il voto del M5s, immaginiamo coerente alla deliberazione del voto online) potrebbe salvare il ministro dell’Interno ovvero concedere il via libera all’autorizzazione a procedere.

Se Zuccaro trasmettesse la sua richiesta di archiviazione su Conte, Di Maio e Toninelli dopo il voto contrario al processo per Salvini si potrebbe realizzare uno scenario da incubo per il Movimento: Salvini potrebbe salvarsi grazie al voto dei grillini mentre Conte, Di Maio e Toninelli potrebbero essere assoggettati al medesimo giudizio con un esito non del tutto scontato.

Il collegio dei reati ministeriali, dopo il salvataggio del solo Salvini da parte della Giunta, potrebbe ostinarsi a chiedere a questo punto solo per i restanti membri del governo autodenunciatisi l’autorizzazione a procedere. L’esito del voto in Giunta qui potrebbe essere opposto. Se Salvini non ha difficoltà politiche ad accettare il salvataggio infatti Conte, Di Maio e Toninelli non potrebbero farlo. Tutti gli esponenti di vertice del M5S, in testa Alessandro Di Battista, hanno sempre sostenuto che, se al posto di Salvini ci fosse stato Di Maio, lui sì che si sarebbe fatto processare senza tante storie. Dopo tante affermazioni di diversità e superiorità morale, il M5S non potrebbe incassare l’immunità come un leghista qualunque. Non si potrebbe escludere quindi lo scenario assurdo di un’autorizzazione a procedere concessa con il voto favorevole delle sinistre e del M5S contro Conte, Di Maio e Toninelli. Si arriverebbe così al paradosso di un processo separato ai membri del governo del M5S mentre Salvini si godrebbe lo spettacolo in tv forte dello scudo dell’immunità.

Suicidio perfetto

Facciamo finta che gli iscritti ai 5Stelle abbiano già votato pro o contro l’autorizzazione a procedere per Salvini sul caso Diciotti. E immaginiamo le conseguenze nell’uno e nell’altro caso.

Pro. Malgrado la paradossale arringa di Mario Giarrusso in favore di Salvini, eroico difensore dei sacri confini dall’invasione di 177 migranti scampati al naufragio, la base M5S dà una lezione ai tremolanti vertici. E ricorda ai suoi “dipendenti” ciò che dovrebbero ricordare benissimo da soli, visto che lo ripetono da dieci anni: tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. Gli eletti si scusano per aver dimenticato il valore fondativo (il tanto bistrattato “uno vale uno” era proprio questo: la traduzione grillo-casaleggiana dell’articolo 3 della Costituzione). E per avere scaricato pilatescamente sul web una scelta che sarebbe spettata a loro. Votano sì all’autorizzazione a procedere e Salvini va a processo. Com’è giusto che sia, visto che nel caso Diciotti non ricorre nessuna delle due condizioni previste dalla legge costituzionale per salvare un ministro da un processo: un “interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” (la Costituzione non vieta affatto lo sbarco di naufraghi salvati da una nave italiana in un porto italiano, anzi due trattati internazionali lo impongono) e un “preminente interesse pubblico” (l’interesse pubblico di costringere altri stati Ue ad accogliere quote di migranti c’era, ma non era preminente, essendo possibile raggiungere lo stesso esito anche con altri metodi). I 5Stelle confermano di condividere la decisione discrezionale di Salvini; ribadiscono la disponibilità di Conte, Di Maio e Toninelli a farsi processare insieme a lui; ma affidano ai giudici il compito di stabilire se quel comportamento fosse lecito o illecito (anche perchè, ora che sono indagati anche il premier e i due ministri M5S, sarebbe paradossale se finissero a processo tutti tranne Salvini). Anzi, sollecitano il Tribunale a disporre un giudizio immediato, per sapere subito se certe cose sono reato o no. Poi, ammaestrati dalla lezione degli iscritti, ritrovano le ragioni profonde del loro esistere: le battaglie per l’uguaglianza, la legalità, l’onestà e contro ogni privilegio di casta. Che sono la ragione fondamentale per cui hanno ottenuto tanti consensi e si trovano in Parlamento e al governo. Quindi ricominciano a parlare di cose che interessano i cittadini onesti, uscendo dal Truman Show della narrazione salviniana, che non potrebbe essere più distante dalla loro. Si può fare politica senza amici, ma non senza conoscere i propri nemici. I nemici di Salvini sono i migranti.

Quelli dei 5Stelle sono i ladri, i corrotti, gli evasori, i privilegiati, i violatori di diritti, i poteri forti, gli scialacquatori di denaro pubblico. Perciò, nei primi otto mesi di governo, hanno puntato tutto su reddito di cittadinanza, vitalizi, anti-corruzione, blocca-prescrizione, lotta al precariato e al gioco d’azzardo, stop al Tav e alle trivelle. Ma non hanno saputo raccontare il perché, ipnotizzati dall’incantesimo salviniano che portava l’attenzione generale (e anche la loro) da tutt’altre parti. Le battaglie contro Macron e il neocolonialismo francese saranno pure giuste, ma non spostano un voto e non scaldano un cuore. Portano solo altra acqua al mulino di chi dipinge il M5S come inaffidabile o addirittura amico dei violenti (vedi l’errore marchiano di incontrare la delegazione dei Gilet gialli senza controllare il pedigree di ciascuno). Se poi Salvini prendesse la palla al balzo per far cadere il governo Conte, i 5Stelle avrebbero gioco facile a ricordargli che è tutta colpa sua: lui s’impuntò per cinque giorni a non far sbarcare i migranti dalla Diciotti, salvo poi capitolare su pressione di Conte e Mattarella; lui disse di voler essere processato senza “aiutini”; lui ha cambiato idea; lui scambia il voto pro autorizzazione a procedere (l’unico legittimo in base alla Costituzione) per un affronto e un atto ostile, a dispetto della copertura fin troppo generosa che gli hanno fornito ex post i pentastellati; lui rigetta l’Italia nell’ingovernabilità per tornare fra le braccia di B. Ma è più probabile che Salvini abbassi le penne, incassi la sconfitta e si rassegni a farsi processare, come aveva chiesto per mesi prima del voltafaccia. Anche perché sa benissimo che, rovesciando un governo così popolare per rimettersi con B., danneggerebbe anzitutto se stesso.

Contro. Ingannata dall’orazione pro Salvini di Giarrusso e del fronte del no ai giudici, la maggioranza degli iscritti vota contro l’autorizzazione a procedere. Così i senatori M5S salvano, in combutta con quelli di Lega, FdI e Forza Italia (sic!), l’alleato-competitore. Il Pd, unico a votare per l’autorizzazione a procedere dopo aver salvato i peggiori delinquenti dall’arresto e dalle intercettazioni, risorge e fa la morale ai 5Stelle, sventolando la bandiera della legalità. Dario Fo e Gianroberto Casaleggio si rivoltano nelle rispettive tombe. Salvini brinda allo scampato pericolo con Berlusconi e la sua fairy band e fa il gesto dell’ombrello ai giudici, aumentando imbarazzo del M5S e affermando coram populo quello che molti dicono di lui da otto mesi (finora a torto, visto il quasi nulla che ha prodotto la Lega): il padrone del governo, della Costituzione, delle leggi, della magistratura e dell’Italia intera è lui. Legibus solutus col voto determinante del fu partito dell’onestà, convertito al motto in “Uno vale tutti”. A quel punto i 5Stelle si ritirano dal dibattito pubblico e vanno a nascondersi: niente più social network, talk show, comizi in piazza, neppure una passeggiata a volto scoperto, onde evitare il rischio concreto di vedersi rinfacciare il salvacondotto a un ministro imputato per sequestro di persona. Come conquistare il governo in dieci anni e perdere tutto in un giorno. Missione compiuta.

Ma quale truffa, a Sanremo vince chi mette d’accordo tutti

Sanremo è lo specchio dell’Italia: antico e al passo coi tempi. L’esito del 2019 ha destato scalpore per un presunto “ribaltone”, ha generato teorie del complotto e interpretazioni sociologiche di élite contro popolo, con la conseguente richiesta di “voto unico”. Partiamo da un fatto: la “canzone migliore” non esiste. Beatles o Stones, De Andrè o Battisti: nel decidere chi sia stato “il migliore”, il travaglio alberga anche all’interno di noi.

Ho avuto la responsabilità della gestione delle Giurie del Festival di Sanremo per più di dieci anni, ho avuto a che fare con migliaia di votazioni e sono convinto che la soluzione migliore sia una classifica come sintesi di punti di vista, perché questo è il Festival: plurimo e corale. Qualunque singola giuria ha distorsioni, che solamente una combinazione di esse può compensare: riduce i rischi di esiti fatui, legati al “momento” di artisti che poi scompaiono, e al contempo si evitano soluzioni “per pochi eletti”, in cui si premiano sonorità e stili canori estremi e raffinati, lontani dal gusto del pubblico.

Quali le giurie di Saremo 2019? Iniziamo dalla demoscopica, rappresenta “il popolo che ama la musica italiana”. Si dovrebbe basare su un campione rappresentativo di fruitori di musica italiana, che ascolta tutte le canzoni prima di esprimere il voto. Ha il limite di avere pochi giovani, perché pochi sono, e ciò determina una tendenza a premiare artisti “classici”. La giuria demoscopica ha premiato il Volo e Ultimo, poi superato da Cristicchi e Bertè.

Breaking news: il televoto non rappresenta “la gente”, ma è espressione di chi è più attivo! Premia gli artisti che inducono una reazione forte in alcuni spettatori, portandoli a spendere per loro. Il televoto risente della capacità del pezzo di farsi apprezzare, e dal numero di fan che votano “a prescindere”: è legato ai successi precedenti (come è evidente con gli artisti dei talent), alla numerosità di “fedelissimi” (fan club), al “localismo” di alcuni artisti. L’esito è anche legato al momento dell’esibizione (alle 21.30 ci sono più votanti potenziali che alle 23.45), alla capacità di attivismo social dell’artista, e all’uso del programmatic da parte della casa discografica. Ha esiti variabili; nella testa della classifica del televoto si sono avvicendati nelle serate Ultimo (prima e quarta) e il Volo (seconda e terza) seguiti a turno da Carta/Shade, Irama, Bertè.

È composta da giornalisti professionisti di quotidiani, periodici, siti di news e radio la giuria della Sala Stampa. Persone appassionate, che interpretano il passato della musica e l’evoluzione del gusto del pubblico: avranno il compito di promuovere le canzoni, dando loro spazio sui media, on-line e nelle radio.

Sono quindi una vera élite, che serve per rendere il settore vitale, mai stantio, con visione sul futuro. Hanno una alta competenza e sono esposti a contaminazioni avanguardiste che tendono ad abituarli a gusti lontani da quelli attuali. La loro preferenza è stata forte nella prima sera per Mahmood, nel seguito scivolato dietro Bertè (prima scelta del sabato), Arisa, Silvestri, ma comunque sempre preferito a Ultimo (7°) e a il Volo (9°), motivo per cui in finale è stato premiato Mahmood.

La giuria d’onore rappresenta il mondo dello spettacolo ed è stata capitanata da Mario Pagani, di indubbia competenza e rettitudine. Aveva un peso basso (20%), che ha usato con sapienza: in entrambe le sere ha premiato Mahmood, Silvestri, Arisa e Motta. In finale è rimasto Mahmood, e i voti si sono concentrati su di lui (probabilmente il meccanismo di voto imponeva una scelta secca).

A giornalisti e giuria d’Onore è rimasto in finale un solo “votabile”, mentre nel televoto la preferenza per Ultimo è stata di certo meno marcata (ha preso meno del 50%). Per vincere un artista deve convincere tutte le giurie, non solo i fan, ma anche chi è più esperto musicalmente e chi giudica l’interpretazione artistica. Ha ragione Giancarlo Leone, quando ripropone il meccanismo di voto basato sul televoto al 40% (anziché al 50%) e due altre giurie al 30%: ciò rende ancor più evidente a tutti che l’esito è la sintesi di diversi punti di vista.

Quindi nessuna truffa, né errore: forse una ridotta conoscenza del regolamento da parte degli addetti ai lavori, artisti, staff, commentatori, e qualche semplificazione molto forte nel meccanismo di voto, hanno generato le polemiche sull’esito finale: ma senza di esse non è Sanremo!

 

“La lezione di Gianfranco: lavati la testa tutti i giorni”

Quanto lo ha perseguitato?

Parecchio, però sentivo un rapporto affettivo sincero.

Con lei si illuminava.

Mi telefonava di notte, dopo aver visto i miei servizi.

L’aveva nominata “suo figlio”.

Appena l’ho letto mi sono fiondato da lui in Liguria.

E le ha aperto la porta di casa in mutande.

Davanti la telecamera era come un bambino al lunapark, e questo lato del suo carattere era commovente. Per un riflettore Gianfranco era disposto quasi a tutto.

(Gianfranco è Funari, uno dei grandi della televisione di ieri e di oggi – tanti provano a imitarlo, senza riuscirci – per anni vittima consapevole, benevola e divertita dei servizi di Enrico Lucci ai tempi de “Le Iene”: “con lui ne ho girati una decina”. Il 25 febbraio su Rai2 lo stesso Lucci condurrà una puntata dedicata a Funari con in studio una serie di ospiti, compreso il suo storico nemico, Emilio Fede).

La telecamera fonte di gioia.

Si divertiva, trovava il suo ambiente naturale, la sua cifra; bastava lanciare un’idea e si fiondava, mentre Morena (la moglie di Funari) provava a fermarlo.

Inutilmente…

La mandava a quel paese: “A Morè, vaffanculo, sta’ bona, lo sai com’è fatto Enrico!”

Le concedeva tutto.

Gli ho messo il pannolone, lui contento.

Una volta l’ha trovato mentre stava molto male.

Era sempre un latente malato, pieno di by-pass, però in un’occasione sono arrivato e aveva il piede dentro una pozza di sangue. Non se n’era accorto.

E lei?

“Gianfrà, come sei ridotto!”.

Risposta.

Mandato a quel paese. E poi era sempre lui, non recitava mai.

Lo seguiva da ragazzo?

Grazie alla mia fidanzata d’allora, sua fan; piano piano ho capito, e mi piaceva perché a volte lo trovavo irritante, specialmente quando si abbassava a un livello fastidioso.

Però…

Mi stimolava e con Le Iene andavo da lui appena leggevo qualcosa che lo riguardava, come quando gli hanno rubato una Bentley, neanche assicurata.

Le dava consigli sul lavoro?

Alla Funari: “Ricorda: devi sempre essere te stesso, non ti devi sforzare”. E poi gli aspetti pratici: “Te fai pagà bene? Dormi in un hotel 5 stelle? Viaggi in prima classe?”.

Culturalmente preparato?

Secondo me era autodidatta, ma bravissimo ad acchiappare tutto quello che gli passava sotto il naso.

Come personaggio è stato un po’ archiviato…

Perché non era affidabile: non sapevi mai dove andava a parare e in questo ambiente si preferisce un mediocre controllabile a un fuoriclasse in grado di sparigliare.

Con lui si è mai censurato?

No, perché non si stupiva di nulla. Una volta gli ho chiesto: “In televisione si può far vedere il culo?”. Sì, Enrì…

E allora?

Si è tirato giù i pantaloni.

Di sesso parlava?

Gli piaceva insegnare, offrire lezioni di vita. Su qualunque argomento.

L’ultimo consiglio ricevuto da Funari?

Non solo rivolto a me, ma all’intera umanità e offerto da Gianfranco mentre era sdraiato su un finto letto di morte: “Lavateve la capoccia tutti i giorni: una testa ben pulita fa stare bene l’intera giornata”.

Giusto.

Ogni volta che sono indeciso sulla doccia, penso a lui.

Lei che tipo di televisione propone?

Come mi ha insegnato Gianfranco, sono sempre io, quindi cerco di capire cosa ho nel cervello e lo immetto nei contenitori che mi danno gli altri. Un po’ quello che accadrà con queste serate previste su Rai2 (Oltre all’appuntamento dedicato a Funari, da lunedì Lucci è in onda con “Realiti Sciò, da un’idea di Umberto Alezio”: una serie di docufilm realizzati con il suo solito stile)

Politici, vip, pseudo vip, ancora parlano con lei. Perché?

Non lo so, è un mistero.

Proviamo a svelarlo…

È passata l’idea secondo la quale bisogna aprirsi, darsi, comunicare, invece l’unica via d’uscita, l’unica libertà è l’assenza.

Quindi, al posto loro, tacerebbe con Lucci…

Esatto, fosse per me non parlerei con nessuno, neanche nella vita privata. Non mi fido più.

E non metterebbe un pannolone davanti la Tv.

Noooo, e poi in realtà sono un timido, tutto quello che ho fatto è una sorta di terapia per sbloccarmi e negli anni ho imparato a vivere per sottrazione, cerco di togliermi.

Non è fan dei social.

Penso a tutti quegli intellettuali che anni fa propinavano l’idea che avrebbero unito il mondo, in realtà è uscita una fogna composta da ignoranti, fascisti e malati mentali che hanno pure fatto scuola.

E Facebook?

Sono stato obbligato: c’erano pagine a mio nome, per bloccarle ne ho aperta una ufficiale, però non scrivo nulla, è ferma… (ride senza scomporsi)

Cosa la fa sorridere?

Controllo tutto, rispetto a me il Kgb è nulla.

Ha mai l’ansia da diretta?

No, perché parto dal concetto che alla fine moriamo, quindi qualsiasi cosa lascerà un vuoto colmabile.

Twitter: @A_Ferrucci