Donald Trump chiude la crisi dello shutdown, firmando la legge bipartisan sul nuovo bilancio Usa. E apre una crisi istituzionale dalla portata ancora imprevedibile, proclamando lo stato d’emergenza per potersi costruire il muro anti-migranti lungo il confine con il Messico, a dispetto della volontà del Congresso, che non gli dà i soldi. “Siamo di fronte a un’invasione di droga, di gang, di criminali, di persone. È inaccettabile”, dice Trump: “Non è solo questione di promesse elettorali. È una crisi di sicurezza. E dire che il muro non funziona è solo una grande bugia”.
I leader democratici nel Congresso, Nancy Pelosi, speaker della Camera, e Chuck Schumer, capogruppo al Senato, replicano: “È una presa di potere da parte di un presidente frustrato, che ha fallito e che cerca di ottenere quello che vuole al di fuori della legge. E il Congresso non può lasciare che il presidente stracci la Costituzione”.
L’annuncio di Trump non giunge a sorpresa. “Se non usi l’emergenza nazionale per questo, per cosa allora?”, si chiede retoricamente il magnate, che ora conta di potere stornare i fondi necessari per costruire il muro da altri capitoli di spesa. “Vogliamo fermare l’ingresso in America di droga e criminalità”, afferma, dicendosi favorevole alla pena di morte per chi vende droga, come in Cina.
E rivolto ai repubblicani contrari al muro e a questa sua mossa – “Non sono molti” -, ammonisce: “Ricordo loro che se non hai un confine non hai un Paese”.
L’intesa trovata tra i democratici, che controllano la Camera, e i repubblicani, che sono maggioranza al Senato, prevede di realizzare, al confine con il Messico, 88,5 chilometri di barriere e un centinaio di filo spinato, assai meno dei 321,86 chilometri di muro progettati, e mette a disposizione del presidente 1,375 miliardi di dollari, cioè un quarto di quanto chiesto (5,7 miliardi) – e meno degli 1,6 miliardi di dollari proposti dal Congresso al magnate prima che iniziasse lo shutdown, cioè la serrata dell’Amministrazione pubblica, andato avanti per 5 settimane, un record assoluto. Trump, ora, proverà a recuperare le risorse mancanti da altri fondi e programmi federali, varando decreti.
Alexandria Ocasio-Cortez, la deputata democratica stella nascente del suo partito, la più giovane mai eletta alla Camera, intende presentare un provvedimento per sventare le mosse di Trump. In tandem con il deputato democratico Joaquin Castro, la Ocasio-Cortez ha annunciato sui social (così utilizzati da Trump) di voler sottoporre al Congresso una risoluzione per porre fine all’emergenza nazionale”. Il National Emergencies Act dà al Congresso l’autorità di bloccarla, adottando un risoluzione congiunta.
Oltre ad annunciare il ricorso all’emergenza nazionale, Trump, nel giorno in cui viene ufficialmente dichiarato “obeso” dal suo medico, ha pure detto che Usa e Cina, dopo l’ultima tornata di negoziati a Pechino, sono vicini a un accordo commerciale, che porrebbe fine alla guerra dei dazi.
Alla luce dell’andamento delle trattative, il magnate conferma l’idea di prorogare la scadenza del 1° marzo, quando, se non ci fosse l’accordo con Pechino, dovrebbe scattare l’aumento dei dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti made in China.
Trump è anche fiducioso, si ignora su che base, che gli scambi commerciali con il Regno Unito aumenteranno “sostanzialmente”, dopo la Brexit. E anticipa un “grande annuncio sulla Siria” – i suoi annunci sono grandi per definizione – “nelle prossime 24 ore”.