Sconfitti e assediati sul confine iracheno, i combattenti dell’Isis in Siria controllano adesso un’area grande come quella di Villa Borghese a Roma, meno di tre chilometri quadrati. Nel 2015 ne controllavano 90 mila, un territorio grande come il Portogallo, fra Siria e Iraq. Oggi ciò che resta del Califfato di Abu Bakr al Baghadi in Siria è Baghuz, un villaggio semidistrutto e sventrato dalle bombe in fondo a una valle arida, senza via d’uscita. In ostaggio dei miliziani islamisti ci sono circa 1.500 civili che nei giorni scorsi non sono riusciti a fuggire dalla zona e che gli uomini dell’Isis usano come scudi umani. I combattenti delle “bande nere” sono un migliaio, asserragliati con donne e bambini. Qualcuno si arrende, altri stanno trattando per un corridoio “umanitario”. Ma non ci sarà tregua. Sul posto oltre agli uomini del Syrian Democratic Front sostenuti dalle formazioni curde, ci sono anche reparti delle Forze speciali Usa. Fra i jihadisti secondo i report dell’intelligence ci sono molti foreign fighter: francesi, tedeschi, britannici, svedesi, ceceni e molti arabi. Per ora a coloro che si arrendono vengono prese foto e impronte digitali, i prigionieri sono indirizzati verso i campi nell’interno della Siria. Donne e bambini vengono separati dagli uomini, finiranno nei campi profughi in attesa del loro destino.
Il villaggio è accerchiato e non c’è via di fuga. A ovest, gli islamisti sono circondati dalle forze governative siriane. A sud c’è il confine iracheno, dove sono schierate le truppe di Baghdad. Da Nord e da Est, vengono combattuti da una milizia curda e dal Syrian Democratic Front. Baghuz è l’ultima traccia del territorio controllato dallo Stato Islamico in Siria ma questo non comporta certo la fine della minaccia il califfato. Migliaia di combattenti dello Stato islamico – con le loro famiglie – sono già sfuggiti a ciò che rimane del Califfato assediato. Si nascondono nei deserti della Siria meridionale e orientale, alcuni si sono ricongiunti nelle popolazioni tribali sunnite della Siria orientale, dove godono ancora di una certa simpatia popolare.
Un rapporto confidenziale del Dipartimento di Stato Usa valuta in 5-6.000 i miliziani ancora operativi in Siria fuggiti verso spazi non ancora completamente controllati e altre sacche nel nord e nell’ovest. Un studio riservato Onu della scorsa settimana stima che il gruppo abbia ancora tra 10.000 e 15.000 combattenti solo in Iraq, dove continuano ad aumentare gli attacchi. L’Isis ha perduto il territorio e sta entrando in una mutazione ritrovando le sue origini militari: d’ora in poi sarà una guerriglia fatta di attacchi, attentati e omicidi mirati di leader locali che si oppongono al Califfato.
Lo Stato islamico si è riorganizzato in Iraq da quando è stato dichiarato sconfitto dal governo nel dicembre 2017. Le cellule rimangono attive nelle aree tribali sunnite lungo i fiumi Eufrate e Khabour. Nelle aree liberate della Siria e dell’Iraq, i gruppi armati stanno portando avanti assassini, istituendo check-point e distribuendo volantini mentre gettano le basi per un’insurrezione che potrebbe guadagnare forza man mano che le forze Usa inizieranno a ritirarsi. Secondo il Washington Institute for Near East Policy, nel 2018 l’Isis ha compiuto 1.271 attacchi e 148 omicidi di leader locali solo nel nord Iraq. Le tattiche indicano chiaramente che i miliziani non hanno nessuna intenzione di rinunciare a Iraq e Siria. La guerra al terrore islamista non è finita. Così come l’uccisione di Osama bin Laden in Pakistan rappresentò un colpo formidabile ad al Qaeda, segnandone il declino, alla guerra contro lo Stato Islamico manca la morte o la cattura del suo leader, del Califfo, di Abu Bakr al Bagdadi: è comparso in pubblico solo una volta (a Mosul, in Iraq, nel 2014) poi soltanto nastri con i suoi sermoni. Ci sono state notizie sulla sua morte o sul suo ferimento, comprese le segnalazioni di funzionari russi lo scorso anno che affermavano che c’era “un’alta probabilità” che al Baghdadi fosse stato ucciso in un raid aereo a Raqqa. Cia e militari americani sono certi che sia vivo e attivo. Potrebbe essere proprio a Baghuz. La caccia continua.