“I pagamenti sono cominciati subito”. Le prime due rate sono state versate. La terza è in arrivo. “A versare insieme 100 mila euro al bimestre sono stati, finora, i parlamentari della Lega su base volontaria”, spiega Giulio Centemero, tesoriere del Carroccio.
Era settembre quando i vertici e i legali del Carroccio raggiunsero un’intesa con la Procura di Genova. Il punto di partenza erano i 48,8 milioni che i pm intendevano sequestrare al partito in quanto presunto provento di una truffa ai danni del Parlamento. Ogni bimestre, si disse, verranno prelevati 100 mila euro da uno specifico conto fino all’estinzione del debito. In concreto fanno 600 mila euro ogni dodici mesi per 76 anni. La Lega dovrebbe estinguere il debito entro il 2094 (ammesso che sopravviva tanto a lungo).
I vertici del Carroccio assicurano che la procedura è stata avviata. Ambienti della Procura confermano: “Sì, dopo l’accordo sono cominciati i pagamenti”. Da dove vengono prelevati i denari? Spiega Centemero: “Finora la quasi totalità delle somme arriva dai contributi volontariamente offerti da deputati e senatori. Tutti i nostri rappresentanti riservano una parte dei loro redditi al partito”. Come una volta i comunisti? “Siamo un partito monolitico, solido”. Ma quanto versa ogni parlamentare? “La scelta è libera, sta alla coscienza del singolo”.
Per farsi un’idea, suggerisce il tesoriere fidatissimo di Matteo Salvini, è possibile consultare il bilancio della Lega dove sono riportate tutte le donazioni superiori ai 5 mila euro. I dati visibili sul sito leganord.org, per un totale di 1,3 milioni, si riferiscono quasi tutti ai versamenti del 2017 o dell’inizio 2018, quindi alla passata legislatura, ma aiutano lo stesso a farsi un’idea dei maggiori donatori. Così ecco figurare ex onorevoli come Stefano Allasia (42 mila euro) o Marco Rondini (41 mila), ma c’è anche lo stesso Salvini (36 mila) e membri del governo come Nicola Molteni o Lorenzo Fontana. A quota 33 mila c’è Massimiliano Fedriga, oggi governatore del Friuli Venezia Giulia. Roberto Calderoli arriva a 30 mila.
Ma che cosa ne pensano i parlamentari dell’era Salvini dell’idea di saldare i debiti lasciati dalla gestione Bossi-Belsito? La disciplina del partito non vacilla: “A noi sono richieste donazioni volontarie da sempre”, spiega il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, “Lo facevo in passato da assessore o consigliere regionale, lo faccio a maggior ragione oggi che sono in Parlamento. Sappiamo tutti che la politica costa, specie quando si lavora tanto sul territorio”.
Però un conto dovrebbe essere l’attività politica e un conto riparare i disastri commessi in passato, da altri. “Gestioni passate, presenti, future, cambia poco – insiste Romeo –. Uno lo fa per senso di appartenenza, perché crede nella Lega”. Il piemontese Marzio Liuni, neodeputato e segretario dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio, è sulla stessa lunghezza d’onda: “Immagino che una parte dei nostri contributi siano usati per pagare le rate del debito, ma non me ne curo. Le nostre donazioni servono, da sempre, per mandare avanti l’attività della Lega, a livello locale come a livello nazionale. I 49 milioni per noi non sono un argomento, che io sappia nessun parlamentare si è rifiutato di fare il versamento, o si è lamentato di Bossi (che è ancora presidente della Lega, ndr). Anzi, se i fatti ci daranno ragione, alla fine quel denaro verrà restituito alla Lega”. Nemmeno un neofita del Carroccio come Claudio Durigon – romano, ex sindacalista dell’Ugl, oggi sottosegretario al Lavoro – è particolarmente turbato dall’idea di ripagare il debito di Bossi: “Mi pare Umberto sia stato assolto, alla fine, no?”. In realtà no, a Genova era stato condannato in appello, ma alla fine i reati sono stati prescritti. Mentre a Milano, dopo una condanna in primo grado, è uscito dal processo perché la Lega ha rinunciato a querelarlo. “Non ho seguito bene la vicenda – continua Durigon – per noi non esiste. Noi paghiamo un contributo alla Lega, per mandarla avanti e sostenere le sue iniziative. Poi loro con quelle donazioni fanno ciò che credono”.