Falsi nei report sulla sicurezza dei viadotti. È l’ipotesi dei pm genovesi che ha portato all’apertura di un nuovo fascicolo finora con dieci indagati, tra dipendenti di Spea, di Autostrade e consulenti delle società. Ieri la Guardia di Finanza ha perquisito le sedi di Spea (controllata di Autostrade incaricata della manutenzione e della sicurezza) a Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano e Pescara. Nel decreto di perquisizione è scritto tra l’altro: “Si ordina il sequestro del materiale contenuto nelle caselle di posta elettronica”. Già, la corrispondenza tra i dirigenti delle due società potrebbe avere un ruolo chiave. L’ipotesi è che le analisi di alcuni ponti e viadotti possano essere state ritoccate. I magistrati genovesi si stanno occupando soprattutto di cinque strutture: tre in Liguria, una in Abruzzo e una tra Campania e Puglia.
L’inchiesta dei pm genovesi, nata dalla tragedia del ponte Morandi, si arricchisce di un nuovo filone. Il fascicolo – per falso – punta a fare chiarezza sulle diagnosi di sicurezza compiute sulla rete autostradale. I magistrati vogliono scoprire se negli anni passati le relazioni sullo stato di salute delle opere non siano state taroccate per far figurare condizioni migliori. I dubbi erano nati analizzando i dossier di Spea. A colpire i finanzieri guidati dal colonnello Ivan Russo sono state le analogie tra i diversi documenti. Passaggi molto simili. Tanto da ingenerare il dubbio che fosse stato compiuto un copia incolla. Così gli investigatori si sono recati più volte a Bologna, alla sede dei “Controlli non Distruttivi” di Spea. E hanno sentito Maurizio Ceneri – uomo di collegamento tra i vertici Autostrade e Spea – che oggi risulta indagato.
Tra gli indagati anche Gianni Marrone (Autostrade) fresco di condanna in primo a grado a cinque anni per il disastro del bus precipitato da un viadotto ad Avellino nel 2013 (40 i morti). Tra gli altri indagati risultano Massimiliano Giacobbi (responsabile ufficio progettazione per esercizio di Spea), Andrea Indovino (progettista di Spea), Marco Vezil (responsabile genovese delle verifiche di transitabilità dei trasporti eccezionali) e Lucio Ferretti Torricelli (responsabile ufficio del dipartimento di ingegneria strutturale di Spea). Compaiono inoltre diversi consulenti esterni, un geologo, un tecnico delle infrastrutture, il responsabile di una società di progettazione di Terni.
I report sotto indagine sono tre, di questi due riguardano infrastrutture liguri: c’è innanzitutto il viadotto Pecetti, sull’autostrada A26 Voltri-Alessandria, a una decina di chilometri dal Morandi. Una struttura che nei mesi scorsi era già finita nell’inchiesta genovese. Dai report interni ad Autostrade era risultato che i tecnici gli avevano attribuito un livello di criticità di 60 (che impone una riduzione dei carichi pesanti, mentre a 70 scatta la chiusura). Autostrade, dopo aver ridotto il traffico e avviato immediati lavori, aveva però minimizzato: “La struttura è sicura”. Dubbi anche sulle analisi del viadotto Sei Luci tra l’A7 e il casello Genova Ovest, accanto al Morandi.
La terza opera di cui si parla nel fascicolo della Procura è il viadotto Paolillo sulla A16, la Napoli-Canosa. Anche questa struttura recentemente aveva suscitato allarme: a novembre era arrivato un sollecito per una parziale chiusura dopo le ispezioni ministeriali. Ma ci sono altri due viadotti di cui si stanno occupando i pm genovesi. Qui l’attività non riguarda l’ipotesi di falso, ma sospette criticità strutturali. Si tratta, tornando in Liguria, del Gargassa (A26, vicino a Rossiglione), mentre in Abruzzo c’è il Moro, sulla A14, vicino a Ortona.
Spea respinge le accuse: “Ribadiamo la totale indipendenza, la correttezza formale e sostanziale e la trasparenza delle attività ispettive e delle relazioni tecniche condotte dalle nostre strutture”.