Non resta che la guerra finale: la Lega ha capito che non riuscirà a ottenere alcun compromesso dal Movimento Cinque Stelle sull’Alta velocità Torino Lione. E così prepara le munizioni per contestare l’analisi costi e benefici (pare molto negativa) della commissione di esperti al ministero dei Trasporti appena il ministro Danilo Toninelli la pubblicherà a febbraio.
Per qualche giorno i leghisti avevano coltivato l’ipotesi di un “mini Tav” al posto di quello in costruzione. Ma poiché non era affatto mini – restava il tunnel principale e si risparmiavano soltanto 1,7 miliardi, a fronte di riduzioni consistenti anche dei benefici – e poiché i Cinque Stelle e i movimenti no Tav non hanno lasciato margini, la Lega ora prepara l’ultima trincea. Ai giornali di ieri i leghisti hanno fatto filtrare di avere pronta una contro-analisi costi-benefici che sarebbe favorevole al Tav. Possibile che in pochi giorni Salvini e soci abbiano fatto lo stesso lavoro che ha richiesto mesi al professor Marco Ponti e agli altri esperti riuniti da Toninelli?
Come spiega un importante leghista di governo, “non c’è un vero studio alternativo, ma stiamo raccogliendo documenti e dati per essere pronti quando l’analisi costi-benefici di Toninelli sarà pubblicata, per esempio abbiamo recuperato i dati dell’Osservatorio di palazzo Chigi sul Tav”. È il solito organismo guidato dall’ingegner Paolo Foietta che in questi anni ha alimentato tutto il fronte pro-Tav. Ma Ponti e gli altri esperti hanno cercato di prevenire le critiche e hanno basato la loro analisi costi-benefici proprio sui dati e le previsioni di traffico merci dell’Osservatorio, in modo che nessuno potesse contestare i numeri dello studio.
Tra Francia e Italia passano circa 42 milioni di tonnellate di merci ogni anno, solo 3,9 milioni via treno, in declino rispetto a 20 anni fa. Finora per il Tav Torino-Lione sono stati spesi circa 1,4 miliardi: ne mancano altri 10. Andare avanti costerebbe all’Italia almeno 3 miliardi (il 35% del tunnel di base, 8,6 miliardi secondo il costruttore Telt) più i due per il collegamento finale da parte italiana. Dopo aver vagheggiato per anni miracolosi benefici – sempre più difficili da sostenere visto che il traffico merci e passeggeri con la Francia è stagnante – la Lega si prepara a contestare la stima dei costi effettivi dello stop ai lavori.
Nello scarno dossier leghista c’è anche un articolo di due economisti della Bocconi appena uscito su Lavoce.info, sito che in passato ospitava gli articoli di Ponti e del suo braccio destro Francesco Ramella molto critici sul Tav. Oggi invece Massimo Tavoni e Marco Percoco (Politecnico di Milano e Bocconi) attaccano frontalmente il lavoro di Ponti e sostengono: “Le analisi costi-benefici sono difficili da fare e non è sorprendente avere casi di risultati discordanti, ma vista la rilevanza pubblica e l’acceso dibattito anche in seno al governo è utile un ulteriore approfondimento”.
Tavoni e Percoco sollevano un argomento che la Lega è già pronta a usare: quando le merci si spostano dalla strada (tir) alla ferrovia, lo Stato perde gettito fiscale dalle accise sui carburanti, ma – dicono Tavoni e Percoco – è sbagliato includere questo mancato introito tra i costi dell’opera perché le accise sono molto superiori al danno ambientale che devono compensare (l’inquinamento) e quindi sono solo tasse che non c’entrano con l’analisi costi-benefici dell’opera. Applicando questa correzione all’analisi sul Terzo Valico di Genova – bocciato dalla commissione Ponti ma promosso dal governo – i costi scendono di 900 milioni e l’analisi diventa positiva.
Ma Ponti e soci hanno prevenuto l’obiezione e nel loro studio hanno considerato il fatto che il danno per lo Stato da mancato gettito è un beneficio per i contribuenti, che pagano meno tasse, quindi i due effetti si elidono e l’obiezione di Tavoni e Percoco non è rilevante. Ma la battaglia finale dei numeri è appena cominciata.