Sì, no, forse. Sfogliano la margherita i senatori di tutti i partiti, quando è ancora possibile coglierli alla sprovvista chiedendo loro cosa voterebbero sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Qualcuno nicchia, in attesa di indicazioni dal capogruppo, qualcun altro ha già scelto.
L’attenzione è soprattutto sui Cinque Stelle. In Giunta per le elezioni al Senato c’è Mario Michele Giarrusso: “Al momento non so ancora dire cosa voterò. Di certo nessuno nel Movimento andrà per conto suo, avremo una posizione unitaria, anche se si tratta di un caso molto peculiare”. Ben più deciso Gianluigi Paragone: “Salvini farà di tutto per farsi processare, perché avrà solo da guadagnarci. Da parte nostra, non abbiamo mai impedito alla giustizia di processare i parlamentari”. Un via libera all’autorizzazione, secondo Paragone, non metterebbe in crisi il governo: “Non ci sarà nessun aut aut della Lega, di questo ne sono sicuro”.
Fa parte dei possibilisti, invece, Emanuele Dessì, che ammette esistano posizioni discordanti: “Col gruppo ci sentiremo domani (oggi, ndr), ci sono idee diverse. O si prende una decisione tutti insieme o c’è libertà di scelta, ma credo che il Movimento alla fine avrà una sua linea”. Decisivi potrebbero essere i voti dei dissidenti dei 5 Stelle. Ieri Paola Nugnes, intervistata dal Corriere, ha garantito il suo voto favorevole all’autorizzazione, così come Elena Fattori.
Con le “ribelli” potrebbe votare compatto, per una volta, il Pd. Il giudizio però resta sospeso ancora per qualche ora, come spiega il membro della Giunta Giuseppe Cucca: “Dovremmo vederci lunedì per discutere e avere il tempo di leggere le carte”. All’attesa partecipa anche Luciano D’Alfonso, che assicura di “avere già una posizione”, tenuta però nel riserbo fino al vertice di settimana prossima.
Ha già deciso, invece, Matteo Richetti: “Non vedo gli estremi per negare l’autorizzazione, anche se, da persone serie, studieremo i fascicoli. Poi sulla questione c’è una strumentalizzazione tale che potrebbe essere lo stesso Salvini a non chiedere lo scudo”. Qualunque cosa decida il ministro, anche secondo Monica Cirinnà il Pd dovrà tirare dritto: “A noi non converrà votargli contro a ridosso delle Europee, ma credo ci siano gli aspetti penali per procedere e voterò perché venga processato”.
Per il Sì ci saranno poi i voti della sinistra nel gruppo misto, rappresentata da Piero Grasso e dalla capogruppo Loredana De Petris: “Non ci dobbiamo far spaventare dalla propaganda di Salvini e bisogna coglierlo in contraddizione se, a differenza di quanto ha dichiarato, si farà salvare”.
Di tutt’altro tenore i commenti da Forza Italia, come rivendica Licia Ronzulli: “Siamo garantisti e certi che la Giunta valuterà correttamente. Chi governa lo decidono le urne, non i tribunali”. Così anche Gaetano Quagliariello, secondo cui, al netto delle carte, “il pregiudizio è negativo rispetto all’autorizzazione a procedere”. Verso il No anche Luigi Vitali (“Aspetto i fascicoli, ma oggi la mia posizione è di negare l’autorizzazione”) e Andrea Cangini: “Non mi piace come Salvini fa il ministro, ma penso si sia mosso in un perimetro politico consentito”.
Parole all’unisono con Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia (“I principali sostenitori di Salvini sono quei magistrati che lo hanno indagato”) e che sono miele per il Carroccio. Ieri dal fronte Lega ha parlato per tutti la ministra Giulia Bongiorno: “Quella di Salvini è stata una scelta politica. I diritti umani sono inviolabili, ma un governo ha il dovere di farsi carico di regolare alcuni fenomeni”. Senato permettendo.